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Se camminando per prati, boschi, lungo il letto di un corso d’acqua e altri ambienti rurali abbandonati, sei incappato in un grosso serpente scuro, un serpente nero, un serpente scuro con disegni giallognoli e sfumature rosso-verde, e ti sei spaventato da morire, pensando di esser incappato in una pericolosissima Vipera, facilmente avrai trovato di fronte a te un Biacco.
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IL BIACCO – DISTRIBUZIONE IN ITALIA

Anzitutto va detto che in Italia sono due le specie di Biacco che popolano le nostre zone rurali, e molto spesso anche i nostri centri abitati.
Il Biacco vero e proprio, il cui nome scientifico è: Hierophis viridiflavus (Lacépéde, 1789) ed il Carbone, il cui nome scientifico è: Hierophis carbonarius (Bonaparte, 1833).
Fanno parte della famiglia delle Colubridae e li si può trovare classificati anche con il sinonimo di Coluber viridiflavus.
Si distinguono per la propria livrea che risulta nera uniforme nel Carbone, ma più variegata con disegni orizzontali e screziature con varie sfumature, negli esemplari adulti del Biacco.

Hierophis viridiflavus o → Biacco ↑ è presente soprattutto nell’Italia tirrenica centro-settentrionale dal Lazio alla Liguria e basso Piemonte, oltre che in Sardegna, tuttavia questo aerale ha subito grandi variazioni nel corso degli anni, soprattutto in concomitanza con i recenti Cambiamenti Climatici che hanno di fatto modificato gli ecosistemi boschivi e rurali.

Hierophis carbonarius o → Carbone ↑ è invece maggiormente diffuso nel resto dell’Italia settentrionale dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, lungo l’intera regione adriatica e nel nostro meridione, inclusa la Sicilia ed isole minori.
I NOMI DIALETTALI DEL BIACCO
Quest’ultima varietà, dal colore nero uniforme, vede proprio la sua massima distribuzione tra Triveneto e Romagna e più a Sud tra Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia dove assume tra l’altro nomi locali che si rifanno al color carbone della sua pelle con Carbonaz, Carbonat, Carbonazo e Carbonasso o Scarbonasso, Scarbònas.
Altri nomi dialettali, sempre tipici dell’Italia più meridionale, invece si rifanno alla sua scorza spessa e dura con diverse varianti di Scorsone, Scorzone, Scurzone, Scorzune, Scurzune o Scurzuni.
Ci sono poi alcuni nomi dialettali che si rifanno ad alcune sue caratteristiche peculiari, per esempio, al fatto di essere una biscia mordace, particolarmente aggressiva nel difendersi e difendere il suo territorio o i suoi piccoli, viene detta Frustone tra Romagna-Toscana e Lazio, Bis-Bastunèr nel Bresciano, e Verém Bastuner nella Bergamasca, col significato di Biscia che Bastona.
Batareccio è detto nell’alta Toscana, sempre col significato di Biscia che ‘Batacchia‘, ovvero che bastona. Anza nel Mantovano, anche in questo caso con il significato di biscia che ‘anza‘ ovvero che dà colpi di coda per diferndersi.
In effetti il Biacco, se avverte un pericolo, o se vede avvicinarsi un umano, ma non vuol scappare perché si trova allo scoperto, magari tra le sabbie di una golena fluviale, si innervosisce, alza la punta della coda e la agita come fosse un Serpente a Sonagli.
É invece conosciuta come Biscia che caccia i topi (Susér) sempre nel Bresciano, Biscia che si nutre di uccelli (Ux’lera) nelle province a cavallo tra Savonese-Alessandrino-Cuneese, Biscia che caccia le rane (Bisa ranè) nella bassa pianura lombarda.
Altri nomi dialettali curiosi sono Mirauda tra Biellese-Vercellese e Valsesia, Visina nel Trapanese, Blache nel Friuli, Milò nel Pavese, Bilurdun italianizzato Bilorda o Milorda, nel Novarese, Smilorda o Smilordone nel vicino Varesotto.
L’HABITAT IDEALE DAL BIACCO
In realtà il Biacco non ha un habitat preferito rispetto agli altri.
Lo si può infatti incontrare tanto in zone umide e paludose tipici degli ambienti igrofili, quanto in ambienti secchi e ben soleggiati, e persino negli aridi e riarsi fondali delle fiumare del nostro Sud Italia, oltre che tra pietraie e rocciosi ( il Carbone).
Il Biacco è un buon competitore di altri Colubri quali le Bisce d’Acqua (Natrix sp.), e non è infrequente trovarlo a caccia presso fiumi, paludi, ruscelli o laghi.
Adora occupare tane di piccoli mammiferi di cui si è precedentemente cibato, ma se deve costruire una tana da zero, preferisce farlo su terreni sabbiosi, tanto meglio se in un ambiente occupato dall’infestante Poligono del Giappone (Reyunotria japonica), oppure Spirea japonica.
É poi ben presente tra i prati ed i boschi non fitti, e spesso viene a far visita ai nostri giardini, forte del richiamo di topolini, ratti, ghiri o altri piccoli mammiferi che sempre più spesso popolano i nostri pollai, stalle, cantine o garage, o anche solo da scarti di carne abbandonati nei bidoni delle immondizie.
Risulta essere un buon cacciatore di topi nei campi di mais, carciofi o altri ortaggi, perciò non andrebbe mai ucciso per non interrompere questa preziosa catena alimentare.
In montagna lo si può incontrare frequentemente fino attorno ai 1500 metri, più raramente fin verso i 2000/2500 metri.
Adora i muretti a secco, e comunque i muraglioni con pietre non cementate, dove ricava le sue tane tra i gli interstizi delle pietre.
Nel muretto a pietre non cementificate dell’immagine che ho fotografato e che allego ↓ ci vivono una famiglia di Biacchi, una di Saettoni (Colubro di esculapio) ed una di Coronella austriaca.

PERIDO DI MASSIMA ATTIVITA’ E RIPRODUZIONE
Nel periodo dell’accoppiamento, che coincide con l’inizio della primavera, non è raro vedere due Biacchi avvinghiati ed aggrovigliati, fare danze d’amore, con buona parte del corpo rialzato da terra.
Il Biacco risulta maggiormente attivo nel periodo riproduttivo, che di solito cade tra maggio e giugno, poi nuovamente nel periodo della schiusa delle uova e delle nascite che avviene tra Agosto e Settembre, infine ad Ottobre, quando ha necessità di nutrirsi il più possibile prima del lungo letargo invernale.
Le femmine depositano e poi abbandonano le proprie uova, in numero da 5 a 15, in tane caldo-umide, meglio se ricche di sostanza organica in decomposizione, come depositi di sfalci d’erba o di piante da giardino vicino alle abitazioni, o accumulo di rametti secchi di Reynoutria japonica ammassati dalle piene dei corsi d’acqua nelle golene fluviali.
In luoghi caldi e soleggiati le uova vengono abbandonate all’interno delle tane al buio, e lontano da eventuali correnti d’aria o infiltrazioni di pioggia dove umidità e temperatura risulteranno costanti durante le 6-8 settimane d’incubazione delle uova.
COME RICONOSCERE E DISTINGUERE IL BIACCO DAL CARBONE
SEGNI DISTINTIVI
Il Carbone è sicuramente tra tutti i Serpenti d’Italia, la serpe di più facile identificazione poiché ha un colore uniformemente nero, con una colorazione crema sotto la testa e nella primissima parte di corpo oltre la testa, oltre che nella sola parte più interna della parte inferiore del corpo.

Come detto, questa variante è tipica del Sud Italia.
Più variegata la colorazione del Biacco Hierophis viridiflavus che di fondo ha una colorazione anch’esso nerastra sul dorso, mentre il ventre ha un colore più diffusamente chiaro, sempre color crema.

Interessanti sono i disegni del suo corpo che risultano ben differenti tra gli esemplari giovani e quelli adulti.
Il Biacco giovane, fino all’incirca ad un anno d’età, ha l’intero corpo con livrea quasi identica a quella di un comune Colubro (Coronella austriaca o C. girondica), ma mentre il Colubro ha un colore di fondo grigio, il Biacco ha un colore di fondo grigio-bluastro-marroncino o del tutto marrone, segno distintivo: la testa.

Quest’ultima infatti, nei giovani presenta già la caratteristica colorazione di questa specie, con reticolo giallo-nero orizzontale a formare vere e proprie striature. Il disegno tipico della testa vede una riga crema-giallognola appena dietro agli occhi, poi una striatura a forma di “ V “ gialla all’interno, ed a forma di “ Y “ nera all’esterno, proprio sulla parte finale della testa, appena prima dell’inzio del collo, tanto da farla quasi confondere con una Natrice dal Collare (Natrix natrix).

Gli adulti invece presentano un reticolo irregolare, screziato di color crema-giallognolo con piccoli quadrifogli giallognoli sul fianco della parte più tozza del corpo. Nel Nord Italia, soprattutto tra i prati e le radure di collina e montagna, il Biacco presenta molto spesso una colorazione più variegata con screziature crema-giallognole, ma con un ventre a macchie con sfumature rossicce o verdastre, o anche entrambe.
La screziatura giallognola diventa poi verdastra-marroncina nella parte terminale del corpo verso la coda disponendosi a fasce di linee longitudinali che possono essere ben evidenti sulla coda, ma fino ad un numero di 12 o 20 nella parte finale del corpo, dov’è ancora leggermente tozzo, prima dell’inizio della coda.
ALIMENTAZIONE
Il Biacco è un serpente utile per l’ambiente perché importante protagonista della catena alimentare.
Ha una alimentazione assai variegata che spazia dai piccoli mammiferi agli anfibi e persino rettili.
Si nutre preferibilmente di topi, arvicole, ratti, che mantiene in numero limitato nelle sue zone di predazione.
Non disdegna di depredare dai nidi di volatili uova e pulcini ma, se riesce a sorprenderli durante la cova, anche uccelli adulti di piccola taglia. É tra i maggiori razziatori di uova di Anatre selvatiche o altri Anatidi.
Negli ambienti umidi preda Rospi, Rane di varie specie e Girini, Salamandre e Tritoni, pure Ramarri, ed essendo un abilissimo nuotatore anche Anguille ed altri piccoli Pesci, mettendosi in competizione diretta con le Bisce d’acqua (Natrici).
Nella sua alimentazione quotidiana rientrano però anche altri Rettili, dalle loro uova ai piccoli di Bisce d’acqua, Colubri e persino Vipere.
Può diventare persino cannibale, non disdegnando di depredare uova della propria specie, o in caso di carenza di prede, anche neonati di altri Biacchi.
BIOLOGIA
Il Biacco, nonostante la sua pessima fama, evita se può l’uomo.
Essendo una serpe diurna, appena avverte le forti vibrazioni del passo umano si dà alla rapida fuga con corse velocissime, se si trova lontano dalle sue tane e rifugi, non trovando una via di fuga, soltanto allora passa all’attacco dispensando rapidi e ripetuti morsi o “frustando” l’aggressore con la sua lunga coda.
Se viene sorpreso mentre sonnecchia all’ombra di un albero, o mentre prende il sole allo scoperto, se non ha una via di fuga, inizia ad agitare la coda come fosse un Serpente a Sonagli, poi in un secondo momento si avventa sull’uomo dispensando ripetuti morsi che però non provocano mai gravi ferite.
Potrebbe anche avvinghiarsi alle gambe cercando di stritolare il suo aggressore.
Pur essendo una caratteristica tipica del Colubro liscio (Coronella austriaca), anche il Biacco può alzare la testa e soffiare verso il suo aggressore.