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Bosco Termofilo – Ambienti boschivi
L'ambiente ed il Bosco Termofilo sono piuttosto comuni in Italia ma in molti ne ignorano l'esistenza o il significato
Oggi ti farò conoscere uno degli ambienti boschivi più belli che ci siano in Italia: il BOSCO TERMOFILO, il caldo habitat della Roverella, dell’Orniello, del Carpino, del Tartufo bianco ma anche del Boletus aereus e dell’Amanita cæsarea.
Facilmente ne avrai sentito parlare in più di un’occasione ma, probabilmente ignori di cosa si tratta esattamente.
Avrai intuito si tratti di un tipo di bosco, di un tipo di ambiente boschivo e vegetazionale ma non ne saprai molto di più.
In questa guida ti insegnerò a riconoscerlo e ad apprezzarlo come merita.
IL SIGNIFICATO DI TERMOFILO
INDICE
- 0.1 IL SIGNIFICATO DI TERMOFILO
- 0.2 LE PIANTE DEL BOSCO TERMOFILO
- 0.3 DOVE TROVARE I BOSCHI TERMOFILI
- 1 I FUNGHI DEL BOSCO TERMOFILO
Dice il vocabolario Treccani a proposito del termine termòfilo: In ecologia, organismo, o consociazione di organismi (animali o vegetali), che vive preferibilmente in ambienti caldi.
Wikipedia parla poi di “organismo termofilo” oppure di “pianta termofila”.
La pianta termofila è una pianta che si è adattata a vivere in un ambiente caldo
Pur sapendo che per piante termofile si intendono le piante di origine tropicale e delle zone calde, noi ci interessiamo dell’ambiente che in Italia ospita le piante termofile, ovvero l’ambiente termofilo ed il bosco termofilo.
IL BOSCO TERMOFILO, UN BELLISSIMO AMBIENTE DI NICCHIA
Nei miei articoli li cito molto spesso, sia l’ambiente, che il bosco termofilo.
La ragione è che, in era di Cambiamenti Climatici, ma soprattutto di Riscaldamento Globale del Pianeta, questo ambiente sta diventando sempre più protagonista.
Protagonista perché capita sempre più spesso che le ingombranti Bolle d’Aria Calda Africana invadano l’Italia e gran parte d’Europa.
Le conseguenze di queste insolite avvezioni calde africane le abbiamo sotto i nostri occhi…
Caldo oltre ogni attesa e siccità torrida come fossimo in Nord Africa.
Ci sono alcune piante tipiche della vegetazione italiana che si sono già adattate meglio di altre a queste nuove condizioni climatiche.
Piante che non disdegnano le alte temperature, il secco, l’assenza di piogge continue o le cosiddette “bombe d’acqua” che scaricano tanta pioggia concentrata in brevi episodi alternati al nulla per giorni e giorni.
Si tratta di piante che colonizzano facilmente ambienti incolti diversamente costretti a diventare savane o steppe inospitali.
Sono le Piante Termofile
Fino a prima dell’inizio del Riscaldamento Globale del Pianeta, o Global Warming, in Italia dominavano soltanto quattro ambienti climatici prevalenti.
- Vicino al mare, l’ambiente Mediterraneo con la caratteristica Macchia Mediterranea o Pinete costiere.
- Nelle aree interne, l’ambiente Montano con la vegetazione di montagna
- Nelle aree più distanti dal mare, l’ambiente Continentale, diffuso soprattutto in Pianura Padana
- Sulle Alpi, l’ambiente Alpino
NUOVI AMBIENTI VEGETAZIONALI
I cambiamenti climatici hanno portato a differenziazioni vegetazionali tra le varie zone d’Italia.
A quelle classiche se ne sono aggiunte di nuove.
I boschi d’Italia oggi si possono inquadrane nei seguenti ambienti:
- Ambiente Igrofilo (umido e palustre)
- Mesofilo (intermedio e tipico del bosco di Castagno o Quercia)
- Xerofilo (ambiente arido e desertico)
- Eliofilo (ambiente aperto, ben soleggiato, arioso)
- Termofilo (caldo e riparato dal vento)
LE PIANTE DEL BOSCO TERMOFILO
Portabandiera di questo ambiente caldo e soleggiato è la Roverella (Quercus pubescens Willd., 1805).
La Roverella è una Quercia che, come lascia intendere il suo nome latino “pubescens” ha la caratteristica di avere le foglie coperte da leggera peluria pubescenziale.
Non solo, ma di norma cresce poco, mai oltre i 20/25 mt e molto spesso formando alberelli minuti, contorti, dall’aspetto di grandi bonsai.
Facilmente distinguibili dalle altre varietà di Quercia, oltre che per questo caratteristico portamento minuto, perché durante l’inverno trattiene le foglie secche attaccate ai suoi rami.
In associazione con la Roverella, oggi è sempre più comune l’Orniello o Frassino da Manna.
→ Attento però perché la Roverella è un albero che ama terreni ripidi, scoscesi, sassoso-ghiaiosi-sabbiosi, tendenzialmente siccitosi in cui non vi si possano formare ristagni d’acqua, per tanto, in un luogo con queste caratteristiche sono poche le specie fungine che sanno adattarsi per assenza di acqua o adeguata umidità.
→ La Roverella perciò, è un buon albero da funghi, ivi inclusi Porcini Neri (B. aereus) solo quando si trova su pianetti o pianori, grandi o piccoli che siano.
L’Orniello o Fraxinus ornus (Frassino da Manna)(Manna ash)

Si tratta di un alberello a prevalente portamento arbustivo.
Come la Roverella, anche l’Orniello spesso presenta un fusto contorto con portamento da bonsai.
Raramente raggiunge o supera i 10 metri d’altezza.
In Italia è assai diffuso nell’Italia insulare e nella penisola dalla Liguria al Salento.
Un tempo assente dal Nord Italia, salvo che nelle zone più Orientali, oggi sta espandendo il suo aerale grazie al Riscaldamento Globale del Pianeta.
Il Carpino Nero o Carpinella (Ostrya carpinifolia)

Sempre associato all’Orniello con il quale forma il cosiddetto Orno-ostrietum, il Carpino Nero trova il suo optimum anche con la Roverella o il Cerro.
A differenza però della Roverella e dell’Orniello, il Carpino nero necessita di maggior umidità perciò, la sua massima concentrazione nel bosco termofilo avviene in vicinanza di acqua.
Che si tratti di piccoli rigagnoli, ruscelletti, sorgenti o pozze d’acqua non importa.
Di certo il Carpino nero è tra tutte le specie arboree del bosco termofilo, la meno adattabile alla siccità, perciò meno presente in boschi arieggiati, radi dove batte maggiormente il sole.

Da non confondere con il Carpino bianco, specie Sciafila (che ama vivere all’ombra), che invece predilige maggiormente il bosco Mesofilo di Castagno, Quercia ed altre caducifoglie e che necessita di molta umidità.
Al contrario del Carpino nero, il Carpino bianco ama vegetare nei boschi planiziali della Pianura Padana, magari all’ombra di grandi Querce e Pioppi.
Altre specie caratteristiche del bosco termofilo
Tra tutte il Pungitopo. Nel Sud Italia anche l’Erica Arborea. Talvolta al suolo è presente edera.
In presenza di suoli sabbiosi o calcarei nel sottobosco del bosco termoflilo è quasi sempre presente anche il Lampascione (Muscari comosum (L.) Mill., 1768) o Cipolla canina

In generale, nel bosco termofilo sono presenti piante che temono i ristagni d’acqua.
Curiosità dal bosco termofilo
In un bosco termofilo puro, difficilmente si incontrano piante caducifoglia all’infuori delle tre appena descritte.
Di norma però a dominare nel sottobosco è una spessa lettiera di foglie di Roverella appassite con assenza di altre specie vegetali.
L’assenza di vegetazione nel sottobosco di un ambiente termofilo (con molte piante di Roverella), è dovuta proprio alla caratteristica di quest’alberello di perdere le foglie in primavera e non in autunno.
Dal momento che le foglie cadono con l’arrivo delle nuove foglie, la folta lettiera che si forma al suolo in primavera, ostacola la nascita di altre specie vegetali che in questo periodo tendono a germinare.
Solo le felci riescono a farsi strada anche tra decimetri di strati di foglie morte.

DOVE TROVARE I BOSCHI TERMOFILI
Lontano dalle aree umide, ombrose, fredde o fresche.
Ovviamente lontano pure dalle zone esposte ai freddi venti da Nord o riparati dal Libeccio.
Il bosco termofilo si realizza su balconi collinari ben assolati, dove l’acqua è ben drenata.
Non importa la caratteristica del suolo, purché questo non sia argilloso e che non consenta ristagni d’acqua piovana.
Preferibilmente deve avere una altura alle spalle che lo ripara dalle gelide correnti Settentrionali.
Come su di un terrazzamento, dove il caldo è garantito dalla buona esposizione al sole di tutto il giorno, ma il muretto retrostante lo ripara dal vento.
Il bosco termofilo è sempre preferibilmente esposto a mezzogiorno.

DOVE TROVARE BOSCHI TERMOFILI IN ITALIA
Potrei ora citare un lungo elenco di boschi a carattere termofilo estesi dal Piemonte al Friuli e dalla Liguria al più meridionale Capo Passero in Sicilia.
Se lo facessi scatenerei l’ira di migliaia di lettori che da sempre custodiscono gelosamente i propri segreti fungini.
In questo ambiente si possono infatti trovare quelli che sono considerati tre tra i più preziosi funghi d’Italia.
Funghi che non hanno rivali per gusto, aroma e che sono in assoluto i più ambìti.
Individuare un bosco termofilo non è però affatto difficile come puoi pensare.
Aguzza la vista e l’ingegno e non attendere che ti cada la manna dal cielo.
Io alcune buone indicazioni te le ho date.
Un consiglio però mi sento di dovertelo dare: evita di appostarti nel bosco ad aspettare il “fungiatt” “fungaiolo” esperto di turno, per poi seguirlo.
Se questo si accorge di esser seguito (e se ne accorge sempre, credimi!) farà di tutto per depistarti e per confonderti.
Cercare di carpire segreti attraverso richieste d’amicizia sui Social, è altrettanto inutile perché ne ricaveresti solo false indicazioni o bugie.
Ricorda che non c’è persona più riservata (bugiardo?) di un fungaiolo impenitente.
I FUNGHI DEL BOSCO TERMOFILO
Entriamo ora in quello che è l’argomento più interessante.
I funghi del bosco termofilo e la loro distribuzione.
Il più rappresentativo tra tutti è senza dubbio il Tartufo bianco, in buona compagnia con i Porcini e l’Amanita buona.

Il Tartufo bianco (fungo ipogeo) sappiamo amare soprattutto i boschi del Monferrato, Langhe, Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria.
In queste regioni c’è la massima concentrazione di boschi misti di Roverella, Cerro, Orniello e Carpino nero.
Non sempre questi boschi si possono considerare a tutti gli effetti boschi termofili perché non sempre esposti a Sud, ma di fatto lo sono se ben caldi e secchi.
Il Porcino è in assoluto il fungo epigeo (che cresce sulla superficie, tra boschi e prati) più rappresentativo.
Due sono i Porcini del bosco Termofilo
Il Boletus aestivalis ed il Boletus aereus

Il Porcino aestivalis inizia a vegetare sin dai primi caldi di metà primavera.
Che sia la fine di Aprile o la metà di Maggio, di solito in questo periodo i primi cappelli del Porcino estatino iniziano ad affacciarci al caldo sole del bosco termofilo.
Non esiste una data certa. Tutto dipende dall’andamento climatico della stagione che dovrebbe fare da tramite tra il freddo inverno e la calda estate.
Se le Bolle Calde Africane giungono precoci, arrivano precoci anche i Porcini estatini. Diversamente questi arriveranno non appena le temperature massime diurne si saranno assestate sopra i 25°C per più giorni consecutivi.
Ricordati che il bosco termofilo, di norma è poco fitto ed arioso, perciò soggetto a rapidi raffreddamenti.
Non basteranno quindi un paio di sole giornate calde a far decollare le prime nascite di questo Porcino.
Il Porcino aereus e l’Amanita caesarea invece amano il caldo

Il bosco termofilo è il loro prediletto nelle zone in cui non è presente la macchia mediterranea che è in assoluto la casa del Bronzino o Porcino Nero o dell’Amanita buona.
Necessitano entrambi di clima caldo e secco.
Entrambi questi funghi NON sopportano ristagni d’acqua, umidità troppo elevata e piogge continue.
L’ambiente termofilo appare adatto per questi due funghi perché, appunto garantisce le condizioni ideali in cui il loro micelio può prosperare senza timori di morìe dovute a marcescenze.
Tanto il Porcino Nero/Bronzino, quanto l’Amanita caesarea o buona, vegetano in contemporanea.
L’aereous o Nero però, tende a diventare sempre più raro dopo Agosto, ed in ogni caso dal momento in cui nei boschi diventano più diffusi i Porcini bianchi o edulis.
Naturalmente nella macchia mediterranea, le nascite di aereus/Neri proseguono anche durante l’inverno, in presenza di clima sufficientemente caldo e secco.
Nel bosco termofilo invece, le nascite di Neri cessato con l’arrivo delle piogge autunnali, dell’umido, degli sbalzi termici che invece sono attesi dall’edulis.

L’Amanita caesarea invece può vegetare fino a Settembre, ma anche fino ad Ottobre, se l’estate si prolunga calda e secca.
Nell’ambiente termofilo, di solito preferisce vegetare a margine del bosco, in luoghi semi-assolati con presenza di erba tra le radure.
Normalmente la caesarea può vegetare nel bosco termofilo chiaro ma ama però soprattutto la macchia mediterranea dov’è presente tra Querce, Sughere, Cerri, Corbezzoli ed altri arbusti tipici della macchia.
Puoi approfondire la conoscenza dei Porcini di Primavera in questo articolo
A CACCIA DEI PRIMI PORCINI PRIMAVERILI
Naturalmente tutti i funghi più comuni d’Italia, quelli ubiquitari (che si trovano dappertutto), sono i gregari dei funghi appena descritti e sono abbastanza presenti pure nel bosco termofilo.
I funghi “minori” dell’ambiente termofilo.
I commestibili
Sono molti i funghi considerati “minori” perché meno ambìti, meno ricercati, meno conosciuti ma non per questo meno interessanti, che vegetano nel bosco termofilo.
Tra tutti, ti posso citare il Boletus erytropus già Boletus praestigiator o Neoboletus luridiformis (Rostk.) Gelardi, Simonini & Vizzini 2014.

Il nome scientifico di questo fungo forse ti sfugge, ma sappi che in Italia viene detto comunemente, Feré, Fré, Ferrando o Boleto dal piede rosso.
Questo è diffusissimo anche tra le Querce, Roverelle, Cerri e tutte le altre caducifoglie o conifere.
Il Leccino ovviamente è ugualmente ben presente.
Al Nord Italia prevale il Leccinum carpini o Leccinum pseudoscabrum ma anche il Leccinum quercinum, anche detto Leccino Rosso, Crava/Clava Rossa o Leccinum aurantiacum.
Al Sud prevale invece il Leccino di Cerro o di macchia ovvero il Leccinum lepidum.
Abbastanza raro, ma se entri nel giusto ambiente termofilo a suolo basico, subito dopo una abbondante pioggia, potrai imbatterti in splendidi esemplari di Boletus regius, oggi detto Butyriboletus regius.
Un altro Boleto tipico di questo ambiente è l’ottimo Boletus fragrans, oggi detto Lanmaoa fragrans.
A differenza del regius, il fragrans preferisce però suoli basici
Tra le altre boletacee commestibili, nel bosco termofilo puoi trovarci anche il Boletus queletii, oggi detto Suillellus queletii.
Commestibili ma di scarso pregio sono il Pulchroboletus roseoalbidus ed il Rheubarbariboletus armeniacus.
Pur essendo ubiqutario (presente ovunque), nel bosco termofilo il noto “galletto” o Cantharellus cibarius risulta poco presente, salvo in presenza di muschio e dopo piogge prolungate.
I non commestibili
Tra le boletacee non commestibili che amano fruttificare nel bosco termofilo ci sono:
Caloboletus radicans, Rubrobletus dupainii, Rubroboletus rhodoxanthus, Imperator luteocupreus, Exsudoporus permagnificus, Gyroporus castaneus.
Tossico il Rubrololetus satanas.

L’ambiente termofilo
Quanto fin qua descritto rappresenta il bosco termofilo puro.
In Italia esistono diverse tipologie di ambiente termofilo.
In senso lato si può definire termofilo qualunque ambiente e relativo bosco che si sviluppa in luogo con microclima più caldo rispetto alle aree circostanti.
Può quindi esser definito termofilo anche un bosco di Quercia, Cerro, Castagno, Faggio o di caducifoglie miste purché situato in area riparata, ben soleggiata e a microclima caldo.
Scopri un altro interessante ambiente boschivo molto comune in Italia:
► IL BOSCO IGROFILO / AMBIENTE IGROFILO
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