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Didattica funghi 01. Le domande sui funghi dei nostri lettori
Sono moltissime le domande-curiosità inerenti al mondo dei funghi, che ci sottopongono i nostri lettori. In questo articolo iniziamo col dare risposta ad uno dei quesiti più ricorrenti, che riguarda la distribuzione dei funghi tra boschi, prati e radure e che possiamo sintetizzare in… Funghi Porcini: perché là sì e qua no?
Didattica funghi 01. Le domande sul Regno dei funghi dei nostri lettori
INDICE
PERCHE’ IN ALCUNI BOSCHI SI TROVANO MOLTI FUNGHI, IN ALTRI INVECE NO?
Didattica funghi 01 – 1° parte – Domande sul Regno dei funghi
Con la voce DIDATTICA FUNGHI parte su Funghimagazine una nuova rubrica dedicata alle domande su funghi, micologia e natura, che sempre più frequentemente ci pongono i nostri lettori, attraverso i canali email, chat Telegram o messaggi privati sui Social.
– Se anche tu, nell’intento di incrementare le tue conoscenze relative al mondo dei funghi, hai alcune curiosità a cui vorresti fosse data una risposta, puoi scriverci a info@funghimagazine.it, oppure chattare con FM tramite Telegram.
Riguardo alla presenza di funghi Porcini in alcuni boschi e l’assenza di questi in altri, abbiamo ricevuto svariati messaggi che raggruppiamo e sintetizziamo in un unico argomento che si potrebbe abbreviare con: «funghi Porcini: perché là sì e qua no?»
Lo spunto principale ci è arrivato dal giovane Davide, ventunenne del Canavese, in provincia di Torino, presente nella nostra chat nazionale-privata di Telegram, la cui principale curiosità verte appunto sull’apparentemente indecifrabile distribuzione dei funghi all’interno dei vari boschi.
La specifica domanda era: «Il micelio dei vari funghi si può trovare in qualsiasi bosco ma, questo fruttifica solo in presenza di determinate condizioni, oppure ci sono boschi in cui il micelio si trova e altri in cui invece non c’è? E poi, come si capisce quale bosco può produrre rispetto a un altro che non fa nulla?»
Diciamo subito che le domande che ci pone Davide sono decisamente complesse così come complesse sono anche le relative risposte.
E’ vero, il micelio dei vari funghi si può trovare in qualsiasi bosco, ma non solo, anche tra le radure, in prati e pascoli, ma persino e soprattutto in campi coltivati, oltre che all’interno di varie piante, vive, morenti o già morte.
Per prima cosa, prima di parlare di distribuzione dei funghi, occorre sapere che cos’è esattamente il micelio. Se ancora non lo sai, puoi approfondire l’argomento leggendo la nostra scheda dedicata a questo elemento base dei funghi, all’interno dell’Enciclopedia di FM voce→ MICELIO.
Come puoi leggere nella scheda dedicata, il Micelio può esser definito come il vero apparato vegetativo dei funghi, tant’è che si potrebbe persino dire che il Micelio è il fungo!
Ciò che noi comunemente chiamiamo fungo, in realtà andrebbe chiamato-definito → carpoforo (pronuncia: carpòforo) oppure → sporoforo (contenitore di spore, pronuncia: sporòforo).
Il fungo vero e proprio è invece l’insieme di apparati vegetativi costituiti da aggregati di micelio, a sua volta formato da vari tipi di ife, a noi invisibile perché presente nel terreno o al di sotto della corteccia di alcune piante.
Grazie al micelio, le colonie fungine possono espandersi all’infinito, alla continua ricerca di nutrienti che possono essere acqua, sali minerali, sostanze organiche o inorganiche.
Ciò che può mettere un freno all’espansione dei miceli sono le rocce, i corsi d’acqua, laghi, mari o le barriere architettoniche, costruzioni-insediamenti-infrastrutture umane, oppure sorgenti di inquinamento.
Compreso questo concetto, veniamo alla giusta domanda a seguire:«il micelio fruttifica solo in presenza di determinate condizioni, oppure ci sono boschi in cui il micelio si trova e in altri invece non c’è?»
COMPRENDERE IL NUTRIMENTO DEI FUNGHI
Didattica funghi 01 – 2° parte
In linea teorica, il micelo fungino potrebbe trovarsi ovunque ci siano del terreno fertile, fonti d’umidità, in alcuni casi legno e più in generale, nutrimento.
Per comprendere perché in alcuni luoghi il micelio fungino è presente ed in altri no, occorre anche conoscere i sistemi nutrizionali adottati dai funghi.
Anche questo argomento è trattato adeguatamente all’interno dell’Enciclopedia FM alla voce → Nutrimento, se però vuoi approfondirlo ulteriormente ed adeguatamente, ti consiglio di leggere il mio e-book I SISTEMI NUTRIZIONALI DEI FUNGHI:
Conoscerli per capire dove, come, quando e perché nascono i funghi.
I funghi sono detti Ipogei quando nascono e vegetano all’interno del terreno. Il fungo ipogeo per eccellenza, che tutti conosciamo, è il Tartufo.
Funghi epigei sono invece, colori i quali vegetano al di fuori del terreno, solamente leggermente interrati, o sul legno.
Quest’ultimi si dividono in: funghi saprofiti o lignicoli se vivono e si nutrono decomponendo sostanze vegetali-animali-legnose, già morte. I funghi saprofiti più comuni sono quelli presenti tra la lettiera di foglie e/o altri vegetali quali rami, rametti, semi, frutti che formano più o meno spessi depositi di sostanze organiche ed inorganiche.
Sono invece detti: funghi simbionti o micorrizici se, per poter vegetare correttamente, hanno necessità di instaurare un rapporto di simbiosi-allenze-reciproco sfruttamento, con le radici di alcune piante dette micorriziche, ove i funghi generano una micorriza che, altro non è che una sorta di involucro che avvolge le radici delle piante ospitanti (solitamente dette: piante ospiti).
I funghi simbionti-micorrizici non sono in grado di procurarsi autonomamente sostanze eneregetiche-zuccherine, composti del carbonio che si possono ricavare solamente attraverso la fotosintesi clorofilliana che è invece tipica dei vegetali.
Attraverso il virtuoso “do ut des”, ovvero io do affinché anche tu dia, i funghi procurano alle piante ospiti acqua, sali minerali, anidride carbonica e sostanze organiche grezze (oltre che persino sostanze antibiotiche e vitamine), ricevendo in cambio dalle piante, preziosissime sostanze energetiche, altamente nutrienti e pronte all’uso.
Ci sono infine i funghi parassiti, cosiddetti perché non sono in grado di procurarsi nutrienti autonomamente se non “rubandoli”, sottraendoli ad altri organismi viventi, accelerandone rapidamente il processo di morte. I funghi parassiti per eccellenza sono quelli che vediamo crescere e vegetare su legno vivo, morente o morto.
Capire come si nutrono i funghi è essenziale se si vuol capire dove cercarli i funghi, quindi per capire se ci sono boschi in cui il micelio si trova e altri invece in cui non c’è.
La presenza del micelio all’interno degli ecosistemi (→ vedi voce Enciclopedia: Ecosistema), è dunque influenzata dalla presenza o meno, all’interno della lettiera o della rizosfera, di determinate sostanze nutritive indispensabili alla sopravvivenza dei funghi stessi.
Più il terreno è nutriente-ospitale e maggiori saranno le probabilità di trovarvi molti funghi
Come fare a capire quali sono i terreni/boschi più nutrienti-ospitali?
Didattica funghi 01 – 3° parte
In linea di massima, per prima cosa bisognerebbe sapere qual è il tipo di suolo su cui si sviluppa il bosco o l’ecosistema, quindi altri fattori di primaria importanza che ti elenco di seguito:
- Composizione chimica del terreno-Geologia (lettiera, humus, rizosfera, strato minerale),
- Valore medio di pH (potenziale idrogeno),
- Orografia (caratteristiche dei rilievi),
- Idrografia (distribuzione delle acque superficiali),
- Meteorologia (distribuzione delle piogge, microclimi),
- Tipo di vegetazione prevalente (Ecosistema),
- Permeabilità/impermeabilità alla pioggia e/o umidità, afferente alla Geologia e chimica del terreno,
- Grado di ruscellamento/deposito di acqua piovana,
- Copertura fogliare delle chiome (effetto ombrello, irraggiamento solare),
- Esposizione rispetto al sole e/o al vento prevalente,
- Densità di popolamento di animali selvatici,
- Presenza di animali pascolanti tra prati, radure e boschi,
- Pressione antropica (presenza umana e relativi possibili danni all’ecosistema, attraverso la costruzione di insediamenti umani-infrastrutture o anche semplicemente attraverso il calpestio della lettiera e dei suoli),
- Disboscamenti.
La composizione chimica del terreno è un formidabile discrimine che determina la presenza o meno di determinate specie fungine. Alcune di queste infatti amano terreni più o meno acidi, altri invece li preferiscono più calcarei e, qua si entra nel campo dei valori di medi di pH o Potenziale Idrogeno.
L’orografia influenza la distribuzione degli ecosistemi, che risultano più floridi lontano dagli insediamenti umani, tra colli e monti.
L’idrografia è di fatto la ricchezza di acque superficiali e, sappiamo tutti quanti che, non potrà esserci floridità micologica lontano da sorgenti-fonti-depositi d’acqua.
La meteorologia è di importanza basilare per la distribuzione degli ecosistemi, anche prettamente fungini, poiché ad ogni clima e microclima è associato un determinato ecosistema che tende ad adattarsi al clima prevalente su di un determinato territorio.
In base al clima o microclima prevalente di un territorio, si generano differenti ambienti boschivi che possono ospitare specifiche specie vegetali, arbustive o arboree. Puoi approfondire questo argomento leggendo il mio e-book → GLI AMBIENTI BOSCHIVI D’ITALIA. Tutti i tipi di boschi, piani vegetazionali, Climi & Funghi ovvero: un bosco per ogni tipo di fungo.
Anche la permeabilità e/o l’impermeabilità alla pioggia di specifici suoli è afferente alla Geogologia ed alla composizione chimica del terreno, oltre che all’orografia con presenza o meno di strati rocciosi superficiali.
Va tuttavia detto che pure la pressione antropica o di animali selvatici può modificare questi parametri poiché la costruzione di piste agricole, mulattiere, sentieri, camminamento o insediamenti umani possono modificare la permeabilità o meno dei terreni, con relativi ruscellamenti delle acque piovane incanalate e non adeguatamente smaltite-redistribuite.
Ogni modifica non naturale, quindi indotta dall’uomo o da animali, di un ecosistema boschivo, può provocare danni all’intero ecosistema fungino e vegetale, oltre che ai suoli stessi.
I Cambiamenti Climatici per esempio, sono causa di piogge torrenziali che possono interessare microaree, generando ruscellamenti d’acqua anche all’interno dei boschi, con erosione delle lettiere, dello strato di humus, dello strato minerale e pure degli apparati radicali superficiali delle piante.
La copertura fogliare determina ed influenza poi la quantità d’acqua piovana che sarà in grado di raggiungere il sottobosco e la lettiera o il suolo scoperto.
In presenza di piogge torrenziali, oggi dette ‘bombe d’acqua‘, in un bosco fittissimo, con coperture fogliari al 100%, un nubifragio accompagnato da fortissime raffiche di vento, discendente o ascendente al cumulonembo stesso, potrebbe non bagnare adeguatamente il sottobosco poiché le forti raffiche di vento tendono a spazzar via la pioggia caduta e appena poggiatasi sulle superfici delle chiome, spingendola rapidamente oltre, senza dargli modo e tempo di penetrare all’interno dell’ombrello naturale generato dalle fitte foglie.
Viceversa, una radura dovuta ad un circoscritto taglio di alberi, alla costruzione di piste agricole-mulattiere-sentieri o insediamenti umani, può facilitare la concentrazione di enormi masse d’acqua piovana, sospinta dalle forti raffiche di vento dei nubifragi, provocando, come detto poc’anzi, pericolosi ruscellamenti, erosione e dilavamento del sottostante sottobosco.
Un bosco troppo fitto, che per comodità chiameremo “bosco scuro” non consentirà un adeguato irraggiamento solare.
L’assenza di raggi solari all’interno del bosco può provocare asfissia, ovvero scarsa produzione e ri-circolo di ossigeno con, viveversa, possibili ristagni di anidride carbonica o peggio ancora di pericoloso ozono, soprattutto nei boschi nei pressi di centri abitati.
L’ozono è un derivato dell’ossigeno in grado di ammazzare i funghi, non a caso viene utilizzato dalle moderne lavanderie per lavare a secco indumenti potenzialmente attaccati dai funghi.
Sole, aria, ossigeno, devono poter circolare liberamente all’interno di un bosco. La loro adeguata presenza e/o circolo, determina la floridità o la povertà di un ecosistema boschivo e la relativa floridità micologica.
In un bosco in cui sono presenti alberi da funghi, alberi potenzialmente ospitali per molte specie fungine ma, in cui la natura non ha saputo rigenerarsi adeguatamente, in cui sono stati assenti interventi climatici, umani o animali in grado di stimolare la rigenerazione, il bosco invecchia, si infittisce troppo, favorendo determinati ecosistemi, a dispetto di altri, che non sono adeguati per la maggior parte delle specie fungine note, con proliferazione di muffe antibiotiche, ovvero che non favoriscono la vita.
In parole povere, un bosco che invecchia malamente e che diventa fitto, impenetrabile o troppo buio, può diventare inospitale per molte specie fungine, soprattutto per quelle più delicate e che necessitano di particolari ecosistemi per poter sopravvivere, primi tra tutti i funghi Porcini.
La copertura fogliare determina anche la presenza ed il proliferare o meno di vegetazione tipica del sottobosco. Questa a sua volta può favorire o sfavorire la corretta vita micologica, grazie alla modifica di un ecosistema.
Animali pascolanti e pressione antropica possono avere un ruolo determinante nella modifica degli ecosistemi boschivi e quindi anche micologici.
Sappiamo tutti quanti quanti e quali danni possono provocare branchi di cinghiali che rumando il terreno, possono annientare intere colonie fungine.
I cinghiali amano particolarmente nutrirsi di radici micorrizate poiché queste sono ricchissime di sostanze nutritive fortemente energetiche quali zuccheri come il Trealosio o il Fruttosio, ma anche di vitamine e sostanze antibiotiche utili a combattere alcuni virus indotti da morsi di insetti parassiti.
Un branco di cinghiali è in grado di provocare eradicamento totale di radici superficiali ma anche la formazione di enormi buche che, come rovescio della medaglia, hanno l’unico pregio di poter far depositare, ristagnare e far assorbire al terreno acqua piovana.
Una volta che il branco di cinghiali si sarà spostato verso altri boschi, col tempo e con tanta pazienza, le piogge potranno rimarginare le ferite, le piante potranno ri-colonizzare il suolo superficiale danneggiato e pian pianino si potranno anche ricostituire nuovi miceli.
Tutto questo non avverrà però mai in tempi brevi ma sempre nel giro di alcuni anni, sempre che non intervenga l’erosione favorita dall’assenza di radici superficiali.
Anche animali pascolanti quali mucche, percore, capre, possono danneggiare gravemente l’ecosistema micologico.
Le deiezioni modificano di fatto il pH del terreno. Le urine possono contenere elevati quantitativi di ammoniaca ed il pascolamento su terreni umidi o pregni d’acqua, dopo una adeguata pioggia, può generare buchi nel terreno in grado di spezzare-rompere-danneggiare i miceli.
Anche la pressione umana sulle fungaie è dannosa
Didattica funghi 01 – 4° parte
Il continuo ed eccessivo calpestio della lettiera o dei miceli superficiali da parte di troppi cercatori di funghi, soprattutto di quelli tutt’altro che virtuosi che ancora si ostinano a cercar funghi utlizzando bastoni o rastrelli in grado di asportare foglie, lettiera, pietre, rami ecc, può provocare la completa estinzione di una colonia fungina.
Nessuno si cura poi del fatto che, la pessima abitudine di alcuni cercatori di funghi di distruggere i funghi apparentemente non commestibili o comunque che non siano Porcini o funghi noti, può provocare altri importanti danni all’ecosistema a causa del proliferare di muffe che attaccano i numerosissimi funghi divelti.
Funghi, in particolar modo Porcini, e muffe non vanno affatto d’accordo. Il proliferare di muffe infatti impedisce ad esempio ai Porcini di potersi riprodurre poiché i piccoli primordi fungini potrebbero esser attaccati dalle muffe ancor prima di diventare funghi (carpofori-sporofori) visibili.
Non è un caso che si dica che i funghi Porcini vogliano il piede asciutto, proprio perché in presenza di troppa umidità-acqua con concomitante caldo, i porcini appena nati potrebbero venire attaccati dalle muffe e marcire.
Infine la pressione antropica ed i disboscamenti sono fattori favorenti l’estinzione di colonie fungine anche storiche.
Il taglio di pochi alberi, effettuato con scrupolo, localmente e, su pochi esemplari, meglio se fragili o malati, può favorire il proliferare dei miceli per le ragioni dette a proposito dell’irraggiamento e del ricircolo d’aria.
Viceversa, un taglio indiscriminato e sistematico di ogni albero, disboscamento, non può che provocare l’estinzione, anche permanente, di una colonia fungina.
Un micelio fungino si insedia, col tempo e senza fretta, solamente là dove temporaneamente si verificano condizioni ambientali favorevoli per la propria floridità.
Chi deciderebbe di metter su casa nel bel mezzo del deserto del Sahara o sul plateu antartico?
Anche i funghi non metteranno mai su casa là dove non vi siano le condizioni ideali per il proprio sostentamento e floridità e, quand’anche questa casa risultasse già presente ma, per le suddette ragioni, venisse improvvisamente a trovarsi in un ambiente modificato e non più accogliente, il micelio non tarderà a migrare verso zone meno sfavorevoli.
Per concludere, la domanda:«come si capisce quale bosco può produrre rispetto a un altro che non fa nulla?», trova ampiamente risposte in quanto appena detto e sintetizzato nei 14 punti sopra descritti.
Certo, a prima vista, non tutti questi punti sembrano darci una risposta evidente ma, di certo, saper osservare attentamente i boschi ed in particolar modo, saper riconoscere e distinguere a prima vista un “bosco scuro”, inospitale, da un “bosco chiaro”, pieno di vita, è a dir poco essenziale.
GLI ALBERI CHE SI ASSOCIANO AI FUNGHI
Didattica funghi 01 – 5° parte
Infine, non dimentichiamoci che, per i funghi simbionti, ovvero per quei funghi che, come i Porcini, hanno la necessità di vegetare in stretta simbiosi con determinate specie vegetali, è importantissimo saper riconoscere le specie arboree (piante simbionti).
Molti, troppi cercatori di funghi, sono centrati e concentrati solamente sui funghi Porcini, incuranti però della necessità di saper riconoscere a prima vista anche un determinato albero.
Troppe persone non sanno distinguere un Faggio da un Carpino e/o da un Orniello e, addirittura moltissimi di questi non sanno neppure dell’esistenza di un albero che si chiama proprio Orniello.
C’è chi non sa dell’esistenza degli Ontani, dei Frassini, dei Tigli e quindi pensa che nei boschi ci siano solamente Abeti o Pini, Querce, Castagni e/o Faggi.
Alcuni sanno riconoscere un Castagno solamente per la presenza dei ricci, senza i quali potrebbero scambiarlo per un Faggio o per altra pianta.
I più scambiano le Faggiole/Faggine (i frutti del Faggio) per castagne mal formate, rimaste piccine e/o vuote.
Per capire quale bosco può produrre funghi, e soprattutto quali, è indispensabile conoscere e saper distinguere i vari ecosistemi e, nella fattispecie, saper riconoscere e distinguere ogni tipo di albero.
Se non hai grande dimestichezza-famigliarità con le specie vegetali, ti ricordo che su funghimagazine c’è una ricchissima sezione dedicata proprio agli ALBERI DEI FUNGHI, oltre che uno specifico articolo in cui ti spieghiamo quali sono gli ALBERI DEI FUNGHI PORCINI.
Chi trovasse difficoltà a compredere a pieno questi argomenti o avesse ulteriori domande in proposito, può scriverci a info@funghimagazine o in chat Telegram per sottoporci eventuali altre domande o dubbi.
E’ gradito anche l’utilizzo dell’apposita sezione a fondo articolo denominata COMMENTI in cui è possibile lasciare il proprio commento all’articolo o sottoporci eventuali altre domande.
I POST DIDATTICA FUNGHI
- 📚 Nel primo post, Didattica Funghi 01: «Perché in alcuni boschi si trovano molti funghi e in altri invece no?»
- 📚 Nel secondo post, Didattica Funghi 02: «Perché alcuni alberi da funghi, a volte smettono improvvisamente di produrne?»
- 📚 Nel terzo post, Didattica Funghi 03: «In autunno si accorciano o si allungano i tempi di nascita dei funghi dopo le piogge?»
Didattica funghi 01 ©Funghimagazine.it – Ottobre 2022