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Emergenza Cinghiali. Addio funghi Porcini

Mentre si continua a discutere, senza fare nulla, i Cinghiali in Italia hanno superato il milione di esemplari diventando una minaccia per l’uomo e un enorme pericolo per l’ecosistema boschivo

Emergenza Cinghiali. Addio funghi Porcini, fungaie, miceli e radici

Chi sono e da dove vengono i Cinghiali italiani?

Anzitutto, sia i Cinghiali che i Maiali, appartengono alla specie dei Sus scrofa, ma i Cinghiali sono i progenitori del moderno maiale.

Molti anni fa, i Cinghiali erano animali selvatici autoctoni, che amavano vivere nelle zone umide, paludose, vicino ad acquitrini, prati ed incolti. La Maremma era il loro luogo elettivo.

Fino al 1915 in Italia i Cinghiali erano animali piuttosto rari. La sottospecie Sus scrofa majori era presente solamente in Maremma (Toscana-Lazio), mentre Sus scrofa meridionalis, ed un’ulteriore sottospecie, erano presenti soltanto in Sardegna.

Ci fu poi chi, per puro diletto sportivo (scopi venatori), o immaginando cantine piene di profumatissimi salami e prosciutti appesi a stagionare, decise che era il caso di recarsi in Ungheria, a prelevare Cinghiali locali, assai più prolifici e di stazza maggiore rispetto ai nostrani, così da introdurli là dove, in Italia, i Cinghiali non c’erano mai stati.

In men che non si dica, questi nuovi Cinghiali, che frequentemente oggi sono il frutto di incroci tra Cinghiale nostrano e Cinghiale Orientale, o addirittura tra Cinghiale e Maiali domestici lasciati pascolare allo stato brado, presero il sopravvento e iniziarono a colonizzare nuovi territori, spesso lasciati abbandonati a favore dell’industria e dell’aggregazione nei centri urbani.

Nel Piemonte occidentale poi, ai Cinghiali introdotti, si aggiunsero anche popolazioni di Cinghiali francesi che, attraversando i valichi alpini, si insediarono dapprima nelle valli del torinese e cuneese, poi anche nel resto della regione.

Oggi, secondo stime approssimative dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) la popolazione di Cinghiali in Italia, potrebbe aggirarsi almeno tra 1 milione ed 1 milione e mezzo.

Dove vivono oggi i Cinghiali nostrani?

Per lo più nei boschi scuri in cui vi sia almeno una sorgente d’acqua o un qualche ruscelletto, prediligendo preferibilmente i boschi di Querce.

I Cinghiali sono però animali assai versatili che sanno adattarsi a qualunque ambiente in cui sia facile grufolare alla ricerca di cibo, perciò escludendo solamente le aree desertiche, siccitose, rocciose, con suoli duri e compatti o coperte dalla neve per molti mesi all’anno. L’importante è che vi sia una fonte d’acqua in cui poter bere e ruzzolarsi.

Oggi risultano presenti in tutte le regioni d’Italia ma, secondo una stima del 2002 del Ministero dell’Ambiente Istituto Nazionale Fauna Selvatica, risulterebbero meno numerosi in aree montane, soprattutto della Lombardia e del Triveneto ma, come già anticipato, grazie agli sconfinamenti dalla vicina Francia, sono assai numerosi pure in Valle d’Aosta.

La facilità con cui questi animali si riproducono è all’origine della rapida colonizzazione di nuove terre.

Una femmina di Cinghiale può ingravidarsi fino a tre volte l’anno, anche se in Italia la riproduzione avviene per lo più dall’inizio della primavera alla fine dell’estate. Ogni madre può mettere al mondo fino ad una dozzina di cuccioli.

Cosa mangiano i Cinghiali?

Di tutto. Non a caso sono considerati animali onnivori.

La loro dieta può comprendere tanto vegetali, quanto animali.

Le popolazioni che vivono nei Querceti mangiano principalmente ghiande, di cui sono particolarmente ghiotte, dove queste non sono presenti allora prediligono castagne, mele o altri frutti, bacche di qualunque tipo, purché non velenose, mentre in habitat privi di frutti, allora il cibo iniziano a cercarlo al di sotto del suolo.

Tuberi, bulbi e tartufi dovrebbero essere il loro cibo alternativo preferito ma, non sempre questi sono presenti, ecco allora che i Cinghiali iniziano a scavare e frugare, mangiando qualunque cosa di commestibile riescano a trovare.

Insetti, larve, vermi, invertebrati in genere, uova, ma se disponibili, anche carne o pesce di carcasse e pure di serpenti e rane che può cacciare.

Radici micorrizzate dal micelio dei funghi

Non finisce però qua. Il Cinghiale è un animale insaziabile che ha necessità di ingurgitare moltissimo cibo perciò, se l’habitat in cui si trova è troppo povero, allora inizia a scavare profonde buche alla ricerca di succulente radici, meglio se micorrizzate dal micelio dei funghi perché ancor più nutrienti.

Al fine di immagazzinare sostanze nutrienti (quindi particolarmente di zuccheri quali il Trealosio), le colonie fungine che vegetano in simbiosi con gli alberi, formano succulenti micro capsule o apici radicali ispessiti di cui i Cinghiali sono assai ghiotti.

Un bel problema, non solo per le colonie fungine, ma anche per gli alberi stessi che, si vedono privati di tutte le radici superficiali atte ad assorbire i nutrienti presenti nella lettiera e nell’humus.

Senza contare che, normalmente questi animali utilizzano gli alberi per grattarsi o liberarsi dai parassiti e, strusciandosi contro, finisco per decorticarne completamente l’intera parte basale, portando quindi l’albero a rapida morte.

LA PROVOCAZIONE

Chiunque sia appassionato di funghi sa perfettamente che, per muoversi nei boschi alla ricerca dei funghi, occorre rispettare alcune precise Norme e Regolamenti che regolano appunto la raccolta dei funghi.

Tra queste ce n’è una, perentoria che dice che (a titolo d’esempio, → dalla Legge Regionale 24/2007 della Regione Piemonte)

«È vietato, nella raccolta di funghi epigei spontanei, l’uso di rastrelli, uncini o altri mezzi che possono danneggiare lo strato umifero del suolo, il micelio fungino e l’apparato radicale».

Per chi viene sorpreso raccogliere funghi utilizzando rastrelli o uncini, in Piemonte è prevista una sanzione che ammonta a 102€.

Ora la provocazione, rivolta tanto alle Unioni Montane, incaricate della raccolta dei soldi per il rilascio del tesserino, quanto alle Regioni, che hanno competenza legislativa sull’attività di raccolta funghi, quanto ai Carabinieri Verdi (ex Guardia Forestale), che sono incaricati di vigilare sul corretto svolgimento dell’attività di raccolta funghi, è questa:

“Ma se io, cercatore di funghi, vengo colto in flagrante, a rastrellare una piccolissima porzione di bosco alla ricerca di funghi (ribadendo e sottolineando che funghimagazine è assolutamente promotore del rispetto delle Leggi, Norme e Regolamenti sulla raccolta funghi, ivi incluso il non utilizzo di rastrelli ed uncini), vengo sanzionato e trattato come una sorta di malvivente, perché si permette a orde di Cinghiali di distruggere, non piccolissime porzioni di bosco, ma interi boschi e pure i prati adiacenti?

Perché non si fa nulla?

Due pesi, due misure, per altro assolutamente squilibrate.

Da una parte ci si accanisce, giustamente, su cercatori di funghi poco virtuosi ma, al contempo, si consente ad animali alloctoni (→ non autoctoni, immessi in natura artificialmente), per altro anche pericolosi per l’uomo, oltre che per la natura stessa, di distruggere interi ecosistemi, non soltanto quello già assai fragile e ben mortificato dai recenti Cambiamenti Climatici, Riscaldamento Globale del Pianeta, Inquinamento e Desertificazione, dei funghi, ma anche quello più generico del regno vegetale di prati e boschi.

Le testimonianze

Non soltanto quelle che quotidianamente ci vengono riportate da cercatori di funghi di disparate zone d’Italia, ma anche quelle osservate personalmente durante i nostri sopralluoghi nei boschi.

In alto Piemonte, giusto per fare alcuni esempi, i Cinghiali si sono spinti così in quota da essersi insediati nei boschi, sia di abete che di faggio dell’Oasi Zegna, un’Oasi Naturalistica della provincia di Biella dove, non trovando frutti o bacche di cui nutrirsi, i Cinghiali scavano enormi buche alla ricerca di radici, meglio se micorrizzate.

Decine, per non dire centinaia, di ottime fungaie note andate perse. Abeti sempre più sofferenti, non solo per l’eccessiva secchezza dell’aria e per la siccità, ma anche per gli scempi fatti dai Cinghiali che scavano profonde buche, privandoli al contempo di tutte le radici superficiali.

Qua i Cinghiali non ci sono mai stati.

Sono stati introdotti artificialmente tra gli anni ’80 e ’90, a puro scopo venatorio, per diletto, ma il controllo della specie è decisamente sfuggito di mano. Oggi i Cinghiali sono presenti ovunque in provincia, dal piano ai monti e non c’è bosco in cui non sono ben visibili i segni del loro passaggio.

Lo stesso accade all’interno del Parco Naturale del Monte Fenera in Valsesia dove, il sovrannumero di Cinghiali ha determinato la totale assenza di lettiera, con suoli ovunque sconnessi, nella gran parte dei boschi presenti sul monte e primi evidenti segnali di erosione, dovuta alle piogge spesso alluvionali, che non trovano più le lettiere ad assorbirle. Il primo passo verso una non troppo futura desertificazione dell’area, alla faccia della presunta tutela che dovrebbe garantire un Parco Naturale.

Quanto detto ci viene riportato però anche dai lettori del resto del Piemonte, dalla Liguria, Lombardia, Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, tutte regioni che si trovano a fare i conti con questi animali, quasi sempre alloctoni, introdotti artificialmente per futili scopi venatori. In altre regioni del Sud Italia il problema non sussiste perché lì si pratica comunemente la caccia, sia legale che illegale.

Se poi al già evidente problema del sovrannumero di Cinghiali ci si aggiunge anche un sovrannumero di Caprioli, è facile ipotizzare che tutti i boschi in cui queste specie risultano eccessivamente presenti, non potranno che entrare in grave sofferenza, se già non lo stanno facendo.

Come risolvere il problema?

Col dialogo tra Enti ed Associazioni, ascoltando il parere degli scienziati.

Aspettare che Lupi e Orsi, unici predatori dei Cinghiali, a parte l’uomo, possano risolvere il problema in maniera naturale ed indolore è impensabile.

Occorre trovare un accordo tra Enti Statali, Associazioni Venatorie ed Ambientalisti che, quest’ultimi, troppo spesso si rivelano eccessivamente ciechi di fronte a problemi reali.

La tutela degli animali è sacrosanta e funghimagazine non la vuole certo stigmatizzare ma, quando si tratta di animali alloctoni, che depredano e deturpano il territorio a danno, sia delle specie autoctone, che delle specie vegetali, allora non ci si può più nascondere dietro una sorta di perbenismo, di tutela a tutti i costi, costi quel che costi.

Oggi il Cinghiale è inserito nell’elenco delle specie più invasive della World Conservation Union.

Il problema dei Cinghiali in sovrannumero non appartiene quindi solo all’Italia ma anche a molti altri stati europei.

La rivista britannica The Guardian ha affrontato in più occasioni il problema, mettendo in risalto come, non basta delegare i cacciatori ad occuparsene, anche perché da soli non sarebbero in grado di abbattere i milioni di capi che infestano i nostri boschi, ma occorrono azioni mirate e ben programmate.

Nell’articolo del GuardianGuerre ai Cinghiali: come i maiali selvatici stanno distruggendo le città europee” si legge che:

«i Cinghiali sono diventati una minaccia nelle città europee. A Barcellona, dove i cinghiali si accalcano tra i turisti e razziano i bidoni della spazzatura, è perciò iniziata la contro carica».

Sempre a Barcellona «dopo la disastrosa sparatoria della polizia del 2013, la città ha assunto un team di scienziati veterinari dell’Università Autonoma di Barcellona (UAB). I veterinari praticano una forma di gestione della fauna selvatica per le strade di una delle città più densamente popolate d’Europa. I loro compiti prevedono uccisioni pianificate – prendendo di mira le femmine nei loro primi anni riproduttivi e i loro giovani, piuttosto che i maschi adulti – accompagnano anche la polizia nelle chiamate a tarda notte nel caso in cui siano necessari per l’eutanasia di un cinghiale. Durante il giorno, conducono attività di sensibilizzazione dei cittadini e forniscono dati e rapporti ai funzionari della città sulla gestione dei rifiuti e sui punti in cui la città è in ritardo nella potatura della vegetazione lungo strade, parchi e piazze. L’effetto di questa partnership è che gli scontri uomo-cinghiale a Barcellona sono diminuiti di oltre la metà. Ma mentre scienziati e ambientalisti vedono una vera promessa nel programma di Barcellona, la politica e l’opinione pubblica potrebbero semplicemente affondarla. Bruxelles lo scorso anno ha respinto una richiesta di finanziamento guidata dall’UAB che, sperava, avrebbe portato a un piano a livello dell’UE per gestire il problema del cinghiale urbano sulla falsariga del modello di Barcellona».

I Cinghiali non sono solamente un problema per prati e boschi ma lo sono anche per l’uomo.

Una femmina di Cinghiale con i cuccioli, può aggredire chiunque le si avvicini, anche inavvertitamente e, una carica di Cinghiale non sarà mai indolore.

I Cinghiali provocano frequenti incidenti stradali, distruggono raccolti di frutta, ortaggi e cereali, ma non solo, sono anche vettori di pericolose malattie.

Peste suina e Peste africana sono le più temute; virus letali per i nostri maiali domestici. Per fortuna l’uomo ne è immune ma, così com’è accaduto per il Covid-19, Sars cov2, non ci sarebbe da stupirsi se una mutazione del virus un giorno potesse colpire anche noi.

Non è letale, ma sicuramente trasmissibile all’uomo, il virus dell’Epatite E, si diffonde attraverso le sue feci che possono contaminare le sorgenti d’acqua / fontanelle non potabilizzate, mentre altri virus potrebbero giungerci dal Cinghiale, attraverso le dozzine di Zecche che normalmente li infestano.

Puoi approfondire la conoscenza delle Zecche che attaccano anche l’uomo attraverso l’apposito articolo: Zecca ixodida, o Zecca dei boschi e la puntura di Zecca.

In conclusione, al di là della provocazione lanciata, ovvero se è più dannoso un cercatore di funghi che raccoglie funghi col rastrello, o un’orda di Cinghiali che deturpano e distruggono il sottobosco, resta il fatto che il cercatore fuorilegge viene pesantemente multato se colto in flagrante, mentre il Cinghiale la passa liscia e, non si capisce come mai, a distanza di anni dall’inizio del suo incontrollato proliferare, ancora non si trovi una soluzione, ma si rimane con le mani in mano, ad osservare inermi, miceli, fungaie e boschi andare inesorabilmente distrutti.

LA FOTOGALLERY DELLE DISTRUZIONI

Di seguito alcune immagini riprese in Oasi Zegna a fine Luglio 2021, dei danni provocati al sottobosco dall’azione ben coordinata di branchi di Cinghiali.

Emergenza Cinghiali
Buche nel bosco di abete scavate dai Cinghiali in Oasi Zegna
Emergenza Cinghiali
Buche nel bosco di abete scavate dai Cinghiali in Oasi Zegna
Emergenza Cinghiali
Buche nel bosco di abete scavate dai Cinghiali in Oasi Zegna
Emergenza Cinghiali
Buche nel bosco di abete scavate dai Cinghiali in Oasi Zegna
Emergenza Cinghiali
Buche nel bosco di abete scavate dai Cinghiali in Oasi Zegna
Emergenza Cinghiali
Buche nel bosco di abete scavate dai Cinghiali in Oasi Zegna

Emergenza Cinghiali

Emergenza Cinghiali
Coppia di Cinghiali
Emergenza Cinghiali
Buche nel bosco di abete scavate dai Cinghiali in Oasi Zegna

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