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Alliaria
L’Alliaria è anche nota in Italia come Alliaria picciolata, Lunaria selvatica o Erba aglina, in Inglese detta Mostarda agliata, Buon insaporitore di cibi
Alliaria petiolata (M. Bieb) Cavara & Grande
INDICE
Alliaria comune
Divisione: | Magnoliofita |
Classe: | Magnoliopsida |
Sottoclasse: |
Dilleniidae |
Ordine: | Brassicales / Capparales |
Famiglia: | Brassicaceae (ex Crociferae / Cruciferae) |
Genere: | Alliaria |
Specie: | Alliaria Petiolata |
Nome italiano: | Alliaria / Alliaria comune / Lunaria selvatica |
Classificazione botanica: |
Angiosperme / Mesangiosperme |
Classificazione inferiore: (Classe) |
Eucotiledoni |
Tipo infiorescenza | Peduncolata racemo corimbroso |
Forma vegetativa: |
Pianta erbacea biennale |
Forma biologica: |
H bienn – Emicriptofite bienni / H scap – Emicriptofite scapose |
Sesso: | Ermafrodita |
Impollinazione: | Entomogama (insetti e farfalle), Autogama |
Periodo fioritura: |
Dalla primavera all’estate |
Tipo di infiorescenza: |
Racemo corimboso con fiori disposti a grappolo |
Semi: |
Centinaia di semi per pianta, piccoli, neri, lucidi |
Frutti: |
Capsule eretta sottile detta: silique |
Diffusione: |
Epicoria, Semacoria, Deiscenza (dispersione dei semi attraverso il lancio); Attraverso stoloni sotterranei |
Habitat: |
Sottobosco umido |
Distribuzione: |
Paleotemperata (Eurasia e Nord Africa), introdotta in Nord America |
Protezione: |
In Italia non è specie protetta |
Scheda illustrativa:

ETIMOLOGIA
Il suo nome specifico Alliaria deriva dal termine latino allium (āllium [allium], allii, sostantivo neutro di II declinazione) il cui significato è Aglio, per via dell’odore che emanano le sue foglie quando vengono stropicciate.
L’origine del lemma Petiolata, deriva da petiolus (pĕtiolus [petiolus], petioli, sostantivo maschile di II declinazione) il cui significato è piccolo piede, piedino ma, in senso botanico stretto, peduncolo, picciolo (diminutivo di pes = piede, base), ovvero piccolo piede, con foglie dotate di picciolo.
In Italia questa pianta è comunemente nota semplicemente come Alliaria ma non è infrequente sentirla chiamare anche Alliaria comune, Alliaria picciolata, Erba aglina o del tutto Lunaria Selvatica.
Più fantasiosi i nomi utilizzati all’estero, soprattutto nei paesi di lingua sassone.
Per esempio in Inglese è detta Garlic Mustard, ovvero Mostarda agliata, Mostarda-Senape al profumo d’aglio, Senape all’aglio, così come anche Jack-by-the-hedge, antico nome popolare utilizzato per indicare la sua abitudine di crescere a margine delle siepi. Altri nomi comuni in inglese sono: Garlic root = radice d’aglio; Hedge garlic = aglio delle siepi; Sauce-alone = Salsa solitaria; Jack-in-the-bush = la pianta dei boschetti; Poor man’s mustard = Senape dei poveri.
In svariate lingue i suoi nomi comuni fanno riferimento al suo odore agliato: Erba aglina/agliata o qualcosa di simile, così come Senape/Mostarda all’odore di Aglio, come nel tedesco: Knoblauchsrauke, Knoblauchskraut, Lauchkraft o Knoblauchhederich.
DISTRIBUZIONE
L’Alliaria cresce spontaneamente in quasi tutta l’Europa, in Asia, dal Medio all’Estremo Oriente, con ottima presenza nelle regioni Himalayane e Tibetane, quindi incluse India, Pakistan e Cina ma, la si può trovare come pianta selavatica anche nelle zone montane del Nord Africa, quindi sui monti dell’Atlante marocchino ed algerino.
La pianta è stata introdotta, a scopi culiari e medicinali, anche nel Nord e Sud America, dai coloni europei, attorno al 1800, con prima registrazione a Long Island (New York) nel 1868.
Qua si è presto naturalizzata, diventando infine una vera e propria specie invasiva, con rapidissima espansione, attravero le sconfinate praterie del centro degli Usa, fin nel Canada meridionale e Stati Uniti Occidentali, divenendo presto specie dominante dei locali sottoboschi.
Alla stessa maniera, si è rapidamente diffusa anche nelle zone interne del Sud America.
In Italia è presente ovunque ci sia un minimo di umidità in mezz’ombra, tranne che in Sardegna dov’è assente.
Può vegetare dal livello del mare fin verso i 1.700 metri, risultando abbastanza rara in zone costiere, più comune in zone interne, assi ben presente in zone d’alta collina e monti, soprattutto in ambienti igrofili.
HABITAT
🍂🍁🌳 Ecologia dell’Alliaria petiolata
L’habitat più consono per la vegetazione dell’Alliaria è in assoluto il sottobosco umido dei boschi di Latifoglie ma, questa specie si adatta facilmente a vegetare anche sulle bordure, nei pressi di cespuglieti, siepi, muri, sentieri, giardini, discariche di inerti, incolti o campi abbandonati, perciò detta specie sinantropa.
La si può incontrare facilmente anche su pascoli molto ben concimati, soprattutto se viene utilizzato letame e/o urina animale, in generale su suoli argillosi e ricchi di azoto, infatti questa pianta è usata come indicatore di azoto.
Non manca quasi mai anche nei parchi ombrosi e freschi, persino in piene aree urbane.
Nei boschi igrofili ama vegetare spesso nei pressi di piante di Calta palustris, crescione selvatico (Billeri amaro, Cardamine amaro) e Cardo a Zampa d’Orso (Cirsium erisitales), leggermente più decentrato rispetto a queste piante, che amano vegetare con le radici immerse nell’acqua, oltre che a tu per tu con l’Ortica.

Una particolarità di questa specie è che, oltre a crescere a terra, dove forma ampi stoloni sotterranei, che ne assicurano la futura propagazione, può crescere anche epifiticamente, ovvero quale specie epifita o arbicola, germinando e vegetando tra biforcazioni di rami d’albero o in altri alloggiamenti aerei quali fori, cancri provocati da specie fungine o tane di animali abbandonate, imitando il comportamento di Felci e/o Orchidee.
Secondo la classificazione Landolt et al. [Hans Heinrich Landolt] (indici di tolleranza) questa pianta segue i seguenti valori ecologici:
- Indice di umidità F = 3+ (umido)
- Indice di luce L = 4 (ombreggiato)
- Indice di reazione R = 4, pH suolo da neutro a basico
- Indice di temperatura T = 4 (colline)
- Indice di nutrienti N = 5, suolo da molto ricco di nutrienti a eccessivamente fertilizzato
- Numero di continentalità K = 3, da subocenico a subcontinentale
Nel Nord Europa questa pianta viene persino coltivata in orti e giardini, per un utilizzo a mo’ di verdura o di spezia. La sua coltivazione non richiede alcuna difficoltà. Fitoliti in ceramica rinvenuti nel nord della Germania e Danimarca, indicano un suo comune utilizzo già tra i 6000 e 3700 anni a.C.
CURIOSITA’ MICOLOGICA
🍄🍄 A differenza della gran parte delle piante appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae (ex Crociferae / Cruciferae), che non vengono micorrizate dai funghi, questa specie può entrare in simbiosi micorrizica con 7 specie fungine microscopiche. Si calcola poi anche che, in Europa sono ben 69 le specie di insetti che si nutrono utilizzando questa pianta.
Durante il suo ciclo vegetativo, questa pianta emette composti chimici tossici, liquidi ad effetto detto allelopatico (allelopatia), utilizzati per ostacolare altre specie vegetali in competizione (detta competizione chimica), in particolar modo inibenti la crescita di funghi micorrizici.
I liquidi alleopatici emessi da questa pianta, inibiscono e prevengono la germinazione e la vegetazione di molte specie vegetali, in particolar modo delle piante che dipendono dai funghi micorrizici, perciò è più facile incontrare queste piante in radure, piuttosto che direttamente sotto alle piante.
☠ Questo stesso meccanismo di repulsione dei competitori è attuato anche dalla Robina pseudoacacia che è un formidabile respingente dei miceli fungini, non a caso detto “albero scaccia funghi”.
DESCRIZIONE
Come riconoscere l’Alliaria
É una pianta erbacea perenne, che si rinnova ad ogni primavera, emettendo nuovi germogli radicali dagli stoloni sotterranei, utilizzati anche per la sua propagazione.
Di norma si propaga però anche attraveso il caratteristico lancio dei suoi semi (propagazione detta semacoria-semachory-semachorie), allorché il vento, o un urto da parte di animali, fa sì che i baccelli (detti silique) se scossi, a piena maturità e, quando ben secchi, si aprano repentinamente flettendosi, consentendo una rapida espulsione-lancio-dispersione dei semi.
Quest’ultimi, divenendo assai viscidi dopo una pioggia, possono anche attaccarsi facilmente al pelo degli animali, consentendo una ulteriore efficace forma di dispersione detta tecnicamente epicoria–epichory (trasporto e propagazione dei semi attraverso animali).
Di norma cresce fino ad un metro d’altezza, se si viene a trovare in ecosistemi particolarmente favorevoli, umidi e ricchi d’azoto, diversamente può raggiungere solamente i 5/20 cm.
Al fine di ottimizzare l’utilizzo della luce, la pianta cresce spesso a piramide-cono, con le foglie inferiori dallo stelo-picciolo lungo e soprattutto assai ampie mentre, man mano che la pianta si sviluppa in altezza, le foglie che si trovano lungo il forte stelo leggermente squadrato, hanno piccioli più corti e, forma più contenuta, così da non ombreggiare le foglie sottostanti.
Caratteristiche vegetative
Foglie
Come appena anticipato, la pianta ha un lungo e robusto stelo, leggermente squadrato e ricorperto da una leggerissima peluria, principalmente nella sua parte basale.
Le foglie basali, più larghe rispetto a quelle apicali, hanno forma di rene, dentellate sul bordo e provviste di un lungo picciolo. Quelle apicali, spesso più dentellate, hanno invece forma più facilmente a cuore. Sono disposte lungo lo stelo alternativamente.
Infiorescenza e fiori

La sua fioritura è primaverile-estiva. Di solito inizia sin dai primi calori del mese di aprile, protraendosi, per poi fermarsi repentimanete, con l’arrivo dei caldi pomeriggi di luglio.
L’infiorescenza ha forma racemo-corimboso terminale, con fiori bianchi disposti a grappolo.
I fiori sono ermafroditi, di norma, in numero di 4, con dimensioni medie attorno ai 5/8 millimetri, con 4 petali bianchi e 4 sepali liberi, oltre che con sei stami. Possiedono ghiandole nettarifere disposte ad anello alla base del fiore stesso.
I suoi fiori offrono buon nettare che si raccoglie alla sua base, liberamente accessibile dagli insetti impollinatori che possono essere api, mosche, coleotteri, sirfidi, farfalle, benché la pianta possa autoimpollinarsi senza necessità perciò di beneficiare di insetti impollinatori.
Tra le farfalle che maggiormente amano visitare i suoi fiori ci sono la Parage aegeria, la Anthocharis cardamines e la falena Lithostege farinata. Diversi bruchi si nutrono delle sue foglie o dipendono proprio da questa pianta, tra gli altri: Phlogophora meticulosa, Pieris napi, Xanthorhoe designata e Xanthorhoe fluctuata.
Frutti
Dall’ovaia fecondata si forma un baccello che può misurare dai tre ai sette centimetri, questo è sottile, verde da immaturo poi diventa di colore marroncino, per effettodi essiccazione.
Il baccello è detto siliquoa, è provvisto di un nervo mediano, sporgente e angolare. I semi, solitamente 6 o 8, sono contenuti al suo interno, sono disposti in due scomparti divisi da una leggera lamina semi-trasparente a maturità.
Quando il baccello è completamente maturo questo si apre a partire dal basso verso l’alto, lasciando cadere i suoi semi. Se l’aria si fa rapidamente secca, il baccello potrebbe aprirsi repentinamente, anche grazie ad un colpo di vento o urto di animale, sparando lontano i semi.
Semi
Come detto, sono normalmente in numero pari di sei oppure otto, misurano all’incirca 3 millimetri e sono di colore bruno-nerastro, allungati con leggero rigonfiamento centrale. Possono essere anche un centinaio per pianta.
Durante le piogge diventano vischiosi e facilmente attaccabili al pelo degli animali selvatici che, trasportandoli per il bosco ne facilitano la propagazione.
Radici
L’apparato radicale è caratterizzato da un lungo stolone che non secca durante l’inverno, ma rimane in attesa della primavera successiva, dando vita a nuovi germogli da cui si svilupperanno le future piante.
COSA E QUANDO SI RACCOGLIE
Di questa pianta si può raccogliere e mangiare principalmente le foglie, ma anche i fiori, di solito questi ultimi usati come decorazioni. Sono edibili anche i semi.
Le foglie basali si raccolgono preferibilmente a fine inverno, quando sono ancora tenere. Si raccolgono anche i teneri germogli, fin tanto che i fiori sono ancora in bocciolo.
Si consiglia di non raccogliere mai tutti i germogli, in modo da consentire alla pianta di produrre fiori, frutti e semi.
É usanza in varie zone d’Italia di lasciar seccare leggermente le piante e, quando le silique iniziano a seccare, recidere l’intera pianta mettendola a seccare a testa in giù all’ombra, con al di sotto un telo o fogli di carta per raccogliere i semi che cadono.
I semi si possono usare per la preparazione di salse, in sostituzione dei semi di senape, cui conferirà un gradevole odore-sapore agliato.
USI IN CUCINA
Le foglie tenere, così come i fiori, si usano per insaporire insalate, oppure tritate, sminuzzate o pestate, si usano per preparare salse, pesti, aromatizzanti per burro e formaggi freschi, oppure come spezia, per aromatizzare verdure cotte, minestre, arrosti, carni varie, selvaggina, frittate e, comunque tutte le pietanze che prevedono l’utilizzo dell’aglio.
In Gran Bretagna è uso ancora diffuso, utilizzare giovani foglie di Alliaria per la farcitura di panini.
Oggi è pratica comune tra gli chefs, scottare alcune foglie in acqua bollente e poi aggiungerle alle varie pietanze come insaporitore e per dare un tocco di colore verde.
Le cime degli steli (in foto a seguire), fin tanto che sono tenere, si possono usare al pari delle cime di rapa, crude in insalata, ma preferibilmente cotte da sole e poi abbinate a varie verdure.

I semi si utilizzano per preparare salse e poi per condire-insaporire, proprio al posto, o come se fossero senape; anche loro hanno un sapore decisamente piccante.
Infine le radici si possono grattugiare come insaporitore o per preparare salse al sapore di rafano.
Tutte le parti aeree della pianta, quando stropicciate, emettono un aroma di aglio che, negli esemplari giovani, ha anche un vago profumo di limone. Il sapore dominante della pianta è quello del cavolo, della senape con aromi agliati.
Durante il medioevo quest’erba veniva utilizzata cruda in sostituzione dell’aglio, ma soprattutto per coprire il cattivo odore delle carni ormai invecchiate.
Il suo sapore a tratti pungente è dovuto agli oli essenziali in essa contenuti.
Tra gli altri si possono citare l’olio di senape, il flavonoide aliaroside, isosulfurcocyanine glycoside e il glucoside sinigrina, simile a quello presente in altre piante delle famiglie dei cavoli.
Durante la cottura, l’odore di aglio che si sente distintamente sfregando le foglie fresche, svanisce completamente perciò, per poter esser usato in alternativa all’aglio, le foglie vanno sempre utilizzate da crudo.
Infine i fiori di Alliaria, oltre che per decorare insalate o cibi cotti, si possono usare per realizzare un divertente sorbetto.
L’olio essenziale al profumo di aglio si ricava dalle radici.
USI MEDICINALI
Alliaria petiolata è una pianta edibile-medicinale conosciuta ed apprezzata sin dalla notte dei tempi.
Le sue proprietà più note sono quelle espettoranti, stimolanti, revulsive e contro le infezioni dell’apparato respiratorio.
É quindi un antisettico naturale e gli vengono pure attribuite proprietà anti-asmatiche.
Nella medicina popolare si realizzavano impacchi delle sue foglie per curare le punture d’insetti o per curare le ferite.
I semi si usavano invece per stimolare l’appetito o come vermifughi.
L’intera pianta può conferire al latte vaccino, delle mucche che se ne sono cibate, uno sgradevole sapore agliaceo.
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FOTOGALLERY
Di seguito alcune foto di Alliaria – Alliaria petiolata
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