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Primula vulgaris
La Primula vulgaris è nota in Italia come Primula comune. Scopri in questo articolo le sue caratteristiche, dove cresce, i suoi utilizzi in cucina e le sue proprietà.
PRIMULA VULGARIS Huds., 1762
INDICE
Primula comune – Primula selvatica
Divisione: | Magnoliophyta |
Classe: | Magnoliopsida |
Sottoclasse: |
Dilleniidae |
Ordine: | Ericales |
Famiglia: | Primulacea |
Genere: | Primula |
Specie: | P. vulgaris |
Nome italiano: | Primula comune |
Classificazione botanica: |
Angiosperme |
Classificazione inferiore: (Classe) |
Eucotiledoni |
Tipo infiorescenza | Ombrello semplice con fiore giallo a 5 petali cuoriformi |
Forma vegetativa: |
Pianta erbacea perenne |
Forma biologica: |
H ros – Emicriptofite rosulate |
Sesso: | Ermafrodita |
Impollinazione: | Entomofila |
Periodo fioritura: |
tra Febbraio e Aprile |
Tipo di infiorescenza: |
Ombrella |
Semi: |
Numerosi semi per frutto di colore bruno-scuro |
Frutti: |
Capsula ovaloide |
Diffusione: |
Mirmecoria |
Habitat: |
Sottobosco, prati, zone semi-ombreggiate |
Distribuzione: |
Europa occidentale-meridionale, Africa settentrionale, Asia minore |
Protezione: |
In Italia non è specie protetta |
Scheda illustrativa:

ETIMOLOGIA
L’origine del più generico termine ‘Primula’ si fa generalmente ricondurre al latino prīmus [primus], primă, primum, aggettivo di I classe che significa ‘primo’. L’intenzione dell’espressione, fino al Rinascimento, voleva infatti essere quella di indicare genericamente i primi fiori sbocciati al termine dell’inverno. Soltanto più tardi il significato del lemma si restrinse ad indicare le sole specie di Primula, rinomatamente tra i primissimi fiori ad annunciare l’avvicinarsi della nuova stagione.
Il suo nome scientifico più utilizzato è Primula vulgaris (dal latino vulgāris [vulgaris], vulgaris, vulgare, ‘comune’), coniato nel 1762 da William Henry Hudson, che lo inserì nella sua opera ‘Flora Anglica’, distinguendo questa tipologia specifica dalle altre specie di Primula.
Altri binomi scientifici con cui viene spesso indicata sono: Primula acaulis (L., 1754), dal prefisso latino privativo ā (‘senza’) e caulis (‘stelo’), in riferimento alle sue caratteristiche morfologiche, e Primula grandiflora (Lam., 1779), aggettivo latino femminile derivante da grande e flos, ad indicare una pianta dai fiori grandi.
Non stupisce quindi che tra i suoi nomi comuni italiani compaiano locuzioni quali Fior di primavera, Primavera minore o, addirittura, direttamente Primavera. Maggiore curiosità suscita invece l’espressione Occhio di civetta, probabilmente diffusa in riferimento all’aspetto dei suoi fiori. L’inconfondibile colore giallo dei petali, unito alla macchia più scura che compare al loro interno, può infatti ben ricordare proprio lo sguardo penetrante del rapace.
Al di là di tale curiosità, anche gli altri paesi tendono a riferirsi a questa pianta attraverso espressioni direttamente associabili ai suoi nomi scientifici.
Il suo nome vernacolare inglese è Primrose (diffusosi nel tempo anche come nome proprio femminile di persona), dal latino ‘prima’ e ‘rosa’, ad indicarne la precoce fioritura annuale.
In Francia ci si riferisce alla stessa come Primevère commune, mantenendo costante l’associazione diretta alla stagione.
Altri paesi come Paesi Bassi e Germania hanno invece optato per un riferimento alle sue caratteristiche morfologiche, preferendo il binomio scientifico di Linneo e diffondendone l’appellativo di Primula senza stelo.
In Cina è invece nota anche come Primula occidentale, ad indicare appunto la sua ampia diffusione in Europa, Africa e Asia Occidentale.
DISTRIBUZIONE
La Primula comune ha origini Europea-Caucasica.
È infatti presente su quasi tutte le zone temperate dell’Europa Occidentale e Meridionale, sia in montagna che in pianura.
Si può però trovare anche in Africa Settentrionale ed Asia Occidentale, andando a disegnare un’area di distribuzione che la vede estendersi dalla Norvegia Centrale all’Algeria, e dal Portogallo fino all’Armenia.
Nonostante cresca con relativa facilità dagli 0 ai 1200 m.s.l.m., alcuni rilevamenti svolti sul Gran Sasso hanno dimostrato come, la sua robustezza, la spinga a sopportare quote più rigide, spingendosi fino ai 2000 m.s.l.m..
Per via dell’habitat da essa prediletto, in Italia è diffusa soprattutto nelle regioni settentrionali del paese, limitandosi generalmente ai soli rilievi nel Meridione e rivelandosi completamente assente in Sardegna.
Nonostante la sua fioritura costituisca per noi uno spettacolo relativamente comune, a causa della sua raccolta eccessiva da parte degli esseri umani (soprattutto vicino ai centri abitati), vi sono invece paesi in cui, la sua presenza in natura si va riducendo sempre più .
Primula vulgaris è infatti etichettata come molto rara in alcuni paesi europei; appare infatti nella Lista Rossa delle specie in via di estinzione in paesi come Belgio, Germania e Paesi Bassi.
Nel Regno Unito la sua raccolta in natura è addirittura vietata ed illegale, secondo il Wildlife and Countryside Act del 1981.
HABITAT
🍂🍁🌳 Ecologia della Primula vulgaris
L’habitat ideale della Primula comune (Primula vulgaris) è quello della radura, di prati, cespuglieti, frutteti, e boschi aperti.
Predilige notoriamente le zone semi ombreggiate e umide (ma ben drenate), motivo per cui è molto comune anche il suo avvistamento lungo torrenti e corsi d’acqua in ambienti igrofili.
La sua crescita prospera al meglio su terreni ricchi di sostanze nutritive come i boschi radi di latifoglie tra Faggi, Castagni, Querce, Carpini, Frassini, dove la caduta delle foglie in inverno rimpolpa il terreno rendendolo ricco di humus.
Rimane comunque essenziale che queste zone di crescita si mostrino comunque relativamente aperte, con spazio sufficiente tra gli alberi per far sì che le loro fronde filtrino abbastanza luce per permettere la crescita della pianta.
I terreni prediletti dalla Primula comune sono soprattutto calcarei e silicei, ma anche argillosi, questo accade soprattutto nella Mittle Europa.
Non è raro imbatteri in giardini con alberi da frutto, in cui il terreno non venga arato, con terreno completamente ricoperto da migliaia di queste piantine che, ad inizio primavera formano tappeti fioriti di giallo.
Il pH ottimale è invece quello prossimo a valori leggermente acidi, ovvero subacidi, quindi prossimi ai valori di 6.0 e 6.8.
I Funghi che amano le Primule
Come più dell’80% delle piante terrestri, anche la Primula selvatica vive spesso in simbiosi con Funghi micorrizici arbuscolari (Glomeromycetes).
Questa pianta erbacea è sempre ben presente su terreni sabbiosi umidi, ma ben drenanti, che ad inizio primavera ospitano le Morchelle o anche le Verpe.
L’associazione Morchella esculenta e Primula comune è assai frequente in Pianura Padana e sui relativi colli pedemontani.
Un po’ meno comune, ma comunque sicuramente non rara, su terreni non eccessivamente calcarei, l’associazione tra questa Primula ed i Funghi di San Giorgio, ovvero i Prugnoli (Calocybe gambosa).
Su prati ben concimati, la Primula può vegetare spesso a stretto contatto anche con il fungo dell’inchiostro (Coprinus comatus), anche se la fruttificazione di questi funghi avviene sempre in periodi in cui le primule sono già sfiorite da tempo.
DESCRIZIONE
Come riconoscere la Primula comune
La Primula vulgaris è una pianta erbacea perenne molto ben conosciuta.
Non passa certamente inosservata, per via della sua graziosissima fioritura primaverile che, allieta la nostra vista quando la natura è ancora quiescente (→ quiescenza), con piccoli ciuffi, macchiette o veri e propri tappeti fioriti di colore giallo.
La vera Primula comune si differenzia da altre specie simili, per l’assenza di uno stelo fiorifero, per avere fiori ampi, dalla colorazione che può variare da un giallo pallido, quasi color crema, ad un giallo più intenso che però, non è quasi mai prossimo al color cromo o zolfo, in questo caso si tratterà facilmente di primule ibride o ibridate con cultivar da giardino.
La sua pianta è mediamente alta tra i 5 e i 15 cm, presenta un rizoma corto ed inclinato di colore bruno, circondato da grosse radici secondarie. Come suggerito all’interno della sua etimologia, il fusto è inesistente. La forma della pianta è del tipo Emicriptofita rosulata: le foglie, seccando fino al livello del suolo al termine del periodo di fioritura, sono disposte in modo tale da proteggere le gemme durante le stagioni più rigide.

Caratteristiche vegetative
Foglie
La pianta, come detto, è priva di un fusto, di uno stelo fiorifero, le foglie sono raccolte in rosetta, mostrando una forma ovale-spatolata con apice arrotondato, arricciate verso il bocciolo e ricoperte da tricomi e peli ghiandolari su diverse parti.
La lamina fogliare è lunga tra i 3 e i 6 cm al momento della fioritura, allungandosi ulteriormente fino alla maturazione del frutto. Essa è rugosa al tatto e presenta margini irregolarmente dentellati che si restringono alla base a formare due ali sottili

Infiorescenza
L’infiorescenza può presentare numerosi fiori (ne possono infatti comparire da 1-2 fino a 20-30), disposti ad ombrello e sostenuti ognuno da un lungo picciolo sottile, inserito direttamente nella rosetta basale all’attaccatura della foglia.
Fiori
La corolla è relativamente grande e tubolare, di colore verde e aperta in cinque lobi piatti e cuoriformi allargati verso l’esterno. Il colore dei petali appare invece di un giallo pallido e delicato, con una macchia più scura e tendente all’arancione all’interno.
I fiori ermafroditi, vengono impollinati attraverso l’azione ripetuta di api e/o altri insetti, rappresentando per loro la prima fonte di polline e nettare, dopo il riposo invernale.
Frutti
Il frutto è costituito da una capsula ovoidale leggermente sporgente dal tubo.
Semi
Il frutto contiene numerosi semi di colore scuro che maturano tra i mesi di Aprile e Agosto.
La dispersione degli stessi avviene per Mirmecoria, ovvero attraverso la preziosa collaborazione con le formiche: queste ultime ricercano infatti particolari appendici dei semi (elaiosomi) contenenti sostanze nutritive, raccogliendoli e trasportandoli per lunghi tratti.
SOTTOSPECIE E IBRIDI
Secondo diverse fonti, alla Primula comune sono generalmente associate tre sottospecie differenti:
- Primula vulgaris subsp. vulgaris: prettamente diffusa in Europa Occidentale e Meridionale;
- Primula vulgaris subsp. balearica (Willk.) WWSm. & Forrest.: originaria delle Isole Baleari e contraddistinta da fiori bianchi;
- Primula vulgaris subsp. sibthorpii (Hoffmanns.) WWSm. & Forrest.: diffusa nella Penisola balcanica e nel sud-ovest asiatico, caratterizzata da fiori rosa, rossi o viola.
Trattandosi di una pianta ornamentale molto comune, il XIX e XX secolo ne hanno visto il prosperare di coltivazioni e ibridi.
Gli ibridi esistono infatti in tutti i tipi di colori, dal bianco, giallo oro, rosso al lilla, cremisi e blu scuro, anche in versione screziata o con orli fioriferi di colore differente rispetto al resto del fiore, la diffusione di svariati ibridi, contribuisce a perpetuarne l’uso e l’apprezzamento, soprattutto a fini estetici.
COSA E QUANDO SI RACCOGLIE
Le proprietà e gli utilizzi che possono essere fatti della Primula comune consentono di raccoglierne innanzitutto le foglie, soprattutto quando queste sono ancora giovani e ben morbide, avendo però molta cura nel non danneggiarne l’occhio centrale, così da consentirne la rapida ricrescita.
Quando la pianta presenta già dei fiori, si possono invece raccogliere quelli appena sbocciati, lasciando quelli più vecchi andare a seme per la riproduzione.
Anche il rizoma può essere raccolto ed utilizzato insieme alle altre sue parti.
⛔⚡ Come accennato parlando della sua diffusione, nonostante l’epiteto ‘comune’ questa specie è in realtà spesso più rara delle sue sorelle.
Sarebbe quindi raccomandabile una raccolta responsabile, al fine di non comprometterne la diffusione.
Si invita perciò il lettore a raccogliere questa pianta prelevando solamente le foglie esterne della rosetta fogliare, evitando di tagliare l’intera pianta dalla radice con il coltello. Evitare anche di raccogliere tutti i fiori, lasciandone un buon numero a disposizione di api ed altri impollinatori.
Quanto ai rizomi, si raccomanda di raccoglierli solamente in aree densamente popolate da questa pianta, laddove siano presenti veri e propri tappeti fioriti.
USI IN CUCINA
Sia foglie che fiori sono commestibili, con un sapore che varia tra la lattuga delicata e l’insalata amara.
Le foglie più tenere, e quindi più giovani, vengono utilizzate per la preparazione di ottime insalate, consumate sia da sole che con altre verdure.
Quelle più dure possono invece essere sbollentate e ripassate nel burro, fritte o utilizzate per brodi e minestre di verdura.
Il loro gusto si contraddistingue per una nota di anice leggermente pungente, più forte soprattutto nelle radici e dopo la primavera – motivo per cui si consiglia spesso di unirle ad altre verdure.
I fiori si possono ugualmente accompagnare alle foglie all’interno delle insalate, o in alternativa possono essere impiegati per frittate, frittelle e guarnizioni per piatti di
verdure e macedonie di frutta. In alcune zone vengono anche utilizzati per la preparazione di marmellate.
I fiori sono anche utilizzati per la preparazione di sciroppi o aromi di vino e aceti, o addirittura trasformati direttamente nel cosiddetto Vino di primula.
Sia foglie che fiori, freschi o secchi, sono utilizzati per preparare gradevoli infusi e tisane. Caratteristico è infatti il cosiddetto ‘Tè di primavere’, dal sapore particolarmente delicato.
Infine, il rizoma può venire utilizzato per aromatizzare la birra.
USI MEDICINALI
La Primula comune contiene diverse sostanze di interesse farmaceutico, tra cui vari oli essenziali, flavonoidi, carotenoidi e saponina.
Le radici contengono zuccheri, mentre il fogliame è ricco di vitamina C.
Le proprietà curative favorite da questa pianta sono diverse.
Sarebbe comunque raccomandabile avvedersi da un suo uso indiscriminato, che in alcuni casi può infatti portare alla comparsa di irritazioni cutanee.
Le foglie vengono utilizzate soprattutto per le loro proprietà antiecchimotiche, favorenti il riassorbimento dei coaguli sottocutanei.
I fiori vengono invece impiegati specialmente per le loro proprietà emollienti e calmanti, che ne spingono a prepararne miscele pettorali.
Essi possono contribuire ad agire sul sistema nervoso, diminuendo l’irritabilità e favorendo il sonno.
Tutta la pianta, e in particolare la radice, presenta numerose ulteriori proprietà benefiche. Viene infatti utilizzata per mitigare il dolore grazie alle sue proprietà analgesiche, che in passato la vedevano impiegata soprattutto per combattere la comparsa di emicrania.
Simili effetti calmanti si riflettono poi anche nelle sue proprietà antispasmodiche, contribuenti ad attenuare gli spasmi muscolari e a rilassare il sistema nervoso.
La Primula comune viene poi largamente utilizzata anche per contribuire alla cura delle vie respiratorie. In tale ambito viene infatti utilizzata per le sue proprietà espettoranti (facilitanti l’espulsione del catarro bronchiale) e bechiche (a protezione della mucosa faringea e tracheobronchiale).
Ulteriori impieghi benefici per l’organismo possono infine essere fatti anche grazie ai suoi effetti depurativi e diuretici.
SPECIE SIMILI
La Primula comune ha un sosia (selvatico) che, più di tutti, gli rassomiglia.
Si tratta della Primula odorosa (Primula officinalis L. già Primula veris L.).
Questa piantina ha foglie leggermente più pubescenti con leggerissima pelosità, può raggiungere anche i 25 cm d’altezza con il suo lungo stelo fiorifero all’apice del quale si forma una piccola ombralla che racchiude fiori, generalmente rivolti tutti dallo stesso lato, molto simili ai fiori della Primula comune, ma di dimensioni pià ridotte e di un colore giallo più intenso.
La Primula maggiore (Primula elatior L. Hill.) è una via di mezzo tra la Primula comune e la Primula odorosa.
Ha foglie identiche alla Primula vulgaris e fiori ugualmente identici ma questi, non sono singoli, non partono singolarmente dal centro della rosetta fogliare ma, si trovano anch’essi, come i fiori della Primula odorosa, raccolti in un’ombrella sorretta da uno stelo di media lunghezza e rivolti verso l’alto e non su di un lato.

FOTOGALLERY
Di seguito alcune foto di Primula vulgaris – Primula comune
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