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Silene vulgaris
Silene vulgaris è meglio conosciuto in Italia come Silene rigonfia e con diversi nomi comuni tra cui Scoppiettini o Bubbolini. Ottima erba commestibile, assai apprezzata nel sud Europa. Scoprila in questo articolo
SILENE VULGARIS (Moench) Garcke (1869)
INDICE
Silene rigonfia – Scoppiettini – Bubbolini
Classificazione Cronquist
Divisione: | Magnoliophyta |
Classe: | Magnoliopsida |
Sottoclasse: |
Caruophyllidae |
Ordine: | Caryophyllales |
Famiglia: | Caryophyllacea |
Sottofamiglia: |
Silenoidae |
Genere: | Silene |
Specie: | S. vulgaris |
Nome italiano: | Silene rigonfia, Bubbolini |
Classificazione botanica: (Clade) |
Angiosperme |
Classificazione inferiore: (Clade) |
Eucotiledoni |
Tipo infiorescenza | Lasso a pannocchia, con fiori penduli su peduncoli flessuosi |
Forma vegetativa: |
Pianta erbacea perenne, con fusto semi-legnoso dal basso, Chamefit (Cameofite) piante a germoglio basso perennanti attraverso gemme al suolo (emicriptofita) |
Forma biologica: |
H scap – Emicriptofita scaposa |
Sesso: | Ermafrodita |
Impollinazione: | Anemogama o anemofila (vento), Zoogama (aminali), Autoimpollinazione |
Periodo fioritura: |
Italia interna: tra Maggio e Settembre; Aree mediterranee: tra Gennaio/Febbraio e Luglio/Agosto |
Semi: |
Numerosi semi di colore grigio reniformi e finemente spinosi |
Frutti: |
Capsula sferica, deiscente nella parte alta |
Diffusione: |
Anemogama o anemofila (vento) e autodispersione. Eliofila pioniera |
Habitat: |
Prati, incolti, radure e boschi radi. Specie sinantropa e nitrofila in mezz’ombra o piena luce |
Distribuzione-Corologia: |
Euroasiatica. Pianta cosmopolita dei climi temperati |
Protezione: |
In Italia non è specie protetta |
Scheda illustrativa:

ETIMOLOGIA
Il taxa Siléne ha origini relativamente note ma, tutto sommato ancora piuttosto incerte.
Questo genere è dedicato a Σειληνός Seilenós, Sileno (in latino Silenus), mitico padre adottivo di Bacco, rappresentato in forma umana, ma talvolta con orecchie, coda e persino zoccoli da cavallo e vestito di schiuma: forse allusione alla secrezione vischiosa che copre molte specie tra le Caryophyllaceae.
Nella mitologia romana, Silenio (Silenius) era un alcolizzato che, quando completamente ubriaco, si dice fosse completamente ricoperto da una specie di bava rassomigliante a quell’essudato che emettono le piante del genere Silene.
Altri tentativi di interpretazione del taxa fanno riferimento alla parola greca Sailon = saliva, riferendosi alla secrezione appiccicosa che si trova sugli steli delle piante di questa specie.
Più semplice invece l’origine dell’epiteto vulgaris, che è una parola latina. Vulgāris [vulgaris], vulgaris, vulgare, è un aggettivo di II classe il cui significato non è (come alcuni potrebbero pensare) volgare, ma bensì: comune, ordinario, consueto, usuale.
CURIOSA ORIGINE DEL BASIONIMO
Interessante l’origine del basionimo Silene vulgaris, originariamente Behen behen, quindi Behen vulgaris.
La pianta, già nel 1753, fu originariamente classificata dal Linneo col nome scientifico di Cucubalus behen.
Venne successivamente descritta da Konrad Moench (Mönch) nel suo Methodus plantas horti botanici et agri Marburgensis: a staminum situ describendi (1794) con il nome di Behen vulgaris . Il nome ora accettato come valido, fu pubblicato nel 1869 nella nona edizione di Flora von Nord- und Mittel-Deutschland.
In origine, il Mönch diede alla pianta il nome “Behen behen“, un tautonimo (nome scientifico composto da genere+specie con identico nome) che in botanica non è consentito, fu quindi dato alla specie il nomen novum Behen vulgaris.
Fu nel 1799 che August Wilhelm Eberhard Christoph Wibel collocò la specie nel nuovo genere Silene, in cui però, non era disponibile l’epiteto “behen” perché esisteva già un Silene behen L. (del 1753). Wibel diede quindi nuovamente alla specie un nomen novum: “Silene cucubalus“.
Questa ridenominazione risultava però superflua e non consentita, perché il nome Silene vulgaris era ancora disponibile. Fu perciò nel 1869 che Christian August Garcke corresse l’errore quando pubblicò la combinazione Silene vulgaris per questa specie e infatti oggi la tassonomia corretta per questa specie è: Silene vulgaris (Moench) Garcke (1869); Basionimo: Behen vulgaris Moench (1794)
NOMI COMUNI
In Italia sono numerosi i nomi comuni-dialettali per questa pianta che, nel nostro paese è assai diffusa e ben apprezzata quale erba edibile, con tradizione di raccolta pluri-secolare, la si conosceva e raccoglieva già ai tempi degli antichi romani.
Il suo nome comune ufficiale è Selene rigonfia, molti la conoscono ancora col nome obsoleto di Silene inflata.
Molti altri nomi comuni fanno ugualmente riferimento alla forma del suo fiore, ovvero al rigonfiamento del calice, una vescica a forma di palloncino ovaloide che, tra i bambini d’Italia, ma anche del resto d’Europa, è utilizzato come un rudimentale petardo.
Se si tiene infatti chiusa l’apertura del fiore, la parte deiscente, intrappolando l’aria all’interno del calice, a mo’ di palloncino, e successivamente lo si sbatte sul dorso della mano, si ottiene uno scoppietto, più o meno rumoroso, dovuto appunto allo scoppio del fiore.
Non a caso tra i nomi comuni-dialettali italiani più diffusi, c’è proprio Schioppettini.
Altri nomi comuni italiani sono: Bubboli, Bubbolina, Bubbolini, Bubboloni, Carletti, Crepaterra, Erba cucco o Erba del cucco, Farricelli, Grisol, Grixol, Schioppetti, Scioppettini (S-ciupetin in veneto), Sclopìt, Sculpit, Sonaglini, Stridoli, Strigoli, Stringoli, Sgrinzoi, Verzuoli.
Nelle regioni mediterranee, dov’è tradizionale la raccolta e consumo di quest’erba, è considerata a tutti gli effetti un ortaggio, tant’è che viene venduta nei mercati di Cipro, Creta, Malta, ma anche nel sud Italia; dove la pianta è più nota, abbondano i nomi comuni che, per esempio in Spagna, sono addirittura decine, come di seguito riportato:
Acoletas, alcadicea, alcaducea, alcanducea, alcandueca, alcoletas, ben blanco, berza, berzuela, blanca, botello, bragas de cuco, calzón de cuco, carnicuela, carnihuela, cascabelillo de Canarias, cebolla, churriana, cluxidera, cohetes, coleja, colejón, colellas, coleta, colleja, colleja común, colleja fina, colleja marina, collejas, collejas de España, collejas finas, collejicas finas, collejón, conehera, coneja, conejera, conejeras, conejina, conejinos, conejito de campo, conejuelas, coneles, conillets, cornagüela, cornahuela, cornihuela, cuetes, cunillos, estallaores, explotaculos, farifuelles, farolillos, guiso, hierba conejina, hierba de los truenos, manzana de cuco, manzanillón, petardos, pistones, polemonia, polemonio, raíz blanca, restallones, restallos, restralleta, restralletas, restrallete, restrallos, restrallón, roya, sanjuanines, santibañes, silena, tirabeques de la esperanza, tirapeoh, tiratiros, tracabols, trisco, triscos, truenos, verderuela
Nelle culture nordiche-artiche la Silene vulgaris è nota con un nome traducibile in “lacrima”, forse per via della già citata bava che produce. In Gran Bretagna infatti la pianta è detta Maiden’s Tears, le lacrime di Maiden che, in lingua inglese corrispondono a “lacrime di fanciulla”, riferendosi alle lacrime di dolore versante dalla Vergine Maria alla crocefissione di Gesù.
A tal proposito, in Svezia, il nome dialettale della località Gotland “Tarald“, viene tradotto come lacrima. Questo nome si basa su di una vecchia credenza che vuole che, piccole creature magiche (Trolls) avessero paura del Tarald perché, se lo avessero toccato, sarebbero stati colpiti da un dolore così profondo da indurli a piangere. Questa pianta veniva perciò utilizzata per scacciare i Trolls.
In varie zone d’Europa è usanza chiamare questa pianta con nomi che hanno a che fare con il fruscio, lo stridulo che descrive il rumore che fa la sua pianta se sfregata.
DISTRIBUZIONE
La Silene vulgaris / Silene rigonfia ha origini Mediterranne e più in generale Euroasiatiche.
Può esser definita una specie cosmopolita o comunque subcosmopolita poiché presente in tutto il nostro pianeta, ovunque vi sia un clima di tipo temperato (Paleotemperato). Può vegetare dal livello del mare fin verso i 1.800/2.200 mt d’altitudine, oggi grazie ai Cambiamenti Climatici, il suo areale si sta estendento anche alla Lapponia.
La culla di questa pianta è la regione mediterranea ma, oggi è comune nella maggior parte dell’Europa, della Macaronesia (gli Arcipelaghi situati davanti alle coste del Nord Africa), dell’Asia, con massima concentrazione nelle zone centro-settentrionali, fino alle porte della Siberia artica, ed estensione fin sull’estremo oriente russo (Siberia orientale, Sakhalin, penisola di Kamtschatka), Cina, Mongolia, India, Kashmir e Nepal.
Occasionali i ritrovamenti spontanei in Corea. Assente spontaneamente anche in Giappone, dov’è stata però introdotta dopo le grandi guerre, quale “verdura tipica italiana”, dall’esotico nome di Stridore/Stridulo, anche detta Erba Shiratama o Erba di giada bianca (白玉草 ), oggi coltivata in molti orti giapponesi.
In Europa è assente in alcune isole egee settentrionali della Turchia, in generale nel Mediterraneo orientale e Caucaso. Assente anche in tutte le zone desertiche asiatiche.
É abbastanza comune anche nel Nord Africa, soprattutto sui monti dell’Atlante. Ben presente in Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto, dove però la si rinviene prevalentemente con alcune sottospecie.
Nel corso del XIX secolo, la pianta è stata introdotta, dove ora risulta naturalizzata, in Nord e Sud America, oltre che in Australia. Negli Usa, dove non esiste una tradizione culinaria per questa pianta, viene trattata alla stregua di un’erbaccia pioniera infestante, perché disturba le coltivazioni di grano.
HABITAT
🍂🍁🌳 Ecologia della Silene vulgaris

L’habitat ideale della Silene rigonfia è principalmente quello dei prati, degli incolti, seguono le radure, cespuglieti, frutteti non arati, e boschi aperti.
Il suo biotopo più tipico è quello delle aree ben soleggiate, senza ristagni d’acqua, con suoli anche argillosi; è definita come una specie sinantropa (attratta dalle zone degradate-alterate dall’attività umana) e nitrofila (che si sviluppa su terreni ricchi di nitrati e di azoto) in mezz’ombra, ma preferibilmente in piena luce, perciò detta anche specie eliofila; spesso associata alle piante di ortica.
É una specie pioniera che colonizza immediatamente terreni precedentemente coltivati, prati o campi ben concimati, parchi e giardini cittadini, in questo caso si raccomanda di evitare di raccoglierla in questi due ultimi ambienti perché, potrebbe risultare fortemente contagiata da inquinanti di vario tipo, soprattutto metalli pesanti.
Nel sud Italia può spingersi fin verso i 2.500/2.800 metri. Sulle Alpi fin verso i 1.800/2.000 mt.
Gli habitat di crescita di questa pianta possono variare da regione a regione, anche e soprattutto in base alla sottospecie presente.
In Sicilia è presente principalmente Silene vulgaris ssp. aetnensis (Strobl) Pignatti.
Silene vulgaris ssp. glareosa (Jord.) Marsden-Jones & Turrill, oltre che in Italia, è presente anche in Spagna, Francia, Svizzera, Slovenia, Austria, Germania, Polonia, Ungheria, Romania e Bulgaria.
Nelle varie regioni mediterranee si possono trovare anche: S. vulgaris ssp. commutata; S. vulgaris ssp. macrocarpa; S. vulgaris ssp. prostrata; S. vulgaris ssp. suffrutescens; S. vulgaris ssp. vourinensis, infine S. vulgaris ssp. vulgaris.
DESCRIZIONE
Come riconoscere la Silene rigonfia
La Silene vulgaris è una pianta erbacea perenne, che gode di grande apprezzamento tra gli estimatori di erbe selvatiche commestibili, che ha sfamato milioni di poveri in tempi di guerra.
La si riconosce abbastanza facilmente, per l’aspetto inizialmente prostrato della parte erbacea che, secca durante la stagione fredda ma torna a vegetare dopo l’arrivo delle prime piogge non più fredde primaverili, con germogli che si originano attraverso gemme presenti al suolo.

Nella classificazione biotipica detta Sistema Raunkiær, questo tipo di pianta è detta: emicriptofita scaposa ovvero, pianta perenne con gemme situate alla superficie del suolo e protette, durante la stagione sfavorevole, da squame o guaine fogliari (in questo caso da agglomerati di steli fogliari secchi, che proteggono dal gelo gli stoloni sotterranei e le gemme superficiali), scaposa perché provvista di un asse fiorale che, alla base, è del tutto privo di foglie.
La pianta può raggiungere i 15-50 cm d’altezza, sporadicamente può arrivare fino a 80-100 cm, grazie a lunghi steli su cui si sviluppano le infiorescenze e relativi fiori e frutti.
Si presenta come un’erba dalle foglie che alla base formano una rosetta.
La sua morfologia è la seguente:
Radici
La pianta possiede una grossa radice semi-fittonante, ma che in alcuni casi può superare in lunghezza lo strato di humus, la rizosfera, raggiungendo persino lo strato minerale e/o la roccia frammentata, con una struttura radicale rizomatosa a base lignificata, dalla quale si departono numerose radichette che le danno l’aspetto di una carota.
Foglie e fusto

Sono dette del tipo ovato o lineari, lanceolate ovvero, strettamente ellittiche, ma con gli estremi appuntiti, di colore verde chiaro. Si generano a primavera formando rosette fogliari da cui poi emergono fusti fioriferi.
Le foglie basali sono glauche, ovvero dal tipico colore verde-acqua, verde-cenere, dovuto alla presenza di un sottilissimo strato di cera che le ricopre. Sono lunghe fino a 4-5 cm, relativamente spesse con margine finemente seghettato. Le foglie del gambo sono più triangolari e più piccole. Le foglie cauline, disposte lungo il fusto, sono invece sessili (→ sessile) perciò prive di peduncolo ed hanno una disposizione opposta.
Dopo un breve periodo vegetativo iniziale, in cui la pianta si presenta come una rosetta di tenere foglie, si forma un fusto dall’aspetto erbaceo che ascende vero l’alto formando vari nodi, al termine dei quali si presentano le 2 foglie cauline opposte.
Il peso dello stelo fiorifero, la pioggia o il vento, possono impedire allo stelo di ascendere franco verso l’alto ma, possono costringerlo a strisciare, per un relativamente lungo tratto, a terra.
Infiorescenza
All’apice del più o meno lungo stelo fiorifero, si forma l’infiorescenza. Questa è detta fascio a due facce.
É anche detta infiorescenza lasso e a pannocchia, dove infiorescenza lasso significa che contiene fiori allargati-sparsi (in un lasso di spazio), con fiori distanti l’uno dall’altro; mentre pannocchia indica un tipo di infiorescenza composta e non ben definita, costituita da un asse centrale da cui si dipartono tante infiorescenze disposte a grappolo, in genere provviste di peduncoli lunghi in basso (fino a 15 mm), poi progressivamente più corti verso l’alto (fino a 5 mm), conferendo al tutto un aspetto piramidale.
Può però anche esser detta ombrella sciolta.
Il sistema dei rametti che portano i fiori della Silene vulgaris è tecnicamente detto a cima bipara perché, l’infiorescenza cresce e si sviluppa su entrambi i lati rispetto al fiore centrale apicale.
La pianta è di tipo ermafrodita con fiori che possono essere sia unisessuali che/o bisessuali. Questi possono poi cambiare di sesso a seconda delle necessità. Nel Nord America, su alcune piante sono stati riscontrati, non solo il cambio di sesso, ma anche la presenza contemporanea di fiori bisessuali e fiori femminili all’interno della stessa infiorescenza.

Fiori
I fiori della Silene rigonfia, come lascia intendere il suo nome comune, posseggono un calice dalla caratteristica forma rigonfia a palloncino ovoidale del tipo gamosepalo, ovvero provvisto di sepali concresciuti, fusi insieme, del diametro di 2-3 cm.
Questo ha un colore variabile che può spaziare da un verdino-acqua assai chiaro-biancastro, ad un verde pallido, rosa, rosato, ma anche bianco-biancastro, con colori decisamente più chiari nei fiori adulti, più scuri, bruno chiaro-violetto nei fiori ancora chiusi ma, la sua caratteristica principale non è tanto il colore, che può variare da pianta a pianta, bensì la presenza sulla sua superficie di caratteristiche venature-nervature, sempre presenti in numero di 20, disposte in senso longitudinale, dalla base all’apice del calice, collegate tra loro da altre nervature trasversali, di forma ed aspetto assai variabile, più o meno evidenti, tanto da poter addirittura formare una vero e proprio reticolato.
All’interno del calice si trovano sia l’ovario che la capsula frittifera, sull’esterno si forma la corolla con 5 petali di colore bianco o al più rosato chiaro, questi sono fortemente lobati, tanto da far sembrare che siano 10 petali anziché 5.
Fuoriescono dal calice 10 stami e 3 stili con stigmi lievemente pubescenti. Il fiore maschile ha 10 stami disposti in due spirali con 5 stami in ogni spirale. Il fiore femminile ha invece 1 solo pistillo con 3 stigmi.
Il periodo di fioritura varia da regione a regione, a seconda dell’andamento termico. Assai precoce nelle isole mediterranee, con prime fioriture già entro la fine di gennaio sulle isole più piccole, entro fine febbraio in Sicilia, entro marzo nel resto delle zone costiere mediterranee, entro aprile nei primi entroterra poi, tra maggio e giugno tra colli e monti, con fioriture ulteriormente ritardate man mano che ci si porta a nord, verso le zone artiche, ed una fioritura assai breve, mediamente tra giugno ed agosto in Scandinavia.
Le fioriture in genere si protraggono per 4-5 mesi nel centro e sud Europa, non oltre i 3 mesi nel settentrione europeo.
Queste avvengono i tre fasi: inizialmente maturano gli stami esterni e, solo quando questi saranno appassiti, inizieranno a maturare anche gli stami interni, presenti sulle 2 spirali contenute nel calice. A questo punto, giunti alla terza fase, il pistillo potrà maturare.
I fiori risultano avere i petali arricciati-raccolti durante le ore diurne più calde ma, questi si distendono con cieli coperti, in ombra, ma soprattutto a partire dal tramonto e per tutta la notte, quando viene anche rilasciato un piacevole profumo, simile ai chiodi di garofano, che dovrà attirare insetti impollinatori (in particolar modo falene-farfalle notturne → impollinazione entomogama) anche se, è possibile anche l’autoimpollinazione-autofecondazione.
Vento (dispersione anemocora), api, farfalle, mosche ed altri insetti, possono tutti insieme o singolarmente, favorire l’impollinazione. Api, bombi e vespe sono in grado di bucare il calice per accedere al nettare.
Frutto e semi
Il frutto è una capsula rigida, semi-legnosa a maturità, che ospita i semi; ha forma globoso-piriforme ed è deiscente, ovvero ha forma di un globo allungato a foggia di pera, con apertura apicale (deiscente). Non è caduco ma bensì peristente. Invecchia all’apice dello stelo fiorifero e rimane presente fin tanto che le avversità meteorologiche non lo faranno decomporre.
Il suo apice è provvisto di una corolla formata da 6 piccoli lobi o denti appuntiti.
Nella capsula si formano da pochi a 50 semi a forma di rene (reniformi) di colore grigio scuro-bruno chiaro, lunghi fino a 2-3 mm e provvisti di piccoli tubercoli, sporgenze che, nell’evoluzione della specie, sono stati generati per facilitare il trasporto dei semi (dispersione) da parte delle fauci delle formiche.
La propagazione di questa pianta non avviene solamente per seme ma anche attraverso stoloni sotterranei.
COSA E QUANDO SI RACCOGLIE
La pianta della Silene vulgaris, Silene rigonfia è ottimamente commestibile.
Cosa si raccoglie? Di solito solamente le tenere foglioline-teneri germogli.
Quando? A inizio primavera, prima della fioritura.
Le tenere foglioline primaverili, la parte più tenera dei germogli, questi vanno pizzicati e raccolti per un’altezza all’incirca di non più di una decina di centimetri e possibilmente prima della fioritura perché, a fioritura in corso le foglie iniziano ad indurire divenendo sempre più coriacee-cerose.
In primavera, la si può trovare in vendita nei mercati italiani, in Francia, Spagna, Grecia, Ungheria, Malta, Cipro e Creta.
UTILIZZI IN CUCINA
Le giovani e tenere foglie possono esser consumate sia crude, nelle insalate, che cotte, meglio se scottate al vapore.
Se consumate crude hanno un sapore dolciastro simile alle pere acerbe o ai piselli crudi, con un leggero retrogusto amarognolo. Da cotte il sapore ricorda ancora quello dei piselli cotti o degli asparagi.
► Queste contengono saponina, una sostanza potenzialmente tossica per il corpo umano ma che, di norma transita nel tratto intestinale senza esser assorbita, quindi senza provocare problemi se non, un effetto lassativo che potrà esser maggiore, tanta più verdura si sarà consumata, soprattutto cruda o poco cotta, dal momento che la saponina scompare con un bollore prolungato.
⚡Lavare le foglie, prima di cucinarle, con acqua e bicarbonato, può contribuire ad eliminare eventuali batteri presenti sul terreno, inquinanti e parte della saponina inclusa nella cera protettiva che ricopre le foglie stesse⚡
L’utilizzo in cucina avviene solitamente sbollentando le foglie in acqua, poi attraverso una seconda cottura, saltate velocemente in olio o burro, mangiate sia calde che fredde. C’è chi gradisce lasciarle raffreddare e poi condirle con anche aceto come insalata cotta. Alcuni chef propongono una purea di foglie cotte-frullate, dal sapore di spinacio aromatizzato al garofano. Si possono utilizzare anche per realizzare delle vellutate.
Possono esser cucinate anche come alternativa agli spinaci, usandole come ripieno per paste-ravioli, in risotti, misestre, frittate o in sfiziose polpette fritte o torte salate.
Da provare il pesto di foglie di Silene con noci, oppure la crema di Silene e nocciole, entrambi condimenti ideali per sfiziose paste o condimenti per crostini. Ancora più sfiziosi i Carletti fritti in pastella-tempura, squisito ed insolito aperitivo.
Nell’Italia orientale la Silene è spesso nota in italiano come Silene inflata, in cucina ha una tradizione antichissima ma, in generale, in tutt’Italia a inizio primavera è possibile vedere persone chine tra prati e campi, intente a raccogliere i suoi gradevoli germogli, spesso abbinati-insieme ai germogli di Tarassaco.
Nella regione spagnola de La Mancha, si prepara un gazpacho manchois vedovo (gazpacho viudo), a base di foglie di Silene rigonfia.
Nella Spagna settentrionale, si prepara una frittata con le foglie, chiamata Tortilla de Collejas.
Nelle isole Baleari, le foglie di Silene sono considerate una vera e propria verdura, uno degli ingredienti principali del “Cuinat“, uno stufato vegetariano, che di solito si prepara a Pasqua.
Nell’isola di Creta si chiama Agriopapoula e si usa cucinarla come fossero cime di rapa, rosolata in olio, aglio e peperoncino.
A Cipro è conosciuta come Strouthouthkia o Tsakrithkia, la si compra al mercato o la si coltiva neglio orti, tanto è apprezzata.
⛔⚡ Si raccomanda di non eccedere mai nel consumo di quest’erba che, pur essendo ottimamente commestibile, con la sua saponina potrebbe irritare gli intestini più sensibili. Da evitare ai soggetti che soffrono di colite-colon irritabile⛔
USI MEDICINALI
La tradizione vuole che questa pianta abbia una indiscussa proprietà lassativa, buona azione diuretica e depurativa per il fegato. Gli si attribuisce anche un blando effetto stimolante sul metabolismo e ottime proprietà antiossidanti.
É un rimedio naturale contro la pelle secca. Il suo succo vegetale viene utilizzato per curare i catarri oculari.
La pianta è composta per l’80% da acqua, fibre, lipidi, carboidrati e proteine.
É naturalmente ricca di Vitamina C, ha molti sali minerali e fenoli, saponine, acidi grassi tra cui acido oleico, acido linoleico (omega 6), acido alfa linelenico ALA (omega 3), acido euricico (omega 9 monoinsaturo), acido palmitico ed acido stearico. Contiene anche mucillagini.
É anche ricca di lattosina (è stato dimostrato che un tetrapeptide isolato dalla β-lattoglobulina f142-f145, denominato “β-lattosina B” ha una significativa attività antiipertensiva quando somministrato per via orale a ratti spontaneamente ipertesi), ovvero oligosaccaridi (glucidi formati dall’unione di un numero relativamente esiguo di monosaccaridi) e galattosio (monosaccaride o zucchero semplice).
Nella tradizione erboristica del nord Europa, il decotto di radici di Silene vulgaris in acqua o nel latte, si utilizza come emetico (provoca il vomito), come antidoto contro le intossicazioni, nella cura della stipsi, dolori intestinali, pruriti, scabbia e altre allergie-disturbi della pelle.
Le radici essiccate vengono utilizzate per le loro proprietà cordiali (in una soluzione idroalcoolica, a gradazione alcolica di circa 40% volume, viene servito come digestivo e tonico) e cefaliche, ovvero calmanti, che guariscono emicranie e mal di testa di origine nervosa.
La saponina, contenuta sia nelle foglie che, soprattutto nelle radici, è un sapone naturale. Strofinando i fiori o le foglie, le saponine in essi contenute, avranno identica funzione di un sapone per le mani.
Nell’industria cosmetica la Silene vulgaris-Silene rigonfia si utilizza per realizzare creme emollienti e saponi.
Nei paesi nordici si dice che questa pianta stimoli la produzione di latte delle mucche.
FOTOGALLERY
Di seguito alcune foto di Silene vulgaris – Silene rigonfia, Carletti, Schippettini
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