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Imleria Badia, Boletus Badius, Castanello
Imleria Badia è normalmente conosciuto col nome di Boletus badius ma anche Castanello/Castagnino/Boleto baio, ma quanti nomi ha questo fungo che, spaventa ancora molti cercatori a causa del suo possibile cambio di colore? Dove cercarlo, come riconoscerlo, curiosità su questo fungo, a lungo considerato come uno Xerocomus
Imleria badia (Fr. :Fr.) Vizzini, Index Fungorum 147: 1 (2014)
Sinonimi obsoleti:
- Boletus badius (Fr.) Fr., Syst. mycol. (Lundae) 1: 515 (1821)
- Boletus badius var. glaber Grund & K.A. Harrison, Biblthca Mycol. 47: 116 (1976)
- Boletus badius var. glutinosus (Krombh.) Smotl., Sber. K. böhm. Ges. Wiss. Prag, Math.-Naturwiss. Cl.: 41 (1912) [1911]
- Boletus badius var. macrostipitatus Grund & K.A. Harrison, Biblthca Mycol. 47: 118 (1976)
- Boletus castaneus f. velutinus Cetto, I Funghi dal Vero, Vol. 6. Edn. 2 (Trento): 491 (1991)
- Boletus castaneus var. badius (Fr.) Fr., Elench. fung. (Greifswald) 1: 126 (1828)
- Boletus castaneus ß badius Fr., Observ. mycol. (Havniae) 2: 247 (1818)
- Boletus glutinosus Krombh., Naturgetr. Abbild. Beschr. Schwämme (Prague) 5: 11 (1836)
- Boletus limatulus Frost, Bull. Buffalo Soc. nat. Sci. 2: 104 (1874) [1874-1875]
- Boletus vaccinus Fr., Epicr. syst. mycol. (Upsaliae): 420 (1838) [1836-1838]
- Dictyopus aereus var. vaccinus (Fr.) Quél., Enchir. fung. (Paris): 159 (1886)
- Imleria badia f. vaccina (Fr.) Klofac [as ‘vaccinus‘], in Klofac & Krisai-Greilhuber, Öst. Z. Pilzk. 25: 1 (2016)
- Imleria badia var. limatula (Frost) Blanco-Dios, Tarrelos 20: 30 (2018)
- Ixocomus badius (Fr.) Quél., Fl. mycol. France (Paris): 412 (1888)
- Rostkovites badius (Fr.) P. Karst., Revue mycol., Toulouse 3(no. 9): 16 (1881)
- Suillus badius (Fr.) Kuntze, Revis. gen. pl. (Leipzig) 3(3): 535 (1898)
- Suillus limatulus (Frost) Kuntze, Revis. gen. pl. (Leipzig) 3(3): 535 (1898)
- Suillus vaccinus (Fr.) Kuntze, Revis. gen. pl. (Leipzig) 3(3): 536 (1898)
- Tubiporus vaccinus (Fr.) P. Karst., Bidr. Känn. Finl. Nat. Folk 37: 6 (1882)
- Tubiporus vaccinus var. ebulbis Fr. ex P. Karst., Bidr. Känn. Finl. Nat. Folk 37: 6 (1882)
- Viscipellis badia (Fr.) Quél., Enchir. fung. (Paris): 156 (1886)
- Xerocomus badius (Fr.) E.-J. Gilbert, Les Livres du Mycologue Tome I-IV, Tom. III: Les Bolets: 92 (1931)
- Xerocomus badius f. labyrinthicus Wichanský, Česká Mykol. 14(1): 49 (1960)
- Xerocomus badius f. vaccinus (Fr.) Klofac, Öst. Z. Pilzk. 16: 258 (2007)
- Xerocomus badius var. limatulus (Frost) Snell, Mycologia 37(3): 383 (1945)

Imleria badia (Fr. : Fr.) Vizzini 2014
Divisione: | Basidiomycota |
Classe: | Agaricomycetes |
Ordine: | Boletales |
Famiglia: | Boletaceae |
Genere: | Imleria |
Specie: | Imleria badia |
Nome italiano: | Castagnino, Boleto baio, Porcino Baio, Pinaiolo |
Tipo nutrimento: | Simbionte micorrizico |
Periodo vegetativo: | Estivo-autunnale, in assenza di gelo e neve può vegetare fino in pieno inverno |
Commestibilità o Tossicità: | Ottimo commestibile |
Imleria badia, Porcino Baio
INDICE
- 1 Imleria badia, Porcino Baio
- 1.1 NOMI VERNACOLARI INTERNAZIONALI
- 1.2 NOMI COMUNI ITALIANI
- 1.3 Traduzioni in italiano dei nomi internazionali
- 1.4 Imleria badia, Boletus badius, qual è il suo vero nome?
- 1.5 INQUADRAMENTO SCIENTIFICO
- 1.6 DISTRIBUZIONE
- 1.7 HABITAT / ECOLOGIA
- 1.8 CURIOSITA’ SU IMLERIA BADIA
- 1.9 SEGNI DISTINTIVI / CARATTERISTICHE
- 1.10 Commestibilità e tossicità dei funghi Badius
- 1.11 SPECIE SIMILI / SOSIA DI IMLERIA BADIA
- 1.12 FOTOGRAFIE DI IMLERIA BADIA
- 1.13 Condividi:
- 1.14 Correlati
Imleria badia (Fr. :Fr.) Vizzini 2014
sinonimo: Badius

NOMI VERNACOLARI INTERNAZIONALI
- English: Baby bolete
- Afrikaans: Bruin bolee
- čeština: hřib hnědý
- Cymraeg: cap tyllog gwinau cleisiog
- dansk: Brunstokket rørhat
- Deutsch: Maronen-Röhrling, Marone
- Ελληνικά: Βωλίτης ο κακός
- español: Boletus badius, boleto bayo
- euskara: Onddo arre
- suomi: ruskotatti
- français: Boletus badius, Bolet bai, Bolet fauve, Cèpe des châtaigniers,
- lietuvių: Rudakepuris aksombaravykis
- latviešu: Lāču samtbeka
- magyar: Barna tinóru
- Nederlands: Kastanjeboleet
- norsk: Svartbrun rørsopp
- polski: Podgrzyb brunatny, Podgrzybek brunatny
- română: Hrib murg, bureți pietroși, hrib roșcat, pitoance de brad
- svenska: Brunsopp
NOMI COMUNI ITALIANI
Il fungo Imleria badia in Italia è meglio conosciuto col nome vernacolare di Badius / Boletus badius, spesso lo si sente però anche chiamare: Castanello / Castagnino 🍄🌳
Forse non tutti sanno però che il termine ‘Castagnino‘ non è riferito al potenziale albero simbionte di questo fungo, ovvero al Castagno, ma bensì al color marrone castano (fulvo, baio), che di solito contraddistingue il cappello di questo fungo, così com’è chiamato in gran parte d’Europa dov’è noto come Porcino marrone o Porcino color Castano. Il nome generico di questo fungo deriva infatti dal vocabolo latino badius (bădĭus) = baio, castano.
La sua distribuzione è decisamente ampia sull’intero territorio nazionale, includendo praticamente tutti gli orizzonti climatici, dal mare agli alti monti.
Non esiste un nome veranacolare unico, adottato su tutto il territorio nazionale ma, forse quello che può esser considerato il più rappresentativo tra tutti è certamente ‘Badius‘, nome che riprende l’antico epiteto del 1800.
Nel Nord Italia è comunemente chiamato Castanello/Castagnino, con tutte le varianti dialettali locali, mentre nel Centro e Sud Italia si preferisce chiamarlo all’italiana Baio / Boleto Baio, che poi è la traduzione del termine latino.
Nelle regioni in cui sono presenti Pinete o Abetaie viene frequentemente chiamato anche Pinaiolo, da non confondere però col nome Pinarolo, adottato per i fungi del Larice ed altri Suillus.
Tra Lombardia e vicina Svizzera italiana, viene normalmente detto Castanello/Castagnino, con le varianti dialettali locali di: Castagnett, Castagnín, Castegnin, Castanél, Castagnitt, Castagneu, Castagneau, Ninsurin .
Tra Piemonte e Valle d’Aosta è semplicemente conosciuto come Badius, Baio, Pinaiolo / Pinaròl o Nocciolino, ma anche come Fungo matto, così come sbrigativamente sono detti tutti i Porcini che cambiano colore e che, possono anche esser chiamati indistintamente Func Frê.
Nel Triveneto è noto come Porcino Baio o Pinaiolo.
In Liguria è il Ferrando giano, Ferrando giallo o Ferrando Baio, da non confondersi con il normale Ferrando che invece corrisponde al Porcino dal Piede Rosso (Neobetus erythropus).
In Toscana e Centro Italia è conosciuto come Boleto fulvo o Boleto Baio.
Pochi i nomi dialettali noti del Sud Italia, Falso munito in Campania. Qualche nome locale in più in Calabria, dov’è ben diffuso e noto come Fungiu di castagnara / Fungiu ‘e Pinu, Lardaru e Zappinaru, in realtà in regione, soprattutto tra Reggino e Vibonese, i funghi Lardari e Zappinari sono quasi tutti i Boleti indefiniti, che non siano i classici Porcini. Infine Funcia castagnara in Sicilia.
Traduzioni in italiano dei nomi internazionali
Imleria badia è un fungo che vanta notorietà, rispetto e grande apprezzamento in Europa, così come in molte altre parti del mondo dove, viceversa il fungo Porcino è ritenuto un Boleto di serie B, per via della sua tendenza a diventare limaccioso/viscido in cottura, cosa che non accade con i Boletus Badius.
Ovunque vi siano foreste di Conifere, questo fungo viene cercato e raccolto con la stessa enfasi con cui si raccolgono i Finferli. Grande apprezzamento lo ottiene in tutte le regioni alpine, oltre che nel Nord ed Est Europa ma, anche in Nord America, nel Messico, dov’è normalmente commercializzato nei mercati ed in estremo Oriente tra Cina, Taiwan e Giappone.
I nomi internazionali, tradotti in italiano suonano pressappoco così:
- Boleto Baio in lingua inglese,
- Boleto castano in lingua Boera Sudafricana,
- Porcino castano o Porcino marrone in Arabo,
- Porcini Polacchi in Bielorussia, Ucraina e Russia, anche Porcino marrone, Fungo color sabbia (fulvo, baio),
- Porcino color terra o Fungo asciutto in Boemia,
- Fungo Orata o Sarago nella Repubblica Ceca,
- Porcino marrone, Porcino castano, Fungo fulvo in polacco,
- Porcino color castano o Porcino dal cappello marrone/Porcino castagnino in lingua tedesca e olandese,
- Porcino dal cappello color pipa marrone in Danimarca e Norvegia,
- Porcino marrone in lingua basca, Porcino castano in spagnolo,
- Porcino nocciola, rosso, castano o secco, di Abete, in rumeno,
- Porcino dal cappello vellutato castano in cinese.
Imleria badia, Boletus badius, qual è il suo vero nome?
Imleria badia, questo è il suo attuale nome scientifico, attribuito dal micologo Alfredo Vizzini nel 2014. (Index Fungorum no. 147). In precedenza, era considerato appartenente al genere Xerocomus e, prima ancora, al genere Boletus.
Questo taxon fu classificato per la prima volta nel 1818 da Elias Magnus Fries, come una forma di boletus, chiamandolo appunto: Boletus castaneus ß badius . Lo stesso autore nel 1832 lo elevò al rango di specie quale: Boletus badius. Il boleto baio/Badius venne riclassificato nel 1931 da Édouard-Jean Gilbert come Xerocomus badius, su molti libri non aggiornati è ancora riportato con questa nomenclatura. I moderni studi filogenetici molecolari hanno dimostrato che il genere Xerocomus (Boleti dotati di tubuli a spugna al di sotto del cappello) è polifiletico, non discende cioè da un antenato comune, perciò Imleria badia non è strettamente correlato a questo genere, motivo per cui diverse specie ex Xerocomus sono state recentemente trasferite ad altri generi (ad esempio Imleria o Xerocomellus).
Come già anticipato, in Italia è uso comune chiamare questo fungo semplicemente con il breve epiteto di Badius.
INQUADRAMENTO SCIENTIFICO
Imleria badia / Boletus badius è un fungo simbionte micorrizico, talvolta saprofita lignicolo
Vegeta sviluppando Ectomicorriza, specialmente su muschio/humus, in associazione con diversi alberi, prevalentemente con le Conifere.
Desidera terreni silicei, esclusivamente acidi.
Sebbene il Boleto badius sia prevalentemente specie micorrizica, così come si legge su molti libri di testo o sul web, può avere frequenti tendenze saprofitiche e potrebbe quindi essere in grado di utilizzare questo stile di nutrimento in varie circostanze, soprattutto quando colonie di questi funghi si vengono a trovare in un habitat ricco di humus costituito da abbondante lignina in decomposizione. Personalmente mi è addirittura capitato spesso di rinvenirlo su vecchi rami di conifere-alberi a terra, in piena decomposizione, in habitat molto umidi.
In foto, Imleria badia / Boletus badius / Castanello, cresciuto su tronco in decomposizione:

Le ectomicorrize formate tra Imleria badia ed Abete rosso (Picea abies) sono provviste di guaine ifali attive che hanno un maggiore potenziale di immagazzinamento di preziosi sali minerali quali: azoto, ferro, fosforo, magnesio, potassio e zinco, che altri funghi micorrizici non posseggono, indicando che il fungo è ben adattato a vivere e preferire i suoli acidi con le sue micorrize che risultano particolarmente efficienti nell’assorbimento e nello stoccaggio di macronutrienti.
Durante le nostre osservazioni-ricerche, abbiamo osservato micorrize nelle foreste naturali (o artificiali-rimboschimenti e giardini), oltre che con l’Abete rosso, in ordine di preferenza soprattutto con:
- Pino Strobo (Pinus strobus),
- Abete di Douglas (Douglasia costiera o più propriamente Pseudotsuga menziesii, impropriamente detto: Pino dell’Oregon),
- Pino mugo (Pinus mugo Turra), Pino Laricio (Pinus nigra laricius),
- Faggio (Fagus sylvatica),
- Carpino bianco (Carpinus betulus),
- Quercia (Quercus sp.), meno frequente tra le Querce canadesi (Quercus rubra),
- Castagno (Castanea sativa), Nocciolo (Corylus avellana),
- Pino Silvestre (Pinus sylvestris), Pino Nero (Pinus nigra),
- Abete bianco (Abies alba),
- Pino Cembro (Pinus cembra),
- Cedro del Libano (Cedrus libani),
- Orniello (Fraxinus ornus),
- Betulla (varie specie),
- Tuia (Thuja sp.),
- Larice (Larix decidua).
Puoi approfondire la tua conoscenza sugli alberi da funghi leggendo il nostro articolo: TUTTI GLI ALBERI DEI FUNGHI PORCINI.
DISTRIBUZIONE
Il Boleto Baio / Imleria badia è originario dell’Eurasia e Nord America.
Oggi risulta essere più diffuso nei boschi di Conifere o boschi misti, più sporadico nei boschi puri di sole latifoglie.
Lo si può trovare nelle grandi foreste del centro e nord Europa, così come nelle foreste miste dell’Europa meridionale e orientale.
Abbonda nelle foreste di conifere della Polonia, Repubblica Ceca/Slovacca, in Germania, soprattutto nella Foresta Nera, in Francia tra Alpi, Massiccio Centrale, Giura e Pirenei (anche spagnoli), in Gran Bretagna, Scandinavia, Repubbliche baltiche ex sovietiche, Russia, Romania, Mar Nero-Caucaso e Turchia.
Nel resto del pianeta è censito in Asia, in Giordania, Cina continentale, Himalaya, Taiwan e Giappone.
Nel Nord America, in Canada orientale mentre negli USA è certificata la presenza nello stato del Minnesota e sui monti Appalachi. A sud il suo aerale si estende anche nel Messico centrale.
Sempre nel Nord America esitono due varietà di questo fungo:
- Imleria badia var. macrostipitatus (a gambo grosso), tipico del Canada orientale fin negli stati del Maine e New York negli USA
- Imleria badia var. glaber (a gambo glabro), tipico dell’Atlantic Ecozone del Canada orientale
Grazie alla globalizzazione, la particolare varietà ‘macrostipitatus‘ potrebbe nel frattempo esser già giunta anche nei boschi delle Alpi italiane. Diversi lettori ci hanno sottoposto, e ne abbiamo trovati anche di persona, Badius dal gambo così grosso e tozzo da sembrare a tutti gli effetti dei funghi Porcini.
HABITAT / ECOLOGIA
🌲🌿🍂🍁L’HABITAT del fungo IMLERIA BADIA / Badius
Questo fungo non ama particolarmente il caldo, ma preferisce di gran lunga i boschi fresco-umidi. Il fungo Badius è uno dei funghi più raccolti dalle popolazioni del Centro e Nord Europa. In Germania, Austria, Polonia, Cechia e Slovacchia per esempio, insieme con il finferlo / galletto, il Badius è il fungo più raccolto ed apprezzato. A renderlo così popolare non è certo il suo aroma che, difficilmente potrà far concorrenza al più blasonato fungo Porcino ma, di sicuro la sua consistenza, che regge bene anche lunghe cotture.
Lo si può trovare sia in mezzo a spessi strati di muschio, che nella spessa lettiera di aghi, dove il substrato risulta costantemente più umido.
Il suo periodo vegetativo è prettamente estivo-autunnale ma, nel corso degli ultimi decenni, questo si è dilatato fino a giungere nel cuore dell’inverno, in assenza di venti gelidi, gelate e nevicate.
Come descritto nel paragrafo relativo alla distribuzione, in Italia il fungo è assai comune nei boschi del Nord, diventa un po’ meno diffuso al Centro e più raro al Sud, salvo come al solito, nelle fresche foreste di Conifere montane della Sila e Serre Vibonesi-Reggine, tanto in boschi naturali, quanto in boschi artificiali.
Risulta molto diffuso dopo abbondanti piogge, ma non ama ristagni d’acqua
I corpi fruttiferi possono nascere singolarmente, sparsi sul terreno, talvolta anche a piccoli gruppetti di pochi esemplari ravvicinati, spesso ben nascosti tra gli aghi di pino, al punto che molti cercatori, scambiandoli per funghi Porcini, delusi per il mancato ritrovamento porcino, con estrema ignoranza e maleducazione, decidono di prenderli a bastonate.
La fruttificazione tende a raggiungere il picco tre o quattro giorni dopo la pioggia durante la stagione calda, al punto che è possibile considerarlo come uno tra i più igrofili tra i funghi con la spugna simili a Porcini. La ragione è che il gambo di questo fungo risulta piuttosto coriaceo-duro e ben resistente all’eccesso d’umidità che eventualmente può esser trasmessa dal suolo. Questa può verificarsi anche in aree erbose coperte di muschio e, per questa ragione è considerato un potenziale forte assorbitore di sostanze radioattive, come potrai leggere poco più avanti.
Non essendo fungo esclusivamente micorrizico, lo si può rinvenire anche su ceppi di alberi in decomposizione, oltre che su lettiere con molti aghi e legno morto in decomposizione. In alcuni casi, è probabile che questa specie si nutra esclusivamente da saprofita, non legandosi affatto alle radici degli alberi dove cresce, ed è questo probabilmente il caso delle Latifoglie.
Molto spesso, lettori che frequentano boschi caldi mediterranei, ci inviano fotografie di funghi simil-castanelli ma, frequentemente non si tratta di veri e propri Badius, ma di affini specie di Xerocomus o Xerocomellus.

CURIOSITA’ SU IMLERIA BADIA
Assorbimento di radioattività
La spiccata attitudine di questo fungo di vegetare su spessi strati molto umidi di aghi o sul muschio, fa sì che, in terreni in cui vi è stata una contaminazione con sostanze radioattive, questi possono attingere più facilmente ad acqua contaminata dal terreno circostante.
Il fungo accumula la maggior parte dell’eventuale materia tossica, all’interno dei pigmenti marroni contenuti nei cappelli. Si tratta nella fattispecie dei polifenoli Badione A e Norbadione A , quest’ultimo correlato a una famiglia di pigmenti di funghi noti come acidi pulvinici, che hanno la capacità di complessare il cesio. Eliminando la cuticola colorata del cappello, si può ridurre significativamente l’eventuale livello di contaminazione radioattiva.
Norbadione A è stato studiato approfonditamente, per la sua capacità di fornire una protezione contro gli effetti dannosi delle radiazioni ionizzanti. I test con colture cellulari effettuati sui topi, mostrano che, sebbene abbia un effetto protettivo, risulta esser tossico per le cellule a dosi elevate.
Il fungo può avere un potenziale come agente di biorisanamento per ripulire i siti contaminati .
In molte regioni d’Europa, soprattutto dell’Est Europa e regioni alpine, a distanza di quasi quarant’anni dall’incidente nucleare di Chernobyl (Disastro di Černobyl), l’isotopo 137 Cs è ancora presente e supera tutt’ora il valore limite di 600 Becquerel per chilogrammo imposto per i prodotti alimentari dall’Unione Europea.
Uno studio tedesco ha mostrato che i funghi raccolti dal 1986 al 1988 avevano un contenuto di cesio radioattivo da 8,3 a 13,6 volte maggiore rispetto ai funghi raccolti prima dell’incidente del 1985.
In Italia, un approfondito studio effettuato da Arpa Piemonte, ha stabilito che il fungo Imleria badia è risultato essere il più radioattivo tra tutti i vari funghi raccolti in regione, seguito dal Cortinario Rozites caperata o Cortinarius caperatus e poi dal Neoboletus Praestigiator, ex Erythropus.
Diciamo però subito che, a scanso di equivoci, i valori maggiori, per quanto di molto superiori ai limiti consentiti per legge, presuppongono una condizione di pericolo solo nel caso in cui si consumino quantità di questi funghi davvero importanti (di almeno 20 kg all’anno).
Sulla base di questo studio risulta quanto segue:
- A Tavigliano (Bocchetto Sessera) (provincia di Biella) si è misurato il livello record per quanto riguarda il fungo Imleria badia (ex Badius) in Piemonte, ovvero di 780.7 Bq/Kg
- A Verbania il campione ha misurato ben 594.11 Bq al Chilo
- 499.63 a Trivero località Caulera (ora Valdilana, provincia di Biella)
- 399.74 a Camandona (Biella)
- 220.89 a Crevoladossola (Verbania)
Nonostante le misurazioni effettuate sui monti dell’alto Canavese, alto Biellese, alta Valsesia ed Ossola, abbiano restituito valori localmente eccessivi di radecesio (Cesio Cs-137, Cs-134), nei relativi fondovalle i valori risultavano decisamente inferiori.
Per esempio in bassa Valsesia, a Borgosesia (Vercelli) si misuravano valori di appena 1.73 Bq/kg.
- 14.61 a Pinasca nel Torinese
- 25.28 al Rifugio di Monte Solivo presso Soprana (Biella), questo ad una sola ventina di chilometri di distanza dal picco massimo registrato al vicino Bocchetto Sessera di Tavigliano
- 5.61 a Giaveno (Torino)
Valori quindi del tutto dissimili da zona a zona, a seconda della quantità di Cesio depositato dalle piogge durante il transito della nube radioattiva giunta dopo la fuga radioattiva di Chernobyl del 26 Aprile 1986.
SEGNI DISTINTIVI / CARATTERISTICHE

Corpo fruttifero / Cappello
Imleria badia / Boleto Baio / Badius non è facilissimo da distinguere da altri funghi assai simili, tutt’ora appartenenti al genere degli Xerocomus, o trasferiti nel neonato genere degli Xerocomellus.
In genere si tratta di funghi dall’aspetto porcino, ma con il cappello secco/asciutto/vellutato e non lucido e con la carne che può virare all’azzurro/blu/verde, più o meno intensamente a seconda della specifica specie. In pratica possono esser definiti come i classici “cambiacolore“.
Tolta la varietà I. badia var. macrostipitatus, che ha gambo massiccio, per il resto si tratta di funghi a gambo smilzo a grissino.
Il cappello o pileo ha la classica forma dei funghi Porcini, ovvero da emisferica a convesso-pulvinata, successivamente con l’età, appianata. La sua superficie non è liscia-lucida ma piuttosto secca, finemente tomentosa, leggermente viscida con tempo piovoso, con un colore che può variare dal castano-baio al marrone rossiccio, fino ad arrivare al marrone-bruno, o bruno-nerastro.
Spugna / Tubuli / Pori
E’ da tutti confidenzialmente definito come fungo a spugna (fungo provvisto di spugna) dove, quest’ultima è costituita da un fitto insieme di tubuli lunghi, adnati che, nell’insieme, le conferiscono un colorito giallognolo che può variare dal crema al verdognolo-olivastro, a secondo dell’età del fungo.
I pori sono piccoli, variamente angolosi e concolori con i tubuli. Se pressati virano rapidamente ad un tenue verde/bluastro, a differenza di altre specie simili che diventano immediatamente blu scuro.
In foto → primo piano sulla ‘spugna’ di Imleria badia / Boletus badius / Castanello:

Gambo / Stipite
Come già detto precedentemente, il gambo di questo fungo risulta snello, cilindrico, ‘a grissino’, talvolta anche curvo, con base attenuata. Il colore è variabile, chiaro, tendente al bianco-verdognolo all’apice, in prossimità del cappello, poi via-via più scuro al centro, brunastro-rossiccio, per ritornare dello stesso colore dell’apice, in prossimità del piede.
La colorazione del gambo non segue una disposizione circolare ma longitudinale, con aspetto leggermente fibrilloso con fioccosità brunastre, soprattutto nella parte mediana. Con l’età questa fioccosità si perde e lo stipite diventa glabrescente. Se manipolato, non vira ma tende ad intensificare il colore bruno. La sua carne risulta fibrosa in senso verticale, diventando quasi coriacea con l’età perciò, se si decide di cucinare questo fungo, il suo gambo va sempre eliminato, salvo quella piccola porzione di un paio di centimetri, che risulta essere più tenera e bianchiccia, prossima al cappello.
Carne
Non ha il profumo quasi invadente del fungo Porcino ma, se vogliamo, un aroma porcino più tenue, con leggere sfumature resinose. Il sapore è pressappoco quello ottimo del Porcino, ma meno esuberante, con leggere note fruttate.
Il colore è bianco-crema-giallastro, con viraggio più o meno intenso all’azzurro al taglio. Se ti capita sottomano un fungo dall’aspetto di un Badius, la cui carne però non vira ma resta immutabile al tocco ed al taglio, allora avrai certamente di fronte un fungo di altra specie simile, sicuramente uno Xerocomus, magari X. moravicus.
Imleria Badia, Boletus Badius, Xerocomus Badius. I funghi Castanelli
Commestibilità e tossicità dei funghi Badius
Il Badius è un ottimo fungo commestibile con leggero sapore Porcino ma con retrogusto resinoso. Il suo sapore Porcino viene esaltato soprattutto durante l’essiccazione.
Da Sitta & Co (Guida ragionata alla commestibilità dei funghi): Imleria badia è incluso nelle liste positive nazionali delle specie commercializzabili allo stato fresco, secco e conservato, sul mercato italiano attualmente è presente soprattutto nel settore dei funghi misti congelati. Certamente commestibile, va sottoposto a cottura completa, preferibilmente previa eliminazione dei gambi. Trattandosi di specie ipercaptante del radiocesio (valori abbastanza elevati sono stati riscontrati in Piemonte ancora nel 2017), riteniamo appropriato il consiglio di un consumo non frequente.
É tra i funghi in assoluto più conosciuti e consumati (Kotowski & al. 2019).
É stato eletto in Germania fungo commestibile dell’anno 2016, nell’ambito della Giornata europea dei funghi.
Per consumarlo, io consiglio di bollirlo adeguatamente in acqua, vino bianco ed aceto in proporzione di 1/1/2, per poi conservarlo sott’olio.
Si presta per tutte le preparazioni che richiedono i Boleti, ma il miglior utilizzo che io conosco, è di usarlo quale condimento di arrosti e polente.
Attenzione però, come già accennato, durante la preparazione va scartato tutto il gambo degli adulti mentre si può tenere una piccola parte del gambo, quella più vicina al cappello, degli esemplari più giovani. Questo, oltre a risultare fibroso, soprattutto negli esemplari adulti, è anche ricco di cellulosa che potrebbe farlo risultare leggermente indigesto e, infatti risulta essere causa di un numero medio di reazioni avverse nei consumatori (Gawlikowski & al. 2015), anche se questo quantitativo non è da considerare rilevante in rapporto all’entità del consumo.
Alcuni Xerocomus affini hanno sapore decisamente più pacato rispetto al Badius.
Gli Xerocomus sono quasi tutti discreti commestibili, alcuni però senza gran pregio, per via di un blando sapore o della carne inconsistente.
C’è soltanto uno Xerocomus che risulta non commestibile, anche se non è tossico-velenoso. Si tratta del Chalciporus piperatus, un sosia che può esser confuso con alcuni Xerocomus, o con lo stesso Badius, per via di identica forma ed altri simili caratteri.
Quest’ultimo (C. piperatus) lo riconosci però facilmente per via del cappello che tende al color cannella, rosso mattone o ramato. Anche la spugna risulta di colore marroncino-ramato. Il gambo è assai snello e concolore con il cappello, ma più attenuato e giallognolo alla base. Al taglio risulta di colore giallo cromo, giallo rosato nel cappello. Quest’ultimo risulta sempre molle.
Ha un sapore fortemente piccante. Se decidi di testarlo con un micro assaggio, per capire se si tratta effettivamente di questo fungo, ti consiglio vivamente di espellerlo immediatamente perché il forte sapore piccante potrebbe toglierti temporanea sensibilità alla lingua.
Alcuni cercatori utilizzano una piccolissima quantità di questo fungo per dare ai propri piatti il sapore piccante del pepe o del peperoncino.

SPECIE SIMILI / SOSIA DI IMLERIA BADIA
Questo fungo potrebbe esser confuso con il Porcino del fiele o Porcino amaro (Tylopilus felleus). I dubbi possono essere però facilmente risolti con un assaggio di una piccolissima porzione di carne che, nel caso del Felleus potrebbe risultare particolarmente amara. A differenza del buon Badius, il fungo del fiele ha però la spugna bianchissima da giovane, tendente al rosa da adulto con viraggio al rosso alla pressione, inoltre il suo gambo è ricoperto da un reticolo scuro-nerastro.
Gli esemplari adulti del Badius sono piuttosto simili al Boleto castano (Gyroporus castaneus). Questo però ha il gambo cavo, ha spugna bianca e la sua polpa non cambia colore dopo il taglio. La confusione delle due specie non dovrebbe destare ansie e preoccupazione perché, il G. castaneus pur essendo considerato specie sospetta di tossicità, in Polonia viene consumato regolarmente, dopo adeguata cottura, ed è anche inserito tra le specie commecializzabili. Sono segnalati sporadici casi di intossicazione con sindrome gastrointestinale, ma poco documentati e in numero poco significativo rispetto all’entità del consumo alimentare.
ALTRE SPECIE SIMILI / XEROCOMUS VARI

Tra le specie fungine più simili ad Imleria badia / Boletus badius, il più indistinguibile è senz’altro:
AEROBOLETUS MORAVICUS → Ex Xerocomus moravicus
Se lo trovi in un bosco probabilmente penserai di aver trovato un comune Castanello / Badius.
Capisci si tratta di Xerocomus moravicus, ora dal 2010 AEROBOLETUS MORAVICUS perché, tubuli e pori non virano al taglio ma si può avere un leggero viraggio scuro solo dopo adeguata pressione.
La carne rimane bianca al taglio, il gambo è segnato da un leggerissimo reticolo perpendicolare.
Il cappello è di colore ugualmente baio, marrone ma può presentare colori più ramati, ocra-giallognolo, talvolta anche finemente fessurato.
La spugna è color crema, chiara da giovane, crema-giallo da adulto.
Il moravicus predilige gli habitat caldi del Sud Europa, non disdegna di micorrizzare con le Querce, Castagni, Carpini e Tigli.
Xerocomus subtomentosus
Lo Xerocomus subtomentosus è per eccellenza, il Castanello dei boschi caldi mediterranei.
Fruttifica prevalentemente nei boschi caldi di Querce ma può vegetare anche in boschi misti di Latifoglie. Meno frequente, lo si può trovare anche in boschi caldi di Conifere su suoli esclusivamente acidi.
La sua etimologia ci dice trattarsi di fungo longilineo con chioma asciutta / lanuginosa.
Si riconosce dal vero Badius e dai Xerocomus affini, per via del cappello più chiaro, beige scuro, e per il rapido viraggio all’azzurro della sua spugna. Viraggio che effettivamente risulta più accentuato in presenza di clima molto umido. In questo caso basta anche solo sfiorarlo perché i pori-tuboli virino repentinamente all’azzurro. La carne vira al rosato-bruno alla base del gambo.
Per quanto considerato poco saporito è comunque commestibile.
Xerocomus silwoodensis
Il fungo Xerocomus dei Pioppi.
Questo fungo esiste ufficialmente dal 2007. Nel 2008 è stato dichiarato nuova specie, dopo che è stato osservato e studiato presso un
campus universitario di Londra, il Silwood Campus da cui prende il nome.
Risulta essere sicuramente presente in Gran Bretagna, Francia, Italia, Repubblica Ceca. Micorrizza prevalentemente con varie specie di Pioppi ma si può trovare saltuariamente anche in boschi di Quercia e Conifere.
Personalmente non l’ho ancora mai rinvenuto o se raccolto, considerato come un generico Castanello / Badius / Xerocomus, perciò non riconosciuto.
Somiglia molto allo X. subtomentosus ma è descritto come un fungo dai colori accesi, rossastri, ocra-giallognolo. Ha un reticolo più pronunciato rispetto agli altri Xerocomus. La sua spugna è di colore giallo intenso mentre la sua carne bianca tende a diventare gialla senza però alcun viraggio.
Al pari della gran parte degli altri Xerocomus è ugualmente commestibile.
Xerocomus ferrugineus
Il fungo Xerocomus più facilmente mimetizzabile con lo X. subtomentosus, ma anche confondibile con il comune Badius.
É molto diffuso in Europa, appunto, quasi sempre confuso con lo X. subtomentosus. Micorrizza soprattutto con l’abete Rosso, da qua la convinzione di molti cercatori di aver trovato il classico Pinaiolo di abete (Badius).
In realtà si tratta di specie distinta il cui riconoscimento non è mai facile a vista d’occhio. Può micorrizzare anche con il Faggio e la Betulla ma, nei pascoli alpini anche con l’uva ursina ed i salici nani.
Chi non lo conosce ancora, potrebbe scambiare giovani esemplari di (Boletus) Lanmaoa fragrans per funghi Badius, Xerocomus ferrugineus.
In realtà il L. fragrans ha un ottimo odore e sapore fruttato, risulta assai più vellutato, ha carne gialla e vira intensamente all’azzurro al taglio.
Tra l’altro, quest’ultimo è fungo di bosco termofilo e si associa sempre alle Querce in boschi mediterranei in ambiente molto ostico per il Badius.
Il ferrugineus lo si riconosce per via del suo cappello tendenzialmente vellutato di colore marrone-tendente al verde oliva che negli esemplari adulti può presentarsi con screpolature.
La spugna è gialla ma tende al verdognolo con l’età, ed il viraggio blu può esserci ma può risultare anche assente.
La carne è color bianco-crema-giallastro e non vira al taglio.
FOTOGRAFIE DI IMLERIA BADIA
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