© FunghiMagazine.it - contatti email: info@funghimagazine.it
I PERICOLI DELLA MONTAGNA
INDICE
- 1 I PERICOLI DELLA MONTAGNA
- 1.1 Quali pericoli si nascondono dietro ad una escursione a funghi in montagna, o dietro a una camminata sui monti?
- 1.2 La montagna
- 1.3 Gli incidenti in montagna
- 1.4 Cosa fare e cosa non fare nei boschi
- 1.5 I PERICOLI DEI BOSCHI
- 1.6 GLI INSETTI
- 1.7 Grandi mammiferi
- 1.8 Il kit del buon cercatore di funghi
- 1.9 L’EQUIPAGGIAMENTO INDISPENSABILE PER UN FUNGAIOLO
- 1.10 Studiare il territorio prima di avventurarsi nei boschi
- 1.11 L’USO DELLA TECNOLOGIA
- 1.12 Condividi:
- 1.13 Correlati
Quali pericoli si nascondono dietro ad una escursione a funghi in montagna, o dietro a una camminata sui monti?
I pericoli della montagna – 1° parte
Quando si va in montagna sono davvero tantissimi i pericoli costantemente in agguato.
Primi tra tutti, ancor prima dell’ambiente che ci circonda e di eventuali animali selvatici vaganti, la nostra inesperienza, ingenuità ed impreparazione ad approcciarci ed affrontare esperienze nuove, cui non siamo abituati.
Cerchiamo di individuare i pericoli più comuni, per non farci trovare impreparati.
La montagna
La montagna è sicuramente uno dei luoghi più gettonati, in cui poter trascorre alcune ore a contatto con la natura, regalandoci momenti di puro relax o di semplice divertimento.
Qua si possono praticare molti sport/hobby.
Andar per funghi, a pesca, a caccia, raccogliere erbe o frutti di bosco, fare trekking, bird watching, il moderno forest bathing o anche semplici ma piacevoli uscite fotografiche, o camminate alla scoperta della flora, fauna e dei micro-habitat nascosti tra boschi, pascoli e vallate.
A volte però, anche una semplice e facile escursione, organizzata per scoprire angoli mai visti prima, o per respirare l’aria fresca e pura, può nascondere insidiosi pericoli.
Talvolta infatti, queste attività all’aria aperta vengono affrontate sottogamba, perciò con estrema leggerezza ed imprudenza da chi, non abituato a frequentare costantemente questi luoghi, tende a sottovalutarne i pericoli che nascondono.
Spesso si tende ad attribuire gli incidenti di montagna a condizioni meteo avverse o imprevedibili, al limite a tragiche casualità, ma non è sempre così perché, il più delle volte, gli incidenti sono proprio dovuti alla leggerezza con cui affrontiamo questi ambienti in cui, i pericoli della montagna fanno parte delle regole del gioco.
Gli incidenti in montagna
Nel corso di tutte le stagioni, sono sempre più gli escursi0nisti che, per una ragione o per l’altra, che si tratti di brevi visite-camminate di piacere, di sport o hobby, decidono di recarsi in montagna avventurandosi tra prati, pascoli, boschi o veri e propri dirupi, esponendosi continuamente a spiacevoli possibili incidenti, anche tragici, o addirittura, allontanandosi troppo dai sentieri noti, senza più riuscire a ritrovare la via del ritorno.
Le aree boschive più rinomate e ambite, sono quelle che di solito registrano il maggior numero di casi di incidenti o di smarrimenti, non fosse altro perché nei boschi è più facile perdere l’orientamento, rispetto alle aree prative in cui si può godere di una più ampia visuale del territorio, così come ci si può improvvisamente trovare sull’0rlo di un baratro inaspettato.
Dalle Alpi agli Appennini, ogni anno centinaia di incidenti
Le statistiche parlano chiaro:
«Le missioni del CNSAS, nel 2019, si sono svolte per il 75% in terreno montano, impervio e ostile. Mai così tanti interventi di soccorso: più di 10mila in un anno. Per il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico il 2019 si chiude con un significativo balzo in avanti dell’attività di soccorso rispetto all’anno precedente, passando da 9.554 a 10.234 interventi (+7,1%). Un incremento piuttosto consistente che ha fatto superare per la prima volta nella storia del CNSAS la quota psicologica di 10mila missioni».
Ma non finesce qua, infatti:
«I dati dell’attività 2020, sanciscono un “record” difficile da pronosticare. Nell’anno passato infatti, pesantemente condizionato da lunghi mesi di lockdown, si è registrato il più alto numero di interventi di soccorso nella storia del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. In totale sono state compiute 10.279 missioni, di cui 7.658 in terreno impervio, con l’impiego di 43.247 soccorritori, pari a 29.459 giornate, sfiorando le 200.000 ore totali di impiego. Oltre 450, purtroppo, le vittime in montagna. Il 2020 ha superato dunque, seppur di poco – per chiamate di soccorso – il 2019, che a sua volta si era chiuso con un significativo balzo in avanti dell’attività di soccorso rispetto al 2018.
«Nel 2021, in montagna, si sono registrati 201 morti, 50 dei quali per motivi di salute (ad esempio infarti). 68 invece i morti a causa di incidenti avvenuti nel corso di classiche escursioni di montagna.
Cosa fare e cosa non fare nei boschi
I pericoli della montagna – 2° parte
Per prima cosa, se possibile, evitiamo di andar per boschi da soli
É un attimo che un rametto nascosto al di sotto delle foglie, o una pietra sporgente, ci facciano scivolare o inciampare e, nel caso in cui il bosco sia molto ripido, si possa scivolare per diversi metri, anche rovinosamente, senza che nessuno ci possa vedere e soccorrere in caso di contusioni o rotture di arti-ossa o altro.
L’abbigliamento giusto
Per andare nei boschi occorre anzitutto indossare un abbigliamento adeguato. Non serve imitare rambo. Non occorre neppure vestirci mimetici come se stessimo per partire per una esercitazione militare.
A volte un abbigliamento con colori sgargianti può aiutarci ad esser meglio individuati, nel caso in cui dovessimo perderci o ferirci o esser impossibilitati a rientrare all’auto. Se ci feriamo e veniamo soccorsi dall’elisoccorso, con un abbigliamento mimetico difficilmente saremo visti dall’all’elicottero, meglio perciò indossare qualcosa di ben colorato.
Inutilizzabili gli stivali bassi da orto-pescatore. Punto primo, faranno sudare troppo i piedi, soprattutto con i caldi recenti, punto secondo, pur se provvisti di ottimo carrarmato, non garantiscono una buona tenuta su pendii ripidi. Simili stivali vanno bene solamente per ricerche in zone umide pianeggianti.
Essendo poi aperti, rischierebbero anche di farci ritrovare con lo stivale pieno zeppo di foglie, rametti, sabbia o altro materiale che potrebbe infilarsi dentro quando ci abbassiamo a raccogliere qualche fungo.
Occorre indossare scarponcini alti e comodi, con carrarmato sempre nuovo e mai consumato, altrimenti decade la funzione dello scarponcino stesso; questi devono essere alti quanto basta per proteggere l’intera caviglia, ma anche per tutelarci da eventuali morsi di serpenti.
Sneakers e scarpe da ginnastica vanno bene per una passeggiata in un parco cittadino, ma non per camminare su sentieri di montagna o per muoversi nei boschi.
I PERICOLI DEI BOSCHI
Vipere in primo luogo, poi mammiferi di grossa taglia ma, non da meno, i piccoli ma fastidiosissimi insetti.
Nonostante le nostre errate convinzioni, le vipere non stanno perfidamente e pazientemente nei sentieri o nei boschi ad attendere noi camminatori, o cercatori di funghi, cui tendere agguati mortali.
Di norma le vipere sonnecchiano pigramente su rocce o massi, e solo in presenza di cieli coperti e temperature fresche risultano attive nelle ore centrali del giorno. I sentieri sono per le vipere luoghi ideali in cui fermarsi a fare un sonnellino. Se avvertono le vibrazioni dei nostri passi si risvegliano e scappano ma, se colte di sorpresa, potrebbero spaventarsi ed attaccarci.
Ricordiamoci che siamo sempre noi ad invadere il loro territorio e non viceversa.
Per quanto pericolose, le vipere non vanno mai uccise. Basta allontanarsi velocemente o al più farle allontanare con un lungo bastone.
Puoi approfondire l’argomento in questo articolo che ho dedicato al riconoscimento delle vipere:
le vipere d’Italia, conoscerle per non temerle.
Al contrario di ciò che si è portati a credere, spesso ciò che striscia nel bosco, non è automaticamente una vipera pericolosa.
Esistono decine di varietà differenti di innocui serpentelli che vivono in Italia.
Approfondisci l’argomento leggendo il mio articolo: Serpenti d’Italia. Bisce, Colubri e Natrici.
GLI INSETTI
I pericoli della montagna
Spesso sottovalutati, dovrebbero invece essere gli insetti a sollecitare maggiormente la nostra attenzione.
Ce n’è di ogni tipo e, i recenti cambiamenti climatici non fanno altro che favorirne il proliferare, anche di specie nuove, non autoctone, spesso giunte dalle zone tropicali attraverso i voli aerei intercontinentali o tramite le stive delle navi.
Le zanzare (Culicidae) per esempio, sono un autentico problema per i cercatori di funghi.
Durante le ultime estati i boschi risultano letteralmente invasi da miliardi di questi fastidiosissimi insetti.
Allontanate dai loro habitat naturali delle pianure, o delle zone lacustri che risultano sempre più prosciugate in zone urbanizzate, le zanzare si sono rifugiate nei boschi, soprattutto d’alta collina o montagna, dove sono maggiormente presenti sorgenti o pozze d’acqua, stagni, rigagnoli, ruscelli, fiumi o torrenti.
Oggi è la zanzara tigre (Aedes albopictus) la più pericolosa perché, oltre ad avere una elevata aggressività nei confronti dell’uomo, può produrre fastidiosissimi, bozzi post-puntura, può veicolare malattie infettive fin’ora assenti dal nostro territorio nazionale. Tra gli altri: nematodi come la dirofilariasi e virus responsabili di malattie come la febbre gialla, l’encefalite di St. Louis, la dengue, la chikungunya e zika.
Un recente allarme, da non sottovalutare, è quello dovuto al proliferare di una nuova malattia virale provocata da zanzare del tipo Culex, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo della cosiddetta Febbre del Nilo Occidentale (West Nile Fever). Malattia provocata dal Virus West Nile, un virus della famiglia dei Flaviviridae che da poco è arrivato anche in Italia, con i primi casi isolati nel Nord Ovest Italiano, in prossimità dell’Aeroporto Internazionale di Milano Malpensa, soprattutto nel vicino novarese, poi anche in Veneto e nel resto della Pianura Padana.
Ci sono poi le zecche, altro flagello per camminanti nei boschi e cercatori di funghi, che si ripete puntuale ad ogni estate tropicale sempre più calda e torrida.
Grazie a temperature sempre più elevate, già a partire dalla primavera, con una stagione estiva che ormai di fatto dura almeno 6 mesi, le zecche possono riprodursi ininterrottamente, dando vita a ben più di una sola ovatura, quindi a più di una generazione di questi pericolosissimi insetti.
Naturalmente, anche e soprattutto le zecche sono in grado di veicolare pericolosissime malattie infettive all’uomo.
Se non lo hai ancora fatto, ti consiglio di leggere il mio articolo dedicato alle zecche dei boschi o Zecca Ixodida.
Tafani, Mosche gialle, Ragni ed altri insetti
Anche i Tafani (Tabanidae) possono risultare molto pericolosi per l’uomo.
Anch’essi vettori di infezioni dovute a batteri, virus, protozoi o nematodi, sono però più fastidiosi che pericolosi per l’uomo.
La puntura è particolarmente fastidiosa, al punto da risultare addirittura estremamente pruriginosa, provoca bozzi che stimolano continuo prurito per diversi giorni di fila.
I Tafani risultano più diffusi in ambienti lacustri, vicino a stagni o allevamenti animali ma soprattutto in presenza di escrementi di animali.
La mosca gialla o mosca cavallina (Hippobosca equina) è un parassita animale che ultimamente attacca sempre più anche l’uomo.
Il suo morso provoca un prurito paragonabile o persino superiore a quello di un Tafano.
Simile la mosca gialla Silvius alpinus.
Ci sono poi una gran varietà di ragni che potrebbero morderci causandoci forte dolore e prurito o persino veri e propri shock anafilattici dovuti ad alcune proprietà neurotossiche dei propri veleni.
Tra i ragni più diffusi in Italia ti segnalo:
- Segestria florentina,
- il ragno dal sacco giallo o cheiracanzio (Cheiracanthium punctorium),
- la Lycosa tarentula o falsa tarantola,
- il ragno violino o Loxosceles rufescens (responsabile di vere e proprie infezioni della pella),
- infine la malmignatta o vedova nera (Latrodectes tredecimguttatus) il ragno più pericoloso tra le specie italiane.
Grandi mammiferi
Anche questi spesso assai temuti, se non disturbati, sono più loro a dover temere l’uomo che non viceversa.
I lupi hanno iniziato a ripopolare le zone boschive sia delle Alpi che degli Appennini.
Animali schivi, per quanto assai pericolosi, sanno ben riconoscere il nostro odore e starci a debita distanza, salvo estrema necessità.
Se ne avvisti uno, “dattela a gambe” anziché fermarti a fargli il video col telefonino, idea estremamente idiota.
Vale lo stesso consiglio anche per cinghiali, volpi, caprioli, cervi e qualunque altro animale selvatico.
Se non sei un esperto zoologo, etologo, biologo, erpetologo o altro, evita di avvicinarti troppo agli animali selvatici per non infastidirli o per non mettere a rischio la tua vita.
I pericoli della montagna – fine prima parte
Il kit del buon cercatore di funghi
I pericoli della montagna – 2° parte
🧺🎒 Chi si reca in montgagna, in cerca di funghi, deve necessariamente avere uno zaino traforato che consenta ai funghi di respirare e di disperdere nell’aria le sue preziose spore, anche se i regolamenti regionali per la raccolta dei funghi citano sempre preferibilmente un “cesto rigido”.
► Tra gli altri pericoli della montagna per il cercatore di funghi, c’è anche quello, spesso sottovalutato, di tornare a casa con in tasca una multa salata, per non aver rispettato le norme e regolamenti per la raccolta funghi.
Questi di seguito sono i link per poter leggere alcuni tra i vari regolamenti regionali già pubblicati:
Importante, prima di tutto è di procurarsi un PERMESSO PER LA RACCOLTA DEI FUNGHI, non storcere il naso, possederne uno è una questione di civiltà, altrimenti ognuno farebbe i fattacci suoi.
Rispettare i LIMITI DI RACCOLTA imposti per legge che, in alcune regioni sono di 1 solo kg, in quasi tutte le altre di 3 kg al giorno e a persona, ma soprattutto EVITARE di raccogliere funghi troppo piccoli, immaturi, perché così facendo impedisci ai funghi di spargere nei boschi i propri semi, necessari a garantire future nuove raccolte.
Evita di fare il maleducato che pensa di poter fare ciò che vuole nella vita fregandosene delle regole della civile convivenza.
Imporre dei limiti alla raccolta dei funghi e vietare la raccolta di funghi troppo piccoli è una questione morale prima di tutto, poi una questione di sopravvivenza delle specie fungine perché, se ognuno di noi raccogliesse funghi ‘ad libitum’ a proprio picimento, fino a sazietà, o fino ad aver riempito ogni buco, anche le orecchie (per non dir altro) di funghi, presto non se ne raccoglerebbero più perché non daremmo modo ai funghi di produrre le preziosissime spore.
L’EQUIPAGGIAMENTO INDISPENSABILE PER UN FUNGAIOLO
- 🔪 un coltello, indispensabile per pulire sommariamente i funghi appena raccolti, e sul posto, così come indicato dalle Leggi che regolano la raccolta dei funghi,
- 🥼 un k-way, necessario in caso di breve rovescio, temporale, nubifragio o drastico calo delle temperature,
- ☂️ un ombrello tascabile o una mantella impermeabile oltre che un telo copri-zaino,
- 🧥 una felpa, anche una 100 grammi che sta comodamente in una tasca dello zaino, necessaria in caso di freddo improvviso,
- 🔦 una torcia elettrica sempre carica con anche eventuali pile di ricambio, nel caso in cui dovessi perderti, costretto a trascorre la notte all’addiaccio nei boschi.
- 📯 un fischietto per poter segnalare la tua presenza, in caso di incidente. A volte l’ansia che ti assale dopo un incidente nei boschi ti impedisce anche di riuscire ad urlare. Un fischietto è sempre una buona soluzione per poter esser sentito anche da chilometri di distanza,
- 🍶 una bottiglietta d’acqua o bottiglia termica non deve mai mancare insieme con:
- 🍔🌭🥪 vivande varie: un panino, snacks, brioches, biscotti, una tavoletta di cioccolata, qualche barretta energetica o frutto, mela, banana, frutta secca ecc, non lesinare mai con le scorte alimentari perché non è detto che possa capitarti la sfortuna di perderti e dover rimanere nei boschi molto più a lungo rispetto al tempo programmato. Le nostre energie non sono inesauribili e, nel caso in cui non dovessi ritrovare la casa di strada fino al giorno successivo, sarebbe davvero un peccato avere a disposizione nello zaino solamente funghi Porcini e non qualche alimento che non hai portato per non appesantire lo zaino,
- 🍬🍭🍫🍩 caramelle o altri prodotti ricchi di zucchero per poter tamponare immediatamente una eventuale crisi glicemica (calo di zuccheri), dovuto a mille ragioni, prima tra tutte l’affaticamento e l’esaurimento di energie e zuccheri nel sangue,
- 💉💊⚕️ indispensabile anche una pomata al cortisone, meglio se con anche antibiotico, in caso di punture di insetti o piccole ferite o escoriazioni,
- fortemente consigliabile se non d’obbligo, avere nello zaino anche uno spray cicatrizzante a base di acido ialuronico, vitamina E e magari anche antibiotico per tamponare eventuali ferite,
- anche il Betametasone (terapia d’urto corticosteroidea per shock anafilattici) dovrebbe non mancare nel tuo zaino.
Altri equipaggiamenti utili per il fungaiolo:
- 👖 Pantalone lungo con tasconi laterali porta oggetti. Non fare lo sborone, anche se fa caldo, è sempre bene proteggere le gambe da punture o morsi d’insetti, graffi, pericoli vari,
- 🥼 Pantaloni anti-pioggia, nel malaugurato caso in cui decidessi di partire per i boschi quando le previsioni del tempo indicano che potrebbe piovere,
- 🥼 Poncho impermeabile, coprizaino, antivento,
- 🥼 Impermeabile in plastica trasparente, che puoi tranquillamente tenere in una tasca,
L’eccesso di sicurezza è bene lasciarlo sempre a casa
Devi pensare che, quando sei nella natura selvaggia qualcosa può sempre andare storto, nonostante la tua innegabile esperienza.
Un morso di vipera, insetto, vespa o calabrone ed il conseguente possibile shock anafilattico potrebbero metterti K.O. costringendoti a rimanere nei boschi molto più a lungo del previsto, magari anche durante la notte.
Un improvviso acquazzone, una grandinata o una fitta nebbia potrebbero impedirti di rientrare verso l’auto.
Una storta, una rottura di un arto o uno strappo muscolare potrebbero impedirti di camminare proprio mentre tentavi di affrettare l’ultimo passo prima del rientro, durante l’approssimarsi del crepuscolo.
Sei sicuro di sapere come affrontare una nottata all’addiaccio in un bosco di montagna?
Sei sempre attrezzato per avere con te il minimo indispensabile per ogni evenienza?
Sai come affrontare una crisi glicemica (ipoglicemia) dovuta ad un forte affaticamento?
Studiare il territorio prima di avventurarsi nei boschi
I pericoli della montagna – 3° parte
Andar per funghi è un’arte, non solo perché bisogna sapere come e dove vanno scovati i funghi, ma anche perché occorre conoscere le loro abitudini, il loro giusto habitat ed il momento giusto in cui andare a cercarli.
Se non li hai ancora letti ti consiglio questi miei articoli che potrebbero risultarti molto utili:
- Come nasce un Fungo Porcino – Svelato il mistero della nascita di un Porcino
- Quanto tempo impiega a crescere un fungo Porcino?
- Funghi Vero o Falso – Domande e Risposte
- Quanti giorni dopo la pioggia bisogna iniziare a cercare i Porcini?
- La Luna fa nascere i funghi Porcini o no? E qual è la Luna giusta?
Prima di partire all’avventura, occorre studiare bene il territorio
Non solo per evitare di fare tanta strada per nulla, ma anche e soprattutto per non rischiare di non tornare mai più a casa.
Non è una cattiva idea studiarsi le vecchie mappe cartacee o, in alternativa le mappe virtuali disponibili sia on-line che in-app.
Le mappe, per quanto dettagliate, non ti diranno mai esattamente se il dirupo è più o meno profondo ma, se sai leggere le curve altimetriche di una mappa, potrai intuire che, curve molto ravvicinate indicano un forte dislivello.
Prima di avventurarti giù per un canalone, certo che vicino al ruscello ci sarà più umidità disponibile e più probabilità di avere nascite di funghi, dovresti sapere cosa ti attende alcuni metri più in basso.
Potresti scivolare nel canalone, senza farti male, ma senza riuscire più a salire e trovarti così in un dannato cul-de-sac dove magari il tuo cellulare non ha neppure campo.
Sei sicuro che le tue gambe reggerebbero lo sforzo del tentare a tutti i costi la risalita?
Un conto è avere poco più di vent’anni, altro è averne più di 70.
Molti degli incidenti nei boschi, avvengono tra gli ultra settantenni.
Quando muscoli, arti e tendini non hanno più l’elasticità dei vent’anni, è un attimo finire vittima di un incidente.
La raccomandazione in questi casi è sempre di partire con un compagno, di non allontanarsi mai troppo dai sentieri già battuti e di non darsi alla sperimentazione selvaggia.
Quella lasciamola fare a chi ha più lucidità mentale, migliori riflessi e più conoscenze tecnologiche.
L’USO DELLA TECNOLOGIA
Ormai è imprescindibile. É impensabile andar per boschi senza avere con sé un cellulare, un’app che ci assista o che ci dia supporto col Gps.
Pensare di emulare il Boccadoro di Herman Hesse, errabondo e pellegrino per prati e boschi alla ricerca della propria madre, capace di affrontare la vita nei boschi nutrendosi di sole bacche o animali selvaggi, oggi è davvero impossibile. Potrebbe forse riuscirci qualche giovane trentenne ben allenato ed adeguatamente istruito.
Non certamente un anziano che magari odia pure la tecnologia o un giovanissimo irresponsabile perché convinto di avere il mondo ai suoi piedi.
Ti ricordo che per muoverti agevolmente nei boschi, con l’aiuto della tecnologia, potrebbe tornarti utile leggere questi miei articoli
A questo punto, non mi rimane da dirti che, i pericoli della montagna sono davvero tanti ma, con un po’ di giudizio e di buon senso, la montagna può esser affrontata serenamente e senza ansia.
Calma, pacatezza, e l’educazione di interagire con altri cercatori di funghi, anziché fuggire a tutta birra appena se ne intravvede uno, per poter arrivare prima nel posto buono per i funghi.
Nei boschi è INDISPENSABILE usare il buon senso e l’educazione
Evita di correre per boschi per arrivare prima degli altri a raccogliere il fungo, come se fossi un capriolo. Correndo troppo, puoi rovinare l’humus ed il micelio e rischi di non vedere molti dei funghi nascosti da qualche foglia, aghi di pino, erbe, radici o pietre.
Evita di guardare in cagnesco ogni cercatore di funghi che ti sta attorno. Abbiamo in comune una passione che ci spinge a condividere con il maggior numero di persone i nostri raccolti sui Social dove interagiamo senza problemi con gli estranei, allora perché non interagire pacatamente, educatamente e soprattutto dal vivo, con altri cercatori di funghi che incontriamo nei boschi? Un saluto è sempre d’uopo. L’educazione non guasta mai. Magari potresti anche scoprire che il cercatore di funghi che hai incontrato è qualcuno con cui interagisci tramile la chat di Funghimagazine, senza saperlo.
Se qualcuno ti riprende, ti rimprovera, perché stai rastrellando la lettiera o stai usando un sacchetto di plastica, COMPORTAMENTI VIETATI PER LEGGE, oppure perché stai raccogliendo funghi senza pulirli sul posto, non ti inalberare, convinto di poter fare ciò che vuoi, come e quando vuoi perché così non è. I boschi hanno delle regole imposte dalle Leggi dello Stato e chiunque deve rispettarle. Tu non sei al di sopra delle leggi!
Una gita in un bosco dev’essere un momento di svago e di relax, magari caricandoci dei benefici effetti antistress del bosco, attraverso la Silvoterapia o Forest Bathing, senza farci prendere dalla smania compulsiva di accumulare il maggior quantitativo possibile di funghi.
I PERICOLI DELLA MONTAGNA –
Articolo scritto da: Angelo Giovinazzo & Nunzio Larosa @funghimagazine.it
Ultimo aggiornamento articolo: Settembre 2022