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Perchè non nascono funghi? Aggiornamento funghi

Piogge frequenti nel Nord Italia con caldo per più giorni dopo la pioggia. Condizioni ideali? Sì, forse, non so

PERCHÉ NON NASCONO FUNGHI? Aggiornamento funghi 28 Luglio 2018 – 

L’aggiornamento funghi di oggi parte da una interessane domanda posta da un lettore.

Buongiorno fungaioli d’Italia!

Eccoci arrivati a fine mese di Luglio.

Un mese prettamente estivo in cui, la gran parte degli appassionati di funghi freme, perché non vede l’ora di poter mettere nel proprio cesto i ricercatissimi Porcini edulis.

O perché ha ancora parecchia smania di poter riempire gli occhi con i meno pregiati estatini che, si sa, appagano più la vista che non il palato, giacché molto spesso sono attaccati da camole che li rendono immangiabili.

Per i più fortunati poi, la medaglia d’oro, rappresentata dagli ambiti aereus, dal bellissimo aspetto e dall’altrettanto ottimo aroma e sapore.

Oggi l’aggiornamento funghi 28 Luglio 2018 sarà tutto centrato sulla domanda, più che pertinente che mi ha posto un nostro lettore, Massimo.

PERCHÉ NON NASCONO FUNGHI? NONOSTANTE LE FREQUENTI PIOGGE?

INDICE

Scrive Massimo:

Secondo te come si spiega questo tardare delle nascite di porcini in tutto il nordovest, nonostante le piogge frequenti e il caldo che staziona ormai da parecchi giorni consecutivi?”

Buona domanda a cui, in verità ho già risposto privatamente, ma che merita certamente una risposta pubblica e ben motivata.

Partiamo da un concetto base.

Per avere buone nascite di funghi (Porcini) occorre quello che è ormai è l’arcinoto mix di fattori.

  • ottima umidità dell’aria
  • buona umidità del terreno (perché l’eccesso può esser dannoso)
  • giuste temperature
  • assenza di vento

In realtà occorrono anche altri fattori concomitanti che, di solito vengono omessi ma che sono altrettanto importanti e che sono:

  • giusta esposizione alla luce solare
  • bosco ben aerato per evitare marcescenze, ma non rinsecchito dal vento
  • bosco pulito e curato, e non selvaggio ed impenetrabile
  • alberi sani con un sano apparato radicale superficiale, con cui formare una micorriza
  • alberi giovani, o adulti mantenuti a ceduo
  • asoluta assenza di inquinanti nell’aria o sul terreno
  • assenza di animali selvaggi che distruggono il sottobosco ed i miceli
  • niente raccolte selvagge all’ultimo superstite
  • assenza di clima avverso

ASSENZA DI CLIMA AVVERSO

Oggi mi soffermerò a lungo su questo concetto che non è a tutti ben chiaro.

Partiamo da due presupposti di base:

Il clima non è mai uguale a se stesso, cambia, muta, evolve in base a fattori che, alla scienza non sono ancora del tutto chiari.




In realtà oggi il maggior sospettato dei repentini cambiamenti climatici attuali è l’uomo, e l’azione antropica è ritenuta esser proprio il maggior responsabile dei mutamenti in atto.

Cambiamenti climatici tuttavia ci sono sempre stati e nel corso della sua lunga storia, il nostro Pianeta di mutamenti ne ha vissuti anche di maggiori rispetto agli attuali.

Il secondo presupposto è che, parlando di nascite di funghi, non si può prescindere da una minima conoscenza del clima.

Come ho scritto molte volte nei miei precedenti articoli, da che ci troviamo in piena era Riscaldamento Globale del Pianeta, nel periodo estivo non bastano più piogge frequenti a far partire le buttate.

In questo articolo di aggiornamento funghi del 20 Luglio 2018, ho già fatto un buon cenno alla correlazione che esiste tra nascite di funghi e clima avverso, ovvero non ideale per i funghi.

Oggi approfondirò il concetto e ti dimostrerò come il cambiamento climatico in atto non sia per nulla affatto ideale per le nascite di funghi ma anche, come potrebbe anche essere in atto una sorta di adattamento alle nuove tendenze climatiche da parte di molti organismi vegetali, nella fattispecie dei funghi.

Per approfondire l’argomento relativo ai cambiamenti climatici leggi:

I CAMBIAMENTI CLIMATICI, COSA SONO E COME SI MANIFESTANO

ARIA UMIDA ED ARIA SECCA (TORRIDA)

La prima cosa che devi sapere, è che c’è una differenza abissale tra i vari tipi d’aria che respiri.

L’aria può esser umida o secca

Se molto umida, con temperatura elevata, si parla di aria afosa/clima afoso ed opprimente.

Se al contrario, molto secca, con temperature elevate si parla di aria torrida.

Ci sono vari fattori che possono far sì che l’aria subisca, mutamenti di stato, passando da molto umida a molto secca, ovvero da un estremo all’altro, anche in un breve lasso di tempo.

Ecco, una cosa che ti occorre certamente sapere è che, l’attuale fase climatica, quella del Riscaldamento Globale del Pianeta, sta estremizzando la dinamicità dell’atmosfera.

COS’E’ LA DINAMICITÀ ATMOSFERICA?

Dinamico è il contrario di statico

Dinamico significa in continuo mutamento ed in perenne evoluzione.

Un clima statico muta molto lentamente, è piuttosto monotono, gli Anticicloni e le Depressioni hanno lunga durata e si alternano per giorni e giorni o persino per settimane.

Al contrario, un clima dinamico muta rapidamente.

Ora splende il sole, poco dopo si scatena un violento temporale che scarica sul terreno anche 100 millimetri di pioggia in un’ora!

In questo caso ci troviamo di fronte ad un evento sicuramente estremo, oggi detto comunemente “bomba d’acqua”, in Inglese “flash-flood” o alluvione lampo.

Ti ricordo che convenzionalmente un evento meteorologico, nella fattispecie un temporale o rovescio, con “Rain Rate” (intensità della pioggia), superiore ai 30 millimetri orari è comunemente detto “Nubifragio“.

Ecco, l’attuale fase climatica è spiccatamente dinamica.

Non sto a spiegarti da cosa dipenda esattamente questa inedita dinamicità.

Non sarebbe un concetto facile da comprendere e non ti sarebbe di grande aiuto per poter capire meglio il mistero della nascita dei funghi.

DIFFERENTI TIPI DI MASSE D’ARIA

Di norma, le masse d’aria tendono ad uniformarsi, o comunque ad aggregarsi uniformemente.

Gli Anticicloni o aree di Alta Pressione, con la loro azione di compressione, tendono a generare masse d’aria secca.

Fredda e molto secca in inverno. Calda ed afosa, o comunque umida, in estate.

Naturalmente con le dovute eccezioni.

Un Anticiclone, lo dice la parola stessa, è un inibitore di Cicloni.

Di solito viene generato da cosiddette “bolle” d’aria calda che possono stazionare a quote più o meno elevate della nostra Atmosfera o di ciò che vi sta al di sopra.

La Tropopausa per esempio è la zona di separazione tra la Troposfera e la Stratosfera.

É qua che i cumuli-nembi si modificano, si sfilacciano, si dissolvono.

Le Perturbazioni si generano ovviamente al di sotto della Tropopausa e la presenza di aria calda a questa quota non facilita affatto la formazione di temporali estivi, anzi li inibisce e non solo.

LE BOLLE CALDE AFRICANE

Prima della fine degli anni ’90 non se n’era mai sentito parlare.

Gli Anticicloni estivi sono sempre stati generati da bolle d’aria calda, ma mai come ora, da bolle calde a matrice (di origine) africana.




In un passato neppure troppo lontano, durante i mesi estivi, sull’Europa Occidentale dominava il cosiddetto Anticiclone delle Azzorre.

Un Anticiclone che porta questo nome perché semi-stazionario attorno all’omonimo Arcipelago, sulla porzione d’Oceano Atlantico di fronte al Nord Africa-Penisola Iberica.

Essendo un Anticiclone a matrice Oceanica, questo era caratterizzato da aria umida, appunto Oceanica

Comprimeva nei bassi strati, com’è normale che facciano gli Anticicloni, aria umida e, nelle più calde giornate estive, generava anche molta afa (benefica per i funghi).

Da quando è certificato che il nostro Pianeta ha subito un repentino surriscaldamento dovuto al cosiddetto “effetto serra“, anche l’Anticiclone delle Azzorre ha subito un repentino mutamento.

Questo Anticiclone viene infatti sempre più spesso “aggredito” da bolle d’aria calda di origine Africana che si sovrappongono all’aria umida Oceanica.

Come se non bastasse, sempre dal Continente nero, arrivano vere e proprie masse d’aria calda, dette appunto “bolle calde africane” che a loro volta generano veri e propri Anticicloni Africani, là dove non dovrebbero stare.

Si parla di latitudini anche molto elevate, bel oltre i Paesi Alpini e talvolta in estensione fin sul Nord Europa.

Estati roventi sono ormai all’ordine del giorno anche in Gran Bretagna e nelle passate settimane caldo torrido si è avuto persino nel Sud della Scandinavia con numerosi incendi che ne sono stati la diretta conseguenza.

COME OPERANO LE BOLLE D’ARIA CALDA AFRICANA?

Un meccanismo tra tutti è particolarmente noto a chi mastica qualcosa di meteorologia.

Surriscaldano gli strati Atmosferici al di sotto della sua massa stessa.

La conseguenza diretta della presenza di queste bolle calde è che lo zero termico non si trova più alla “normale” quota della neve perenne, che col tempo si è modificata radicalmente.

Un tempo, prima dell’avvento del cosiddetto Global Warming o Riscaldamento Globale del Pianeta, anche abbreviato con la sigla GW, la quota della neve perenne sulle Alpi, era compresa tra i 3200 ed i 3300 mt.

Col tempo, dopo il 1982, si è innalzata fino ai 3400/3500 mt.

Ora si può dire che questa quota non esiste più poiché, le nevi invernali fondono già ad inizio estate ed in piena estate fondono spesso pure i ghiacci sottostanti.

Trattandosi di aria calda e secca, si inibisce quella che un tempo era la normale genesi di cumuli di calore con le relative docce e rovesci.

Se lo zero termico è troppo alto di quota (oggi spesso oltrepassa i 4.000 mt con punte persino oltre i 4.500), il vapore acqueo condensa a quote più alte rispetto al passato.

Le nubi di calore si formano solo in ristrette aree interne o addirittura i cieli si presentano completamente sgombri da nubi dal Monviso alla Carnia.

Manca umidità relativa nell’aria

In presenza di bolle d’aria calda africana, l’aria tende a seccare e con essa pure la vegetazione che perde umidità attraverso la traspirazione ed il terreno perde umidità attraverso l’evaporazione.

Le bolle d’aria calda (africana) prendono sempre origine attorno all’Equatore, non soltanto sul continente Africano ma anche nel Sud America e Pacifico.

É di oggi la notizia di furiosi incendi che colpiscono la California, assediata da una pesante ondata di caldo Tropicale con temperature anche oltre i 45°C.

Sulle aree equatoriali, l’aria molto umida e calda tende a salire di quota, formando nubi e rilasciando piogge torrenziali che formano poi le foreste pluviali.

Una volta che l’aria umida ha perso il suo contenuto di umidità e si è surriscaldata i venti d’alta quota (gli Alisei) la sospingono verso Est dall’Africa verso il Sud America Settentrionale nel nostro caso.

Oltre il Tropico l’aria calda africana incontra le correnti zonali Oceaniche (contrarie, da Ovest) che però vengono deviate verso Nord dal nuovo Anticiclone Africano che finisce per spingere la massa calda, o verso la Penisola Iberica-Italia, o verso le Azzorre.

Una caratteristica molto sfavorevole per i funghi

Le masse d’aria calda Africana (o ex equatoriali) hanno una brutta caratteristica.

Tendono a seccare tutta la colonna d’aria sottostante, dalle alte quote al suolo.

Trattandosi di aria torrida (molto secca e calda) il vapore acqueo si dissolve.

Quando l’aria torrida raggiunge i bassi strati atmosferici prossimi al suolo, “risucchia” l’umidità latente o generata dall’evapo-traspirazione.

I boschi perdono umidità, i Miceli vanno in sofferenza poiché i suoli diventano duri, compatti, improduttivi ed inospitali.

Tanto maggiore è la presenza di aria torrida Africana e maggiore sarà la perdita di umidità da parte di suoli, corsi d’acqua, vegetazione e persino dai nostri corpi.

Quando una massa d’aria calda, che dalle alte quote, viene compressa da un Anticiclone verso i bassi strati Atmosferici, succede che l’aria già secca e calda in origine, si surriscaldi ulteriormente.

Accade così che alla cosiddetta quota isobarica degli 850 hpa (attorno ai 1500 mt per capirci) la temperatura superi i 23/24°C e magari oltrepassi persino i 25 raggiungendo anche i 30°C.

Temperature folli rispetto alla “normalità” climatica del passato recente.

Più è elevata la temperatura attorno ai 1500 mt e maggiore sarà la relativa ondata di calore al suolo.

Si può arrivare al piano anche ben oltre i +40°C
Questo è un vero inferno per i funghi

L’aria torrida risucchia calore non solo dalla vegetazione ma anche dalle radici superficiali degli alberi poiché la differenza tra la massa d’aria e l’umidità del suolo è tale che l’aria torrida può arrivare ad aspirare umidità persino dalle radici delle piante.

Questo è uno squilibrio che non giova affatto ai funghi, anzi!

NON SOLO ARIA CALDA AFRICANA
ESTATE 2018 PIOGGE FREQUENTI MA NASCITE DI FUNGHI CONTENUTE, PERCHÉ?

LO STRATWARMING

Ed eccomi a spiegarti un altro curioso fenomeno meteorologico che è legato mani e piedi al GW.

Devi sapere che normalmente, verso la fine dell’inverno, accade che tra l’Artico ed il Polo Nord, oltre l’Atmosfera, nella cosiddetta Stratosfera, avvenga un riscaldamento dell’aria detto in Inglese Stratwarming.

Nulla di eccezionale, niente che non sia noto.

Accade che in altissima quota l’aria relativamente calda, inibisca la formazione di Cicloni-Depressioni.

Si formino Anticicloni in Atmosfera che vanno a disturbare il Vortice Polare (una vastissima area Depressionaria tipica delle zone Artico-Polari).

Le grandi Depressioni Artico-Polari deviano la propria traiettoria e molto spesso scendono di latitudine fin sul Mediterraneo o Nord Africa.




L’ANOMALIA CLIMATICA DEL 2018 (Aggiornamento funghi 28 Luglio)

Ecco qua, l’anomalia sta nel fatto che quanto appena detto è avvenuto più tardi del solito a fine inverno 2018 e che sia stato un fenomeno detto “Major Strat Warming” ovvero di massima intensità.

Gli effetti di questo Stratwarming sono a tutti noti.

Siti web che “sbraitavano” continuamente dell’arrivo del “Burian” o “Buran” e tutte le relative polemiche.

UNA FALLA CHE NON SI É ANCORA CHIUSA

Il frequente maltempo di questa insolita estate è la conseguenza diretta di una falla che ancora non si è del tutto chiusa.

Un insolito Anticiclone Scandinavo, che di norma in Inverno è di tipo statico e termico (freddo) ma che è diventato dinamico e caldo.

Continui afflussi di aria calda dal Sud Europa a rimpolparlo.

Persino bolle calde Africane risucchiate fin sul Baltico

Un Anticiclone irremovibile che provoca la continua discesa, dalla Russia verso l’Europa Sud Occidentale, di masse d’aria Continentale, originariamente secca e fredda, potenzialmente molto instabile.

Aria che sì, provoca la formazione di celle temporalesche, spesso anche molto estreme, ma dai caratteri lontani mille miglia dai normali temporali estivi di calore o generati dalle Perturbazioni Oceaniche.

Aria che in quota è fredda, quindi opposta alle bolle calde africane.

Questa viene sospinta verso l’Italia e qua genera enormi celle temporalesche con relativi nubifragi.

SAI CHE L’ARIA FREDDA É PIÙ PESANTE RISPETTO ALL’ARIA CALDA?

Ne avrai sentito parlare più volte. Dovresti saperlo.

Ormai è noto che l’aria fredda è più pesante rispetto all’aria calda, e che quindi tende a stare in basso mentre quella calda sta in alto.

Accade in questa strana estate 2018 che masse d’aria originariamente fredda e di tipo Artico, vengano sospinte verso il Mediterraneo da cosiddette “Gocce Fredde”, piccole porzioni di Vortice Polare, o di ciò che rimane di questo importante protagonista meteorologico.

Se sull’Italia arriva una Goccia Fredda (Depressione con aria fredda in quota) sono guai.

Si scatenano temporali e rovesci apparentemente benefici per i nostri boschi e beneamati funghi.

Spesso i temporali degenerano in “Supercelle” temporalesche.

Quegli enormi cumuli-nembi con fronte circolare che possono generare trombe d’aria, grandinate e flash-flood o alluvioni lampo.

Piove a “muro” e spesso le piogge diventano un vero problema perché concentrate su di una superficie ridotta ed in un lasso di tempo troppo breve perché possano venire assorbite correttamente dal terreno.

Scarsi benefici per i boschi

Erosione, smottamenti, dilavamento, accumuli di foglie in zone ristrette o al contrario miceli strappati dalla furia delle acque.

Torniamo però per un attimo all’aria fredda che è più pesante rispetto all’aria calda.

Essendo pesante, questa tende a scendere di quota ma scendendo rapidamente dalle alte quote verso il piano, l’aria tende a perdere umidità ma anche a riscaldarsi.

Finché piove accade che l’aria ed i suoli sono ben umidi, subito dopo però ecco che l’aria diventa subito “favonica

Il Föhn è anche detto Fohen, in Italiano Svizzero: Favonio

É un vento di caduta, ovvero un vento che si genera quando masse d’aria dalle alte quote scendono rapidamente verso il piano, perdendo umidità e surriscaldandosi.

Un termine difficile: effetto adiabatico

La compressione adiabatica è il meccanismo che fa sì che l’aria presente in quota si surriscaldi per attrito nel perder di quota e giungere al piano.

Non ti servirà sapere come funziona la compressione adiabatica, ti basti sapere però che questo meccanismo è molto dannoso per i funghi.

Come?

Con una rapida perdita di umidità da parte del terreno e del sottobosco spazzato dal vento caldo e secco.

Eccoti spiegato un altro fenomeno che, al pari delle bolle d’aria calda africana inibisce la nascita dei funghi.

Una estate 2018 apparentemente piovosa ma poco produttiva

Perché non nascono funghi? Aggiornamento funghi 28 Luglio 2018

Ora sono le bolle calde africane ad inibire la nascita di funghi perchè seccano troppo l’aria.

Ora sono le Correnti da Nord Est, a lontana origine Artica, a seccare tutto quanto.

Sta di fatto che comunque vada, tolti gli episodi temporaleschi con relative piogge e rovesci, per il resto, domina incontrastato il secco torrido.

Ad aumentare ulteriormente l’effetto siccitoso, i venti favonici che portano masse d’aria calda, o d’aria fredda presente in quota, a surriscaldarsi durante la “caduta” verso i bassi strati Atmosferici.

TUTTO QUESTO É UN DANNO PER I FUNGHI

A riprova di quanto sia strana-singolare questa estate 2018, basti dire in questo mese di Luglio, sulla vetta del Monte Rosa, si è più volte passati da temperature positive attorno ai +2°C alla neve in piena estate.

In questa pagina puoi verificare da te l’andamento delle temperature minime e massime del Monte Rosa, con le nevicate che si sono verificate a Luglio.

Ok ci sono alcuni funghi che necessitano di uno shock termico per poter dar vita a buone buttate.

Tuttavia a tutto c’è un limite, pure ai continui passaggi da un caldo esagerato ad una temperatura da tarda estate.

Basti poi dire che, spesso accade in questa insolita estate, che arrivino le nubi, i cumuli si addensino piove ma senza temporale.

Solo nel momento in cui l’aria fredda d’alta quota riesce a valicare le Alpi o l’Appennino, ecco che si forma una Linea di Fronte con relativi fenomeni meteorologici estremi quali i Downbusrt che solitamente chiamiamo impropriamente trombe d’aria.

La formazione di queste linee temporalesche è assai complessa.

Sono molti i fattori scatenanti ma a te servirà soltanto sapere che non sono comunque questi i temporali benefici che i boschi ed i funghi attendono con ansia.

Cambiano le situazioni Meteorologiche ma non cambia il disagio per le colonie fungine

Comunque vada, ad esser protagonista è sempre l’aria secca.

Grande assente dalle scene meteorologiche italiane: l’aria Atlantica.

L’aria umida ad elevata densità, con tassi di umidità elevati e Dew Point (Punto di rugiada, in cui il vapore acqueo condensa) adeguati.

La costante dell’aria torrida, secca, africana o favonica è sempre una bassa densità della massa d’aria stessa.

Senza umidità che possa fare da resistenza, potrebbe paradossalmente accadere che in piena estate, qualora una massa d’aria molto fredda-Artica riuscisse a raggiungere le Alpi, si potrebbe passare in poco tempo da +25°C alla neve a 1500 mt.

É un caso estremo ma è un dato di fatto che una massa d’aria poco densa perda calore rapidissimamente.

Non a caso nei deserti come nel Sahara, si può passare da giornate torride roventi a nottate fredde in cui non basta indossare un maglione.

 


QUANDO IL CLIMA AVVERSO PUO’ DIVENTARE UNO STIMOLO RIPRODUTTIVO

Ci sono molti studi che certificano che, condizioni di forte stress possono stimolare le colonie fungine a riprodursi

Quando c’è in ballo la sopravvivenza dell’intera colonia fungina, può capitare che, onde evitare l’estinzione, i miceli possano mettere in atto una rapida strategia riproduttiva.

La riproduzione delle colonie fungine è un meccanismo molto delicato.

Riprodursi richiede un elevato dispendio energetico anche tra i funghi.

La riproduzione viene messa in atto quando un ambiente è particolarmente florido, oppure quando è elevatissimo il rischio estinzione.

Si spiegano così improvvise nascite di funghi (Porcini) che localmente e temporaneamente possono dar luogo a vere e proprie buttate.

Perchè non nascono funghi? Aggiornamento funghi luglio 2018

Cambia il clima? Cambiano le strategie riproduttive degli organismi che sanno adattarsi

Evoluzione della specie? Adattamento?

Comunque sia, chi riesce ad adattarsi alle nuove condizioni climatiche sopravvive, chi no soccombe.

Devi però anche sapere che le spore, i “semi” dei funghi, hanno la capacità di mutare le proprie caratteristiche trasformandosi in “endospore”.

Le endospore possono sopravvivere ad incendi, glaciazioni ed altre avversità.

Spore o endospore possono germinare anche dopo decine o centinaia di anni, ciò non toglie che , una colonia fungina in buona salute, possa sentire la necessità di riprodursi spasmodicamente col sopraggiungere di avversità ambientali.

Riproduzione mutata

Molto spesso ci siamo posti la domanda: “quanti giorni impiega un fungo per diventare adulto?”
La domanda poi, che più frequentemente viene posta agli esperti è: “quanti giorni dopo la pioggia nascono i funghi?”

Al di là del fatto che non esistono risposte univoche ma solo approssimative, occorre dire che tutto è relativo.

I funghi nascono, crescono, maturano e deperiscono in un lasso di tempo che varia, a seconda delle condizioni climatico-ambientali, quindi umidità, temperatura, vento.

Più bassa è la temperatura dell’aria e più giorni il fungo impiegherà a maturare.

Più elevata è la temperature e minore sarà il tempo di maturazione.

Anche la domanda su quanti giorni dopo la pioggia nascono i funghi, può avere risposte affatto univoche.

In questo caso dipende da come il clima (condizione ambientale) evolve subito dopo la pioggia.

Se il clima rimane caldo-umido i tempi di riproduzione possono essere di 6/8 giorni (qualcuno dice addirittura 10).

Se il clima rimane secco, caldo, torrido, i tempi riproduttivi possono diminuire drasticamente fino a 2 giorni dopo la pioggia, a patto che nei giorni precedenti il suolo sia rimasto umido.

Questo nella letteratura micologica ma, i tempi cambiano, il clima muta e gli adattamenti non tardano ad arrivare.

 


Nascite di funghi subito dopo la pioggia?

In molti mi hanno riferito più volte, di aver trovato funghi (Porcini) subito dopo la pioggia.

C’è addirittura chi, non attende mica le calende greche.

Se piove al mattino, al pomeriggio sono già nei boschi a cercar i nuovi frutti.

Quasi che i funghi crescessero alla velocità della luce.

C’è chi è ancora convinto che un fungo nasca e si sviluppi nell’arco di un’ora o persino di meno tempo.

C’è chi dice di aver percorso un sentiero e non aver visto nulla, poi poco dopo, tornando indietro, non molti minuti dopo, di aver trovato il fungo, apparso magicamente nel bel mezzo del sentiero.

Naturalmente è inutile che ti dica che si tratta di balle belle e buone.

Casomai dovesse succedere, sono casi estremi che potrebbero accadere una volta ogni mille funghi trovati, se non anche di più.

Eppure ci sono strani segnali in corso

Segnali che sembrano voler dire che anche i funghi stanno iniziando ad adattarsi alle mutate condizioni climatiche.

Segnali che indicano che i miceli potrebbero rimanere come in “stand-by” in attesa dell’evento maggiore, quello tanto atteso della pioggia.

Miceli pronti a riprodursi che, non appena arriva la tanto agognata acqua, subito dopo un periodo di pesante siccità, senza troppi convenevoli, mettono in atto una rapidissima strategia riproduttiva.

Traendo il maggior quantitativo possibile di nutrienti dalle radici dell’albero con cui hanno formato una micorriza, generano subito un primordio, ancor prima che piova, non appena l’aria si fa più densa, quindi umida e la Pressione Atmosferica inizia a scendere.

A pioggia passata, anche se di breve durata, il primordio è già pronto a dar vita al fungo che inizia a svilupparsi più rapidamente del solito.

Già uno o due giorni dopo la pioggia l’aria è nuovamente torrida

Attendere i canonici 6/8/10 giorni sarebbe una follia riproduttiva.

I nuovi funghi verrebbero al mondo tra aria torrida, caldo estremo o peggio ancora vento.

Condizioni tutte avverse per la corretta riproduzione.

Tutto deve avvenire molto più in fretta.

Personalmente ho notato che, Porcini estatini e Porcini aereus e tutti gli altri boleti del bosco termofilo, quindi il più caldo, (tra questi i Boleti appendiculatus, regius, fragrans, queletii ed altri), due giorni dopo la pioggia sono già in piena buttata, e se non ancora adulti, per lo meno hanno un diametro superiore ai 4 cm richiesti per la raccolta.

Non è il caso di precipitarsi nei boschi alcune ore dopo che ha smesso di piovere.

Forse neppure il giorno dopo o due giorni dopo.

Forse i ritrovamenti effettuati possono essere un caso, tuttavia, sarebbe interessante avere i riscontri dei nostri lettori per poter continuare a comprendere meglio la casistica.

Di certo, i cambiamenti climatici, necessiteranno di nuove forme di adattamento sia nell’uomo che negli animali, nei vegetali o nei funghi.

Perchè non nascono funghi? Aggiornamento funghi luglio 2018

Perché piove frequentemente ma non nascono funghi?
PERCHÉ NON NASCONO FUNGHI?
Aggiornamento funghi 28 Luglio 2018

Riepilogando, direi perché non sono le piogge giuste, perché quelle attuali non sono le normali piogge Atlantiche e perché siccità, aria torrida e vento inibiscono qualunque attività riproduttiva.

Nelle passate settimane accadeva per esempio che nel Triveneto piovesse continuamente.

Longarone nelle Dolomiti Bellunesi per esempio, ha avuto pioggia ogni giorno dal 10 luglio in poi.

Pioggia per lo più fredda generata da impulsi d’aria fredda di origine Continentale con Gocce Fredde ex Artiche.

Le temperature non erano perciò ideali per le nascite, così come alto era il rischio di marcescenze di ife e miceli.

Aereus ed Estatini necessitano di condizioni ambientali assai diverse.

Caldo e poi pioggia ma senza vento a seguire, non di piogge fredde che mantengono i suoli troppo freddi.

Ora che le temperature si sono alzate anche in Triveneto ed ora che le piogge si sono fatte più intense ma concentrate in episodi e non più giornaliere, ecco per esempio che gli edulis hanno iniziato a nascere qua e là.

Non ancora in quantità ma già in numero sufficiente a giustificare una gita nel bosco.

Non mi rimane altro che invogliarti a tenere in maggior considerazione il clima.

Ricorda che le condizioni ambientali possono fare la differenza tra buone nascite di funghi oppure l’assenza di nascite

Perché non nascono funghi? Aggiornamento funghi 28 Luglio 2018
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2 Commenti
  1. Carlo dice

    Buongiorno ho scoperto stamattina il vostro sito pubblicizzato da un articolo su La Stampa.
    Buona iniziativa ma non riesco a trovare la mappa delle zone di raccolta in Piemonte per esempio come avete detto come posso fare?

    1. funghimagazine dice

      Ciao Carlo. In realtà non esiste una vera e propria mappa ma puoi consultare il “Semaforo dei funghi / Tabella Crescita Funghi in tempo reale” che da indicazioni su dove sono segnalate nascite di funghi, oppure dove ci sono le migliori condizioni ambientali/climatiche perché vi siano nascite. Questo è il link: https://funghimagazine.it/semaforo-dei-funghi-tabella-funghi/
      In alternativa, sul nostro vecchio sito web, puoi ancora consultare alcuni itinerari dei luoghi da funghi dell’alto Piemonte (Andar per funghi in…). Questi i link:
      http://www.trivero-italy.com/funghi/funghi-altavalsessera.html – Andar per funghi in Alta Valsessera
      http://www.trivero-italy.com/funghi/11baraggia-biellese-vercellese-novarese.html – Andar per funghi nelle Baragge
      http://www.trivero-italy.com/funghi/12baraggia-bessa-serra.html – Andar per funghi nei parchi della Bessa e Serra d’Ivrea
      http://www.trivero-italy.com/funghi/15baraggia-sesia-ticino-novarese.html – Andar per funghi nelle Baragge Novaresi
      In questo articolo invece puoi imparare a riconoscere i più comuni ambienti boschivi adatti alla ricerca dei funghi in Italia:
      http://www.trivero-italy.com/funghi/01ambienti-boschivi-vegetazione.html

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