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Sorbo Montano Sorbus aria, un buon albero da Porcini
Sorbo Montano Sorbus aria, si tratta di un piccolo alberello della fascia collinare e montana, colonizzatore di nuovi habitat. Lo riconosci facilmente per il caratteristico colore bianco delle sue foglie secche e per i suoi frutti rossi commestibili
Sorbo Montano Sorbus aria (L.) Crantz 1763, o Farinaccio / Lazzarolo di montagna – Sorbus aria subsp. aria, Sorbus aria subsp. Lanifera
INDICE
- 1 Sorbo Montano Sorbus aria (L.) Crantz 1763, o Farinaccio / Lazzarolo di montagna – Sorbus aria subsp. aria, Sorbus aria subsp. Lanifera
Ordine: Rosales Bercht. & J. Presl
Famiglia: Rosaceae Juss.
Sinonimi:
Pyrus aria Ehrh.
Pyrys apina Willd.
Pyrus edulis Willd.
Crataegus aria
Hahnia aria
Aria nivea
Sorbus alpina (Willd.) Heynh.
Il Sorbus aria in altre lingue
- UK: Common Whitebeam (Sorbo bianco)
- F: Alisier blanc, Alisier de Bourgogne, Alouchier ou Sorbier des Alpes
- D: Echte Mehlbeere
- ES: Serbal blanco, Monstellar, Mostajo Común – Castellano y otras lenguas del estado español: Agustay, Aliso, Amustayal, Amusteyo, Arcilla, Avedillo, Bostacho, Cimaja, Cimaya, Espejón, Gustay, Manzurbio, Mochera, Mochera, Moixera, Moixero, Moixsera, Moixsero, Mortallera, Mostachera, Mostajo, Mostallar, Mostallera, Mostallonero, Mostazo, Mostellar, Moxera, Mustaco, Mustaco, Musteio, Peral de Monte, Pespejón, Serbal Morisco, Sorbo) – Canarie: manzanero de la cumbre
- PT: Mostajeiro branco
- SL: Mokovec
- SH (Serbo-Croato): Mukinja
LE ORIGINI DEL NOME SORBUS ARIA
L’etimologia del nome Sorbus aria è di chiara origine romana / latina.
La parola Sorbus / Sorbo, deriva da ‘sórbeo‘, col significato di ‘sorbire’, dove si fa riferimento al succo da sorbire dai frutti maturi. I latini usavano la parola Sorbum per definire il Sorbo domestico. Parlano e descrivono il Sorbo domestico gli antichi Plinio e Columella.
La parola aria nel corso del tempo ha avuto diverse evoluzioni passando per Aronia, Mespolia, Pyrus, Lazaruolus, Azarolus (oggi Lazzeruolo e Azzeruolo), Crataegus (oggi Biancospino), Pyrenai, Chamaemespilus, Mespilus, Sorbus, Inga, Salix.
Il nome aria deriva da una località dei dintorni dell’attuale Herat
L’Aria (Ἀρ(ε)ὶα – che in Latino era detta Aria, in antico Persiano Haraiva, in avestico Haraeuua – era una regione orientale dell’Impero persiano particolarmente fertile e ricca di vigneti.
La regione di Aria confinava con la catena montuosa del Paropamiso a oriente, la Partia a occidente e la Margiana ed Ircania a nord, mentre un deserto la separava dalla Carmania (attuale regione di Kerman in Iran) e Drangiana a sud.
Erodoto, Tolomeo e Strabone descrissero dettagliatamente questa regione, terra di Alessandro Magno, che oggi corrisponde all’attuale provincia di Herat, la cui antica capitale era proprio Aria, e che oggi si trova in territorio Afgano.
Da questa regione sarebbe stato importato il Sorbus aria, la cui etimologia riprende dunque il nome dell’antica capitale.
CARTA D’IDENTITA’ E SEGNI DISTINTIVI DEL SORBUS ARIA

Portamento
Si tratta di un albero deciduo → che perde le foglie in autunno, a portamento ridotto, spesso persino arbustivo, al pari del cugino Sorbus aucuparia o Sorbo degli uccellatori e di tutte le altre specie di Sorbo, incluso il Sorbo domestico.
Può presentarsi nella forma biologica di Fanerofita cespugliosa → ovvero pianta legnosa a portamento cespuglioso, oppure nella forma di Fanerofita arborea → ovvero pianta a portamento arboreo.
Se in forma arborea, può raggiungere normalmente i 10/15 mt, eccezionalmente i 20/25 mt d’altezza, con una chioma larga fino a 10 mt di circonferenza, negli esemplari che vegetano isolati.
Non è un albero particolarmente longevo, è piuttosto fragile e spesso soggetto a rotture a seguito di grandi accumuli di neve. Può tuttavia raggiungere gli 80/100 anni.
Fusto, Rami e Corteccia
Possiede apparato radicale a medio sviluppo e fittonante profondo che può ancorarlo saldamente al suolo, anche su terreni tendenzialmente instabili quali i suoli sabbiosi-ciottolosi.
Ha fusto cilindrico-eretto con molte ramificazioni che possono esser presenti sin dalla base.
I rami giovani risultano coperti da fine feltro biancastro, mentre quelli adulti perdono il tomento ed assumono colore rossastro-lucente.
La corteccia ha lenticelle piccole e rade, con anche piccole screpolature che risultano orizzontali nei rami giovani, poi longitudinali nei rami adulti, mentre il colore può variare dal bruno-rossastro al bruno-grigio-nerastro con frequenti macchie biancastre.
Il legno, è decisamente duro, forte e pesante, con densità media di 800 kg per metro cubo, pur essendo pregiato, non trova largo impiego industriale, tuttavia si può usare per realizzare manici o legna da ardere di buona qualità; risulta di colore differenziato, con alburno → parte legnosa più giovane del tronco degli alberi che si trova subito sotto la corteccia, dove scorre la linfa grezza e che circonda la porzione più interna, detta durame o “cuore del legno”, che invece svolge solo funzioni di sostegno, di colore giallo-rossiccio e durame che vira dall’arancio scuro al bruno-rossastro. Diventa giallognolo da secco. Possiede tessitura fine e fibratura spesso contorta.
Il legno si usa solitamente per lavoretti di tornitura ed intarsio, mentre la corteccia viene usata per la concia della pelle, oltre che per la tintura artigianale di fibre tessili.
In molte regioni d’Europa è uso moderno piantare questo albero nei parchi o in ambito urbano lungo i viali, per il suo elevato pregio decorativo-ornamentale sia delle chiome multicolore, delle fioriture, che delle spettacolari fruttificazioni rosse.

Chioma
La qualità della chioma del Sorbo Montano varia in base alla posizione in cui questo alberello è ubicato.
Se si trova in un bosco misto abbastanza folto, tenderà ad avere la chioma rada ed allungata verso l’alto; viceversa, se si trova a vegetare in una radura, a margine o nel mezzo di un prato, allora avrà una chioma globosa → di forma leggermente tondeggiante, densa e simile ad un cuscino, spesso anche con forma a campana, con comportamento molto simile a quello di un melo selvatico ma, con tendenza ad avere molti più rametti laterali, con molte foglie, che dipartono sin dalla base dell’alberello con tronco quasi invisibile perché avvolto dalla chioma stessa.
In un bosco rado è facile imbattersi in alberelli alti attorno ai 5/10 metri, con fitta chioma globosa o piramidale, dai colori quasi madreperlacei che cangiano tra il verde smeraldo ed il bianco argenteo, a seconda che vi sia calma o qualche alito di vento.
Foglie
🌿 Le foglie del Sorbo Montano sono piuttosto caratteristiche, quasi inconfondibili, anche quando rinvenute secche, una volta cadute al suolo.
Queste sono anzitutto caduche → ovvero cadono in inverno, alterne, semplici, portate erette, ed ovali con lamina ovata lunga all’incirca 6-8 cm e larga 3-6 cm, con doppia dentatura irregolare. Il loro picciolo è breve e anch’esso coperto di fine peluria bianca.
Hanno la particolare caratteristica di avere le pagine con aspetto differente.
Quella superiore è decisamente pubescente → provvista di finissima peluria, alla germogliazione, per poi diventare completamente glabra e liscia-lucida di un intenso colore verde lucido.
Quella inferiore invece è tomentosa → coperta da peluria più o meno fitta e lunga o intrecciata, ed è proprio questo tomento a conferirle il caratteristico colore bianco-argenteo che, a sua volta conferisce alla pianta il nome comune di Sorbo bianco.
►💡 Secondo alcune fonti, da prendere però con le molle, l’orgine del nome italiano di Farinaccio (nome diffuso soprattutto in Toscana e Centro Italia), deriverebbe dal tomento farinaceo delle sue foglie.
In realtà la parola Farinaccio dovrebbe derivare dalla consistenza farinacea dei suoi frutti, tant’è che in lingua tedesca il Sorbus aria è comunemente detto: Echte Mehlbeere → ‘Albero delle bacche da farina‘. Secondo fonti tedesche infatti il nome di ‘pomi da farina‘ si rifà all’antica usanza, per altro, anticamente in uso anche in Italia, di ridurre in farina i frutti del Sorbo, da mischiare alle farine di frumento o cereali, o anche da sole.
🍞🥖In Francia si usa ancora realizzare il ‘Pan di Sorbi‘, mentre in Austria, i Viennesi pare siano particolarmente ghiotti dei caratteristici pani di Mehlbeere.
La pagina inferiore delle foglie rimane bianca-argentea anche dopo che le foglie saranno cadute. Trovandone alcune a terra (magari con vicino alcune bacche rosse riunite a grappolo) sarà facile capire che c’è nei dintorni una di queste piante.

► Curiosità letterarie
📖 In Gran Bretagna, dov’è detto Sorbo bianco (Whitebeam), in alcuni poemi è citato come l’albero che, nelle giornate ventose splende di bianchi bagliori.
- poeta Meredith: «flashing as in gusts the sudden-lighted whitebeam» (Il Sorbo bianco balena di luce quando le raffiche di vento provocano improvvisi bagliori).
- poeta Gerard Manley Hopkins in “The Starlight Night” «wind-beat whitebeam» (Il Sorbo bianco battuto dal vento).
Fiori
🌼 Il Sorbo Montano produce infiorescenze spettacolari che conferiscono all’intera pianta un caratteristico color panna ed un inconfondibile profumo, talmente dolce-intenso da risultare persino quasi nauseabondo.

Sono per forma piuttosto simili a quelli del pero ma più piccoli, monocolore sulle tonalità panna-crema, si trovano riuniti in caratteristici corimbi eretti che abbondano sulle estremità di tutti i rami giovani.
Il Sorbo è una pianta monoica → ovvero che porta fiori maschili, staminiferi, e fiori femminili, carpelliferi, sullo stesso stelo, e in più possiede fiori monoclini → ovvero, sinonimo di ermafrodito-bisessuale, perché il fiore ha sia stami che pistilli.
I boccioli compaiono insieme con le giovani foglie ad inizio primavera, ma l’antesi → ovvero la fioritura, avviene in un secondo tempo, quando le tenere foglie avranno raggiunto lo stadio semi-adulto, ovvero all’incirca tra maggio e giugno, ma già a fine Aprile in tempi recenti di Riscaldamento Globale del Pianeta con ondate di caldo primaverile precoci.
I fiori sono riuniti in gruppi detti corimbi, che sono eretti, il tutto coperto da una leggera fitta peluria che è detta tomento, tecnicamente perciò sono detti nivo-tomentosi.
Sono provvisti di un calice, anch’esso tomentoso a 5 punte e patente nei frutti → ovvero che sporge ad angolo retto.
La corolla è formata da 5 petali bianchicci che risultano di colore panna/crema-verdastra nei fiori immaturi, bianco latte o bianco crema nei fiori adulti. Sono tra 18 e 20 gli stami, con pistillo centrale, che talvolta può risultare anche doppio, sebbene fuso in uno unico.
Non esistono in produzione e commercio in Italia mieli fatti di nettare di soli fori di Sorbo, salvo tra piccolissimi produttori locali; ne esistono invece negli stati meridionali della ex Unione Sovietica.
Frutti e semi
🍒 I frutti del Sorbo Montano Sorbus aria, sono tecnicamente detti pomi ed in effetti ricordano delle piccole meline in miniatura. E’ improprio chiamarle bacche, ma nel linguaggio comune così vengono definite; in pochi le chiamano pomi, salvo in Toscana e Centro Italia.

I 🍎 pomi sono definiti subglobosi perché hanno forma tendenzialmente, ma non completamente sferica, più spesso poliforme ma comunque tondeggianti-ovaloidi.
Sono di colore aranciato-rossastro da giovani per poi divenire rosso porpora negli esemplari ben maturi, possono presentarsi anche con alcune lenticelle → che possono apparire come piccoli rilievi a contorno rotondo o allungato nel senso orizzontale o verticale, e con numerosi sclereidi → cellule dure-pietrose che possono conferire al frutto aspetto rugginoso.
Sulla punta del frutto sono sempre presenti i rimasugli nerastri del vecchio calice, questi iniziano a maturare tra la fine dell’estate e l’autunno ma è solo ad autunno inoltrato che risultano completamente maturi e cadono spontaneamente dagli alberi, se nel frattempo non sono stati mangiati dagli uccelli che ne sono ghiottissimi.
Di solito i frutti non cadono quasi mai singolarmente ma a gruppetti o interi grappoli, e comunque sempre con tutto il peduncolo, o i resti dei corimbi ancora attaccati ai frutti.
Contengono da 1 a 3 semi, ma più facilmente ne contengono 2. Questi germinano durante il secondo anno. La pianta ha una elevata capacità pollonifera, sia dal ceppo che dalle radici.
La loro polpa è decisamente più farinosa rispetto a quella degli altri sorbi, e proprio questa sua caratteristica in passato gli ha conferito la caratteristica di esser trasformata in farina da panificazione, quando ancora si pativa la fame.
Hanno un sapore leggermente asprigno-dolciastro con tannini che gli conferiscono il caratteristico allappamento (legano la lingua) a frutto immaturo, per diventare edibili a piena maturità, pur non risultando succosi ma tendenzialmente farinacei. L’allappamento svanisce dopo che i frutti avranno preso il gelo che li farà diventare morbidi e dolci.

Usi e pregi
⚕️💉 Oltre a buone quantità di tannini, questi frutti contengono anche Flavonoidi, Antociani e Vitamine, soprattutto Acido Ascorbico che, insieme con l’Acido Citrico e l’Acido malico, gli conferiscono il tipico sapore asprigno.
L’Enciclopedia dei frutti selvatici commestibili ci dice che i frutti del Sorbo montano Sorbus aria contengono mediamente il 73% di Acqua, l’8% di Fruttosio (zuccheri), 25 mg% di Vitamina C e circa 1 mg% di Carotene.
Svolgono modesta azione depurativa e antiossidante.
Si possono consumare crudi a piena maturità, essiccati, ma con scarsa resa per via della poca polpa di cui dispongono, si possono trasformare in marmellate, salse per accompagnare formaggi, arrosti e selvaggine, ma l’uso più comune che si fa ancora oggi di questi frutti è la produzione di acquavite dopo aver ottenuto un sidro dolciastro che si lascia fermentare.
Si possono conservare sotto alcol o grappa, questi pomi sotto spirito sono uno sfiziosissimo aperitivo, oppure si possono candire.
Un puré dolce, ottenuto dai frutti di questo Sorbo, con l’aggiunta di miele al posto dello zucchero, può essere l’accompagnamento ideale per una panna cotta. Il succo concentrato, con aggiunta di zucchero, è ideale per realizzare un gradevole sciroppo, che a sua volta si può trasformare in gelatina.
Durante la stagione autunnale-invernale sfamano interi stormi di uccelli, in particolar modo tordi, merli, e altri uccelli frugivori → che si nutrono di frutta, quali Gallo cedrone, Quaglie, Ghiandaie ed in parte anche Scriccioli, Fringuelli, Passeri che, mangiandoli favoriscono anche la dispersione dei semi.
► La ricetta: liquore di Sorbe (di qualunque tipo di sorba)
🍾 Ingredienti: kg 1,5 di sorbe; g 750 di zucchero candito scuro finemente tritato; 12 chiodi di garofano; una stecca di cannella; 1,5 litri di grappa (o di vodka).
Lavare le bacche, sgocciolarle e metterle in una scodella. Con l’aiuto di una forchetta schiacciarle, aggiungere lo zucchero candito e far macerare in luogo fresco per
un’intera notte. Il giorno seguente unire i chiodi di garofano pestati nel mortaio e la cannella e mettere il tutto in una bottiglia dal collo largo. Aggiungere la grappa, sigillare e riporre in un luogo luminoso, ma non al sole. Dopo aver lasciato macerare il composto per almeno tre mesi, scuotendo spesso, filtrare bene e conservare il liquore in bottiglie piuttosto piccole in un locale non troppo luminoso.

► Curiosità fitològica
💡 Il Sorbo Montano Sorbus aria può facilmente ibridarsi con il Sorbo degli Uccellatori / Sorbus aucuparia, oltre che con altre specie di Sorbo, ma non viceversa. L’incrocio tra Sorbus aria e Pero comune genera l’ibrido Sorbopyrus auricularis. Il triplo incrocio tra Sorbus aria + Sorbus aucuparia + Sorbo Selvatico (Sorbus torminalis) genera l’ibrido detto Sorbo Montano Svedese (Sorbus intermedia).
Oggi in Europa sono presenti diversi ibridi o subspecie riconducibili al Sorbus aria.
Le più note sono >
- S. aria ssp. Lutescens (cultivar)
- S. aria ssp. Majestica (cultivar)
- Sorbus aria (L.) Crantz subsp. aria – tipica dei boschi decidui dell’Europa centrale dove si comporta da specie basofila → che richiede terreni ricchi di calcare, e oligotrofila → che richiede ambienti umidi con scarsità di nutrienti.
- Sorbus aria (L.) Crantz subsp. incisa – tipica dei boschi di latifoglie dell’Europa centrale dove vegeta da specie basofila soprattutto tra le scarpate.
- Sorbus aria (L.) Crantz subsp. cretica – tipica dei boschi di latifoglie dell’Europa centro-occidentale o occidentale, dove vegeta da specie basofila soprattutto tra le scarpate.
- Sorbus aria (L.) Crantz subsp. lanifera –
In Piemonte esistono endemismi frutto dell’ibridazione tra Sorbo Montano e Sorbo Aucuparia rinvenibili solamente in specifiche vallate del Torinese e del Cuneese. Tra questi ti segnalo il Sorbus mougeotii, un raro ibrido presente solamente nelle vallate Susa e Grana. Il Sorbus thuringiaca che risulta essere rarissimo e rinvenibile sul solo Monte Bracco nel Cuneese e nella valle Germanasca. Infine dall’ibrido con il Sorbus torminalis è nato il Sorbus scandica, un raro sorbo presente solamente sulla collina Torinese.
DISTRIBUZIONE E HABITAT

Il Sorbo Montano Sorbus aria trova la sua massima diffusione tra l’Europa centrale, meridionale, Nord Africa, soprattutto sui monti dell’Atlante, e nel Medio Oriente, con massima espansione fin sulle Repubbliche ex sovietiche meridionali.
Lo si può incontrare già a partire dal piano basale, attorno ai 300 mt d’altezza, ma più facilmente nel piano sub-montano o montano inferiore, dalle quote collinari attorno ai 500 mt fin verso i 1.000 mt dell’Europa centrale, fin verso i 1.200/1.400 sulle Alpi, altrove fin verso i 1.600/1.700/1.800 mt spostandosi a Sud, con alcune piccole colonie che possono spingersi fin verso i 2.100 mt in Sicilia, Sierra Nevada e monti dell’Atlante.
Trattandosi di specie pioniera e colonizzatrice, i suoi ambienti preferiti sono i boschi chiari, meglio se davvero molto poco fitti, sparsi, radi, perciò le radure ed il rodoro-vaccinieto → ambiente caratterizzato dalla presenza di Rododendri – Rhododendron ferrugineum – e Mirtilli – Vaccinum myrtillus, ma anche prativi e pascoli montani.
Ideali i boschi misti in cui è presente la Quercia alle quote collinari, il Faggio e l’Abete Rosso alle quote più alte. Può esser presente anche in mezzo ai Castagni, nei versanti più umidi dei colli, ma il castagno tende a lasciare poco spazio ad altri alberi estranei.
Più facile incontrarlo nel Querco-Carpineto rado in associazione con il Carpino bianco, Rovere, Cerro e Roverella, ma anche nei boschi misti con i cugini Ciavardello e Sorbo degli Uccellatori, l’Acero Minore, il Nocciolo ed il Tiglio.
E’ una pianta Meso-Termofila, il che significa che si adatta perfettamente agli ambienti medi, non troppo umidi, non troppo secchi, ma tendenzialmente caldi come quelli Termofili, e comunque preferibilmente soleggiati. Può adattarsi facilmente agli albienti Xerofili, quindi tendenzialmente aridi, tuttavia predilige i luoghi in cui si registrano più di 800 mm di pioggia caduta durante l’anno.
Tollera bene il freddo, ma per poter maturare i frutti ha bisogno del caldo che manca nel Nord Europa ed in alta montagna. Necessita di molta luce, pertanto si può definire specie Eliofila.
Non è presente in ambienti igrofili e comunque troppo umidi, con ristagni d’acqua. Preferisce di gran lunga i suoli fortemente drenanti quali quelli sabbiosi, con molti ciottoli, pietraie e rocciosi. Insieme con la Betulla ed il Ginepro, è specie tipicamente pioniera dei sabbioni arcosici → sabbie inospitali, generate dall’alterazione, disgregazione, sgretolamento e metamorfosi delle rocce granitiche, o delle Dolomie, tipiche delle Prealpi e comunque zone pedemontane alpine.
Nel Nord Italia, gli ambienti forestali tipici del Sorbo Montano Sorbus aria, sono le boscaglie rade di recente formazione, anche a seguito di frane, smottamenti, erosione, il Querco-Carpineto delle alte pianure sabbiose o pietrose, il Querceto meso-termofilo, mesoxerofilo o xerofilo dei colli a suolo acidofilo a prevalenza di Roverella, le Pinete a Pino Silvestre, anche da rimboschimenti, il Querceto-Tiglieto, il Querceto a prevalenza di Rovere, i Betuleti, le Faggete, le Abetine e le Peccete oltre che le Pinete a Pino Montano.
Nel resto d’Italia lo si può incontrare in tutte le regioni, incluse le isole, nel bosco misto montano, nelle Faggete ed Abetine-Peccete, ma anche nei boschi di Pino Marittimo.
DISTRIBUZIONE IN PIEMONTE
Su tutti i settori alpini ed in minor misura anche sull’Appennino. In Pianura è presente solamente all’interno della Riserva Naturale speciale della Bessa, una collina morenica a cavallo tra il Lago di Viverone e la pianura biellese occidentale.
I popolamenti più significativi si trovano da Nord a Sud nel Verbano-Cusio-Ossola in Val Divedro presso Trasquera, in Valsesia presso Vocca, nel Biellese sul Plutone Granitico tra le Rive Rosse, il Mortigliengo ed il Monte Rovella, oltre che sulla Serra presso La Bessa, nel Torinese nella valle di Lanzo presso Viù, in Val Cenischia presso Novelasa, in alta Val di Susa presso Salbertrand, nel Cuneese tra Val Maira, Gesso, Elva, in particolar modo attorno a Valdieri, Rocca di San Giovanni ed alta valle Tanaro presso Viozene, infine nell’Alessandrino presso le Capanne di Marcarolo-Laghi di Lavagnina ed in alta Val Borbera.
DISTRIBUZIONE IN TOSCANA
I popolamenti più significativi in Toscana sono nelle Leccete di transizione con le Latifoglie, nelle Orno-Leccete perciò tra Orniello e Leccio, nella Cerreta acidofila di montagna, nell’Ostrieto (Carpineto) pieniero dei suoli calcarei delle Apuane, nelle balze marmoso-arenacee appenniniche tra i Carpini ed infine nelle Faggete delle Apuane e di Sesleria argentea.
DISTRIBUZIONE IN SICILIA
Esclusivamente in montagna, solitamente tra i 1.000 ed i 1.600 mt, su substrati a reazione tra neutra e basica o tra subacida ed acida.
I FUNGHI DEL SORBO MONTANO
Il Sorbo Montano Sorbus aria non è in assoluto uno degli alberi simbionti preferiti dai funghi Porcini, tuttavia in condizioni climatiche particolari, diventa un ottimo simbionte che può regalare grandi e piacevoli sorprese ai cercatori di funghi.

Ti spiego meglio…
E’ appurato che il Sorbo Montano crea simbiosi con quasi tutti i tipici funghi simbionti, perciò anche con i ricercati funghi Porcini, tuttavia questo albero per poter vegetare al meglio, richiede habitat che non sempre sono graditi ai Porcini o ad altri simbionti.
Proprio come accade con la Roverella che, come tutte le Querce, crea facilmente simbiosi con i Porcini ma, ha l’abitudine di vegetare in ambienti ostici, siccitosi, perciò non sempre adatti ad ospitare funghi e quindi anche i Porcini.
Tutti gli alberi che vegetano in ambienti mesoxerofili, xerofili o termofili hanno sempre a che fare con lunghi periodi secchi o del tutto siccitosi, e suoli tendenzialmente aridi o comunque fortemente drenanti, ovvero che non trattengono a lungo l’acqua piovana.
Anche il Sorbo Montano è uno di questi, comportandosi da albero pioniere e colonizzatore di ambienti resi inospitali dal degrado, incendi e/o dissesti idro-geologici.
Va’ da sé che, un albero che cresce su di un sabbione inospitale, sia per chimica che per drenaggio, difficilmente riuscirà a creare simbiosi con i funghi che invece necessitano di suoli tendenzialmente più ricchi di Azoto e Carbonio, oltre che di buona umidità.
Succede però che, quando il Sorbo Montano si trova a vegetare in un ambiente non più degradato, in cui altri vegetali hanno colonizzato e fertilizzato il suolo, ormai quasi completamente stabile e ricco di humus, allora, quando il clima lo permetterà, tienilo bene d’occhio perché potrebbe regalarti ricche sorprese.
I FUNGHI PORCINI
Come ti ho appena spiegato, l’associazione Sorbo Montano → Fungo Porcino non è sempre garantita, tuttavia vi sono situazioni in cui questo albero diventa la casa ideale per i Porcini, in particolar modo per i Porcini del tipo Boletus edulis, ma spesso anche del tipo Boletus pinophilus, ovvero i Porcini Pinicola o Porcini Rossi più saltuariamente Porcini estatini ovvero Boletus aestivalis/reticulatus.

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Accade quando il Sorbo Montano si trova in un bosco misto poco fitto, molto aerato in cui entrano facilmente i raggi del sole ma, tuttavia vi sia una buona lettiera depositata al suolo da vicine Querce, oppure Faggi e perché no anche Pini, meglio se di tipo Pino Strobo o Silvestre, o anche Abeti o Pecci.
In un periodo dell’anno, tipicamente in autunno, quando le temperature del suolo e dell’aria sono ideali così come pure l’umidità, in assenza di vento ma, nel corso degli ultimi 20 giorni è piovuto poco, ecco che le grandi foglie del Sorbo Montano riescono a creare piccole nicchie che fungono anche efficacemente da schermo ai raggi solari ed al vento, preservando l’umidità ed il giusto calore al loro interno.
In queste situazioni trovare funghi Porcini in queste nicchie è quasi garantito.
Non solo, ma i Porcini che troverai in questi habitat, non saranno piccoli funghetti deperiti, ma facilmente grandi e paffuti funghi Porcini del tipo Boletus edulis con dimensioni di tutto rispetto.
Porcini estatini e Porcini Pinicola, saranno più facilmente presenti in boschi non completamente radi ma comunque chiari, con ombra sufficiente ma non costante, e soprattutto con una scarsa lettiera al suolo, questo assai ricco di carbonio, per una ricca presenza di humus nero compattato dalle precipitazioni.
I Pinicola poi, saranno più facilmente presenti nei pressi di Sorbi Montani, se al suolo vi saranno pure Brughi/Eriche a preservare l’umidità.

Se il Sorbo Montano si trova poi in un bosco rado di giovani Abeti Rossi o Faggi, la presenza di Boletus edulis in autunno è quasi garantita, indipendentemente dal tipo di lettiera presente nel bosco. Meglio però se con radi ciuffi d’erba, non infestante, qua e là, e chiazze con buon muschio.
ALTRI FUNGHI
Il Sorbo Montano come anticipato, crea simbiosi con la gran parte dei tipici funghi simbionti del bosco italiano.
In presenza di buona umidità in lettiera, con molto muschio ed humus friabile, ben ossigenato e soffice, la presenza dei funghi Galletti/Gallinacci (Cantharellus cibarius e altre specie simili) è quasi garantita.
Se nel bosco c’è anche qualche sorgente, scoli d’acqua o vicino al Sorbo Montano ci sono pietroni che convogliano acqua piovana, allora non sarà difficile trovare anche le Trombette dei Morti (Craterellus cornucopioides).
In un habitat costituito in prevalenza da Pini con anche molti Ginepri e, sparsi qua e là pure i Sorbi Montani, allora la presenza dei Fiammiferini o Finferle (Craterellus lutescens) è quasi garantita.
Non mancheranno diverse varietà di Amanita, ivi incluse le onnipresenti Amanita muscaria o altre, lo Steccherino dorato (Hydnum repandum), quest’ultimo soprattutto se vicino al Sorbo Montano ci saranno grandi massi e lettiera con humus a vista. Il Fungo Spia (Clitopilus prunulus) non mancherà quasi mai, sia in presenza dei Boletus edulis che da solo. Immancabili pure i Pinaroli-Castagnini del tipo Xerocomus oppure Imleria, in particolar modo gli Imleria badius o Porcini Badius, così come pure i funghi dal Piede Rosso o Feré-Ferrandi ex Boletus erythropus (Neoboletus luridiformis).
Questi i più comuni e facilmente rinvenibili in un bosco rado in cui vi è buona o ottima presenza di Sorbo Montano Sorbus aria.
Non mi resta che augurarti buone ricerche e interessanti raccolti, sempre con la consapevolezza che, i funghi immaturi non vanno mai raccolti per evitare che nel bosco vengano a mancare le preziosissime spore che, dovranno un domani dar vita a nuove colonie fungine. Che, per la stessa ragione, non bisogna mai esagerare con i quantitativi raccolti, attenendosi ai quantitativi consentiti per legge, altrimenti si rischia di impoverire troppo il bosco, ma soprattutto, che dopo il nostro passaggio, il bosco non mantenga traccia delle nostre scorribande, ovvero che non lasciamo rifiuti nel bosco, rastrellamenti di humus e lettiera, danni alla lettiera dovuti ad eccessivi passaggi o scivolamenti o del tutto spostamenti di intere porzioni di foglie, alla ricerca del microscopico fungo nascosto.
Siamo sempre coscienti e responsabili delle nostre azioni ricordandoci che, anche le azioni di un singolo avranno ripercussioni sull’intero ecosistema, soprattutto se saremo tutt’altro che virtuosi, ma ci comporteremo da veri parassiti.
Rispettiamo le leggi e le regole per la raccolta funghi, e soprattutto rispettiamo la natura!
