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Tanta neve, tanti funghi Porcini?
Ormai è considerato da tutti un binomio indissolubile: neve & funghi. Si dice: “tanta neve → tanti funghi”. Ma sarà vero?
Tanta neve, tanti funghi Porcini?
INDICE
Spesso nella tradizione popolare, e quindi anche nella saggezza popolare, che si tramanda di anziani in giovani, c’è del vero.
Non sempre però questa verità è assoluta. Molto spesso nasconde mezze verità o per meglio dire, verità non assolute, che hanno un fondo di realtà misto ad antiche credenze, spesso però non confutate dalla scienza ufficiale.
E’ il caso del detto che vuole che “se d’inverno cade tanta neve, la stagione dei funghi Porcini sarà da incorniciare”.
In un interessante articolo pubblicato da Marco della Maggiora & Sergio Matteucci su micoponte.it, il sito web del Gruppo Micologico ‘Massimiliano Danesi’ di Ponte a Moriano (LU), gli autori, a proposito di «una copiosa crescita fungina, dopo un inverno molto nevoso» si domandano perché, il famoso detto popolare reciti: “sotto la neve pane, sotto l’acqua fame” e non già: «sotto la neve funghi!»
In sostanza, sottolineano che «se dopo la pioggia tira molto vento, il micelio fruttifica poco o niente» e aggiungono che «il micelio non può “ricordarsi” dell’umidità rilasciata mesi prima, per lo scioglimento della neve».
In effetti i due autori hanno centrato in pieno il punto… Il micelio non ha memoria degli eventi meteorologici passati, e anche se ce l’avesse, di quel che è passato non saprebbe che farsene, se nel frattempo di acqua ne sarà passata molta sotto i ponti, ancor peggio se di acqua non ne sarà passata per niente.
Quando si dice perciò che si troveranno molti funghi se, e dopo un inverno assai nevoso, è un’affermazione alquanto discutibile.
Forse, in anni ormai lontani, poteva succedere che l’abbondante neve caduta durante l’inverno si conservasse fino alle porte dell’estate, certo non al piano o al Centro-Sud Italia, ma per lo meno sulle Alpi.
Vero è che se poi non viene a far anche adeguatamente caldo, dei benefici apportati da tanta acqua se ne vedrebbero ben pochi, soprattutto in presenza di giornate estive decisamente più fredde del normale.
In Italia, solitamente la stagione invernale si comporta in maniera alquanto bizzarra
Ciò è dovuto principalmente ad una orografia disomogenea, con rilievi sparsi qua e là che possono influenzare in maniera diretta e persino pesante, il normale avvicendarsi delle Perturbazioni che, potrebbero esser deviate, attenuate o del tutto frammentate da un ostacolo orografico quali sono le Alpi e gli Appennini.
Può capitare che in alcune zone durante i mesi tipicamente invernali nevichi parecchio, e ciò accade soprattutto nelle zone sopravvento, perciò sui versanti esteri alpini o sugli Appennini, con venti settentrionali.
Viceversa, con venti di caduta dai monti verso il piano, perciò con l’ausilio dell’immancabile vento detto ‘Fohën’ o Föhn’ italianizzato in Favonio, succede che in aree sottovento quali le Prealpi o pedemontane alpine, ed in Pianura Padana, non si veda cadere un fiocco di neve per settimane di fila.
Se anche tra Dicembre e Marzo dovesse nevicare frequentemente, e/o molto spesso, in epoche di Riscaldamento Globale del Pianeta come quella attuale, di tanta neve potrebbe rimanere ricordo assai sopito con l’arrivo della stagione fungina.
→ Ti consiglio a proposito, di leggere questo mio articolo: FUNGHI E CLIMA, I CAMBIAMENTI CLIMATICI ED I FUNGHI.
Tra l’ultima nevicata primaverile ed i tempi delle prime nascite di funghi Porcini, potrebbero inserirsi scomodissime correnti secche-torride africane, le cosiddette ‘Bolle Calde Africane‘ in inglese ‘hot blob’ responsabili di importanti ondate di calore, ancor più micidiali per i funghi, se accompagnate da aria assai secca → ovvero torrida.
Una Bolla Calda Africana può, nel giro di pochi giorni consecutivi, far evaporare enormi quantità di acqua presente nel substrato dove normalmente vegeta il micelio.
Un danno mica da poco per le colonie fungine, repentinamente ridotte alla sete con disidratazione non solo dell’humus, della lettiera, quindi dello strato di terra più superficiale, ma talvolta anche degli strati inferiori, tanto caldi possono essera i raggi solari che giungono a terra non mediati da aria umida e/o temperata delle più benefiche correnti oceaniche.
→ Ti consiglio a proposito, di leggere questo mio articolo: I CAMBIAMENTI CLIMATICI, COSA SONO, COME SI MANIFESTANO.
Cosa c’è allora di vero nel detto: ‘tanta neve → tanti funghi’?
Di vero c’è che la neve ha un potere che spesso la pioggia non ha, soprattutto se leggera, non frequente o mai abbondante.
La neve, se e quando rimane al suolo per molti giorni consecutivi, meglio se per alcune settimane, o del tutto per un paio di mesi, ha il potere di compattare lo spesso strato di foglie ed altre sostanze inorganiche.

Le pressa, le compatta, le comprime al suolo dov’è presente più umidità, ne facilita quindi la disgregazione, favorendo al tempo stesso il ristagno d’umidità, o comunque di costante umidità mantenuta ad una temperatura più o meno costante, al riparo da eventuali ondate di gelo notturno, e/o dagli effetti malefici del vento.
La neve diventa dunque un prezioso alleato dei funghi, soprattutto quelli saprofiti, che sono deputati proprio alla disgregazione della lettiera, al fine di trasformarla da composto inorganico a composto organico, quindi ricca di elementi nutritivi utili sia ai vegetali che ai fungi stessi.
Un inverno mite, privo di neve o peggio ancora secco, con totale o parziale assenza di neve è dunque quanto di meno auspicabile per la buona salute delle colonie fungine, in questo senso perciò può esser vero che ► poca neve → pochi funghi.
Come puoi dunque facilmente intuire, una stagione invernale assai nevosa, è comunque sempre preferibile ad una siccitosa e senza neve, a prescindere da come potranno evolvere, meteorologicamente parlando, i mesi futuri.
Certo è che, se durante l’inverno nevicherà parecchio, poi nei mesi a seguire si avranno condizioni climatiche temperature, ovvero con giornate calde ma mai roventi, e soprattutto adeguatamente umide con assenza di passaggi delle cosiddette ‘Gocce Fredde‘ che portano repentini raffreddamenti, spesso vere e proprie ‘Bombe d’Acqua’ e soprattutto grandinate apportatrici di shock termici, allora si avranno ottime possibilità di avere una stagione dei funghi Porcini davvero ottima.
Di sicuro, in presenza di un clima come quello attuale, direttamente influenzato dall’avanzata verso Nord degli Alisei africani, con le relative ondate di caldo africano, magari alternate poi a passaggi di Depressioni fredde Nord Atlantiche, così com’è spesso accaduto durante l’infausta stagione fungina estate-autunno 2020, non deve affatto stupire se, di funghi se ne sono trovati assai meno rispetto a quelli che erano gli standard degli anni passati.
La stagione fungina 2020 infatti è stata tra le più deludenti degli ultimi decenni, forse persino degli ultimi trent’anni
Tolte poche aree fortunate, soprattutto sulle Alpi di confine tra Piemonte e Svizzera, alcune vallate interne lombarde, aree ristrette del Trentino Alto Adige, successivamente in genere del Triveneto, Toscana e Umbria e certamente Calabria, per il resto, durante la stagione fungina 2020 c’è stato ben poco da divertirsi.
Come direbbe qualcuno: ‘poca trippa per gatti’.
La neve dell’inverno 2019 si è sciolta a primavera in men che non si dica, persino dov’era caduta tanta neve
Le Alpi in alcune zone risultavano sgombre dalla neve già a fine inverno, al più tardi ad inizio primavera con fioriture, anche degli alberi da frutto, precoci non solo al piano e colli, ma anche in bassa montagna.
Le prime Avvezioni Calde Africane non si sono fatte attendere a lungo.
Già in primavera i primi insoliti colpi di calore seguiti ben preso dall’arrivo di masse d’aria africana assai torrida, quindi calda e molto secca.
Le piogge e poi i temporali sono stati discontinui, spesso persino avari.
In Pianura Padana sono spesso transitati violenti temporali secchi, ovvero temporali con fulminazioni continue, preceduti e seguiti da fortissime raffiche di vento ma con scarsissime cadute di piogge, magari concentrate in rovesci assai localizzati e di breve o del tutto brevissima durata.
Anche sulle Alpi e pure in Liguria è successo qualcosa di simile, con passaggi di temporali con fortissimi rovesci, anche grandinigeni, più che localizzati, con alcuni versanti distanti poche centinaia di metri dall’epicentro dove, a parte tanto vento e fulminazioni continue, di acqua non ne cadeva affatto.
Condizioni queste tutt’altro che favorevoli per il proliferare dei funghi che, di certo amano situazioni assai meno estreme e più moderate.
I funghi amano lettiere ed in generale humus ed ambienti costantemente leggermente umidi, quindi mai zuppi d’acqua. I Porcini poi odiano i ristagni d’acqua, desiderano caldo-umido, ma senza che vi sia acqua superficiale.
I loro miceli si sviluppano meglio in lettiere compatte, ma al tempo stesso ben ossigenate, prive di marcescenze, ma ricche di miceli di funghi saprofiti che si occupano proprio della disgregazione della lettiera stessa da trasformare in Carbonio, Azoto, Solfati, Fosfati, Aminoacidi solforati ed elementi metallici (Sali minerali) che a loro volta risulteranno indispensabili ai funghi simbionti, quali sono i funghi Porcini.
Insomma, per concludere, non è la neve del passato inverno a portare benefici diretti ai funghi in produzione nel prossimo autunno, quanto l’azione che la neve caduta, ha avuto sulla preziosa disgregazione della lettiera.
Ne consegue perciò che abbondanti nevicate rimangono comunque sempre auspicabili per il mantenimento dell’efficienza della lettiera ma ciò non va confuso con la disponibilità d’acqua nelle future stagioni, soprattutto oggi che i nevai presenti fino in media montagna, si sciolgono ancor prima che possa partire la prima stagione di nascite dei funghi estivi.
Possiamo perciò dire: “tanta neve → tanti funghi ► ma a patto che…”
Tra la pandemia da Covid-19, alluvioni, tempeste di vento, i lockdown e mille altre avversità, il 2020 rimarrà nella mente di molti come un anno decisamente infausto.
L’unica nota positiva, per ora, è che l’inverno 2020, dal punto di vista della neve è iniziato col piede giusto, anche se, a causa della pandemia, gli impianti sciistici rimangono per ora tutti chiusi in Italia.
Inattese abbondanti nevicate si sono registrate sin dai primi giorni di Dicembre 2020 fino al piano o fondovalle, in Piemonte, Valle d’Aosta e parte della Lombardia e Trentino Alto Adige, con neve fin quasi sulle coste in Liguria ed a tratti, alternata ad alluvioni in Emilia Romagna e Veneto-Friuli.
Tutte queste abbondanti nevicate non devono però farci pensare che i Cambiamenti Climatici ed il relativo Riscaldamento Globale del Pianeta siano finiti.
Quanto sta accandendo in questi giorni in varie zone d’Italia, flagellate dal maltempo, non è altro che l’espressione di un Riscaldamento Globale che si manifesta con la concentrazione dei fenomeni su piccole aree del nostro Pianeta.
Succede quindi che, se una massa d’aria calda arriva alle latitudini Artiche, aria fredda scalzata dalla propia sede, si muova verso Sud, accompagnata da forti venti, anche tempestosi, ed altri fenomeni meteo estremi quali nevicate copiose, là dove l’aria fredda va’ a parare, o piogge alluvionali dove questa inizia a contrastare violentemente con l’aria calda mediterranea o aria calda che sopraggiunge dal Nord Africa.
Auguriamoci a questo punto che le abbondanti nevicate dicembrine possano rimanere al suolo il più a lungo possibile e che possano dare benefici, se non in termini di accumulo di riserve idriche, quanto meno, nella disgregazione dell’abbondante lettiera di foglie che, in alcuni boschi arriva persino a superare i mezzo metro d’altezza, a causa del persistere di assenza di neve e di piogge frequenti e/o adeguate.
