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Come orientarsi nei boschi, versanti ed esposizioni

I trucchi per imparare ad orientarsi nei boschi e come saper riconoscere i versanti e le esposizioni migliori per la ricerca dei funghi

ORIENTARSI NEI BOSCHI dovrebbe essere un atto istintivo, naturale, che non richiede studi particolari, perché scritto nel nostro DNA.

I trucchi per non perdersi nei boschi.

COS’É IL SENSO DELL’ORIENTAMENTO?

INDICE

Il senso dell’orientamento, ci viene fornito attraverso il nostro patrimonio genetico, ce lo conferma una ricerca dell’Institute of Behavioural Neuroscience di Londra che ci dice che, quella dell’orientamento sarebbe una capacità innata propria del nostro patrimonio genetico, che migliora con l’età e con l’esperienza.

Ce lo confermano anche i milioni di pellegrini che in epoche medievali si mettevano in marcia da tutta Europa verso Roma, senza possedere bussole, smartphone, App, tecnologie varie e, spesso neppure cultura e/o capacità di leggere e scrivere.

Sapersi orientare non è neppure una prerogativa tutta maschile, ma lo è, in egual misura anche femminile.

Ci sono però persone che hanno un ottimo senso dell’orientamento e non si perderebbero neppure nel bel mezzo del Sahara o della foresta Amazzonica, altre invece riuscirebbero a perdersi persino in un bicchier d’acqua.

In questo caso non si tratta di carenze genetiche ma di pura e semplice superficialità o pigrizia

Basti pensare, ad esempio, ad una gita in auto in una nuova città.

Se siamo noi al volante a condurre l’auto, riusciamo a memorizzare perfettamente il percorso, che potremmo ripercorrere agevolmente al prossimo passaggio ma, se a guidare l’auto è un’altra persona, oppure se ci affidiamo ad un navigatore satellitare, allora, difficilmente saremo in grado di memorizzare alcunché.

In questo caso, a privarci del senso dell’orientamento è la distrazione, ma soprattutto il non utilizzo della nostra memoria eidetica o fotografica/visiva che dir si voglia.

Facilmente potremmo memorizzare un viso, una persona attraente, un negozio o un particolare architettonico, tante piccole distrazioni che attraggono la nostra memoria visiva sottraendo attenzione al percorso che stiamo percorrendo.

COME ORIENTARSI NEI BOSCHI ATTRAVERSO LE APP?

Facilissimo farlo su di un percorso attrezzato del Forest Bathing.

Basta seguire le indicazioni, ovvero gli innumerevoli cartelli che ti indicano il percorso da fare. (COS’É IL FOREST BATHING O SILVOTERAPIA E DOVE PRATICARLO IN ITALIA @ Funghimagazine.it)

Basta non allontanarsi troppo dai sentieri.




Non occorrono App, semmai, le App potranno indicarti quanti chilometri hai percorso, il dislivello, il numero di pulsazioni del tuo cuore, o le calorie che hai bruciato.

Più difficile se si tratta di una escursione all’interno di boschi o foreste sconosciute, suggerite da qualche conoscente che lì vi ha trovato una entusiasmante “buttata” di funghi commestibili, oppure individuata attraverso mappe, oppure immagini Satellitari.

Oggi esistono App per i cellulari che offrono una relativa garanzia di efficienza.

Alcune sono a pagamento, altre gratis o ibride (Lite).

Alcune ti offrono persino la possibilità di mettere sul percorso particolari segnaposto (waypoints), magari proprio in prossimità dell’albero che ci ha regalato un porcino da un chilo e rotti, oppure una famiglia di 12 o più esemplari di funghi allegramente riuniti.

Per sapere quali sono le App più popolari per la navigazione o per la consultazione offline, puoi consultare questo articolo, attraverso il quale puoi scoprire anche cos’è e come si scarica una mappa offline. (LE MIGLIORI APP PER ORIENTARSI NEI BOSCHI @ Funghimagazine.it).

COME ORIENTARSI NEI BOSCHI SENZA L’AUSILIO DELLE APP?

Rifacendoci al vecchio “manuale delle giovani marmotte”, che era l’enciclopedia tascabile di sopravvivenza dei Paperopolesi dei fumetti Disney, orientarsi in un bosco senza perdersi è un’arte che si impara con pazienza e con grande spirito di osservazione.

Non è necessario fare come Hansel e Gretel che dovettero ricorrere all’uso di pietre lucide o di briciole di pane disseminati bel bosco, per poter ritrovare la via di casa.

Tuttavia non è cattiva abitudine prendere alcuni punti di riferimento e memorizzarli, quasi fossero i sassolini lucidi dei fratelli Grimm.

Quando si entra in un bosco è sempre bene esser pienamente coscienti di ciò che si sta facendo, ovvero, che si sta entrando in una sorta di labirinto in cui tutto si somiglia ed è facile perdersi.

Allora cosa fare se non si conosce affatto il bosco o se si pensa di possedere un pessimo senso dell’orientamento?

Per prima cosa occorre memorizzare il maggior numero possibile di punti di riferimento.

Un albero particolare, magari con una forma buffa che ci ricorda qualcosa di strano, un ramo, un albero abbattuto, un avvallamento nel terreno, un piccolo ciuffo d’erba o un fiore, un cespuglio ma va bene memorizzare qualunque cosa possa distinguersi dal resto di ciò che ci circonda.

Prima di iniziare l’opera di memorizzazione è però bene dare uno sguardo d’insieme all’intero bosco per cercare di capire dove ci troviamo a livello spaziale sul territorio.

Osservare tutto quanto, con lo sguardo che spazia il più lontano possibile, per capire quale possa essere l’estensione massima del bosco, e fin dove possiamo spingersi camminando e cercando funghi.

Memorizzare la vallata, il colle, il monte, ma anche i colli, monti, canaloni o paesi, cascine o baite che lo caratterizzano o lo circondano.

Proprio come faremmo se dovessimo guidare l’auto in un dedalo di viuzze di un quartiere cittadino.

Ovvio che se arrivi nel bosco e ti ci tuffi a capo fitto senza neppure esserti guardato attorno, con lo sguardo chino sul suolo in cerca di funghi, senza curarti di ciò che ti circonda, avrai buone probabilità di perderti, soprattutto se non hai mai calpestato quel bosco prima.

Nei boschi, la fretta è una cattiva consigliera

Nulla di peggio che la smania di raccogliere o di non farsi scoprire da altri cercatori.

Per prima cosa, correre nei boschi non ti aiuterà a individuare gli eventuali funghi ben mimetizzati o leggermente nascosti poi, non ti aiuterà neppure a tener traccia dei tuoi movimenti per poter ritrovare la strada di casa.




Potrebbe sicuramente aiutarti, pensare a ciò che stai facendo, ovvero percorrendo un bosco sconosciuto da cui intendi uscire e non rimanerci intrappolato.

Come l’Hansel della fiaba, potresti perciò creare dei viewpoints (punti di riferimento) magari piantando nel terreno dei bastoncini qua e là.

Conosco chi, efficacemente, indica la strada del rientro, poggiando sul terreno dei bastoncini a forma di freccia che indica il sentiero da cui è arrivato.

Sono molti i trucchetti che si possono adottare. Tutti efficaci purché, come detto, non si abbia troppa fretta e ci si soffermi a guardare ciò che ci circonda.

Bussole, orologi tradizionali, sole, luna, stelle

Cose da scouts o da giovani marmotte. Spesso lasciano il tempo che trovano.

Sul web è pieno di guide all’orientamento, una fotocopia l’una dell’altra, in cui ti si spiega come fare ad orientarti con l’uso di una bussola, oppure come trovare il Nord utilizzando un orologio o ancora come orientarti seguendo il sole, la luna o le stelle, casomai ti ritrovassi ancora nel bosco sorpreso dal buio.

Fidati, se hai un cellulare che ha campo, ne esci fuori, altrimenti difficile tu riesca ad orientarti se già sei stato tanto ingenuo da perderti per non aver avuto cura di seguire un filo logico quando ancora c’era luce a sufficienza.

Se hai seguito un corso da scout, la bussola ti sarà di sicuro aiuto.

In questo caso però, dubito fortemente che uno scout possa perdersi in un bosco.

Cercare il Nord attraverso il posizionamento delle lancette dell’orologio è uno dei metodi più suggeriti dal web ma, il metodo è così macchinoso che non perdo neppure tempo a spiegartelo.

Il solo ed unico consiglio valido che mi sento di suggerirti resta l’attenzione, l’osservazione e soprattutto la memorizzazione di quanti più punti di riferimento possibili.

GLI OROLOGI GPS COME NAVIGATORE PORTATILE

Oggi per non perdersi nei boschi e per trovare immediatamente l’orientamento, esistono orologi digitali che, attraverso il sistema GPS (Sistema di Posizionamento Globale, Global Positioning System) ti aiutano a trovare sempre la tua posizione, ovunque tu ti trovi.

Puoi acquistare uno di questi Orologi super tecnologi con un prezzo accessibile a tutti seguendo uno di questi link:

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COME INDIVIDUARE UN VERSANTE, E SOPRATTUTTO CAPIRE QUALE PUO’ ESSERE IL VERSANTE PIU’ PRODUTTIVO DI FUNGHI?

In questo caso ci sono poche alternative.

Per capire qual’è il miglior versante in cui cercare i funghi serve un minimo di studio.

La conoscenza della geografia è imprescindibile.

Quando si dice, per esempio, che i funghi sono stati trovati su di un versante esposto ad Ovest, significa che i funghi erano nella parte Ovest del colle o del monte.

VERSANTI DI DESTRA O DI SINISTRA DI FIUMI O TORRENTI?

Sono moltissimi a domandarmi come si faccia a capire qual’è il lato destro o sinistro di una vallata, e quindi quali siano gli affluenti di destra e quali quelli di sinistra.

Non è affatto difficile.

Anche un bimbo potrebbe capire che tutte le acque defluiscono dai monti verso valle.

Per sapere se un lato della valle è considerabile di destra o di sinistra, ci si posiziona con la sorgente alle spalle.

Non occorre che tu sappia dov’è posizionata esattamente la sorgente, basta che tu comprenda che le sorgente sta sempre alle tue spalle se guardi verso valle.

Con il corpo rivolto verso valle perciò, alla tua destra c’è il versante Ovest della valle con relativi affluenti di destra. Alla tua sinistra c’è il versante Est della valle con relativi affluenti di sinistra.




Prendendo a modello il fiume Po, il Tanaro è l’unico grande affluente di destra. A sinistra ci sono le due Dora, Riparia e Baltea, Sesia, Ticino, Adda, Oglio, Sarca-Mincio.

Il fiume Tevere ha quali maggiori affluenti di sinistra il Nera e l’Aniene.

Sì, ma come fare a capire qual’è, per esempio, il versante Ovest di un monte?

Questa è una delle domande che mi viene posta con maggior frequenza, da parte di lettori che, in tema di versanti vanno facilmente in confusione.

Per sapere quali sono i punti cardinali ed i vari versanti ci viene in aiuto la cosiddetta rosa dei venti.

Una raffigurazione grafica che ci indica il nome di ogni tipologia di vento e la sua provenienza.

Conoscere il tipo e la provenienza dei venti è altrettanto importante quanto conoscere il tipo di versante.

Lo sapevi per esempio che un vento da Nord è spesso freddo e prevalentemente secco, quindi poco adatto alla nascita dei funghi?

Un vento da Ovest, Ovest-Sud Ovest può esser altrettanto secco se soffia teso sul Nord Italia dove, la barriera alpina può riscaldarlo per effetto “favonico” e renderlo molto secco.

Può anche diventare secco e favonico sulle coste dell’Adriatico dopo aver superato le cime appenniniche (Garbino).

Un vento da Est, è tendenzialmente freddo e di solito accompagnato da nuvole basse, fredde, e foriere di neve abbondante sulle regioni sopravvento, per lo più i monti dell’Appennino.

Al contrario tutti i venti che provengono dai quadranti meridionali sono caldi e spesso anche umidi perché acquisiscono umidità sorvolando il Mediterraneo.

Tutti i venti da Sud sono favorevoli alla nascita di funghi (Maccaja in Liguria).

Rosa dei venti, funghimagazine

LA ROSA DEI VENTI

Se vuoi andare in un bosco alla ricerca dei funghi, non puoi non sapere dove si trovano i vari punti Cardinali e soprattutto quali essi siano.

Il Nord normalmente è rappresentato con lettera N (in inglese North)

NE indica il Nord Est (in inglese North East)

E indica l’Est (in inglese East)

S indica il Sud (in inglese South)

SW oppure SO indicano il Sud Ovest (in inglese South West)

W oppure O indicano l’Ovest (in inglese West)

NW oppure NO indicano il Nord Ovest (in inglese North West)

A questo punto, la domanda che molti mi pongono è:

Come faccio a capire in un bosco dove si trovano i vari punti cardinali?

Ovviamente con una bussola, ma se non ne hai una a disposizione, oppure se non la sai usare, ci sono alcuni piccoli trucchetti che potrebbero tornarti utili.

Anzitutto sappi che una bussola non è affatto semplice da usare, come si crede.

Tenendola davanti a te, dovrebbe indicarti qual’è il punto cardinale che hai di fronte, occorre far ruotare la ghiera su cui vi sono impressi i vari punti cardinali e tentare di capirci qualcosa.

Decisamente più semplice orientarsi osservando il sole.

Devi sapere che il sole sorge sempre ad Est.

Attorno al mezzogiorno si trova nel punto più alto in cielo, dopo di che inizia il declino verso il tramonto che avviene sempre ad Ovest.

Un versante esposto ad Est è quindi il versante che affaccia in direzione del sole nascente.

Un versante esposto ad Ovest è il versante che affaccia in direzione del tramonto.

Meno semplice capire quale sia il Sud ed il Nord seguendo la luce del sole.

Diciamo però che, in Italia ci viene in aiuto il fatto che il sole non è mai perfettamente perpendicolare sopra le nostre teste, ma rimane sempre leggermente inclinato provocando sempre un’ombra che anche a mezzogiorno è proiettata verso Nord.

Altri metodi alternativi: Il muschio

I vecchi testi cartacei, scrivevano che il miglior metodo per poter riconoscere il Nord, è quello di cercare sul tronco di un’albero dov’è disposto il muschio.

In realtà, oggi come oggi, in presenza di evidenti cambiamenti climatici (vedi: Riscaldamento Globale del Pianeta), anche questo metodo potrebbe risultare del tutto inefficace e superato.

Molti boschi del Centro-Sud Italia, così come della Pianura Padana ed isole, non conosco più presenza di muschi sui tronchi degli alberi, a causa di piogge discontinue, spesso violente e concentrate in isolati episodi di forte intensità ma di breve durata.

Nulla di più deleterio per i muschi che una lunga fase torrida e siccitosa.

Sulle Alpi le piogge risultano ancora leggermente più regolari ma anche qua assistiamo con sempre maggior frequenza ad episodi di piogge brevi ma intense alternate a lunghe fasi caratterizzate da caldi, miti o persino torridi Anticicloni Africani.




Non basta.

I cambiamenti climatici

Hanno anche modificato le correnti dominanti che attraversano il nostro paese.

Prima del 1980 le correnti dominanti sull’Italia, seguivano la classica rotazione del nostro globo da Ovest verso Est (vedi: Forza di Coriolis).

Dalla fine degli anni ’80 le correnti sono diventate più dinamiche e disposte lungo i Meridiani e non più lungo i Paralleli dell’Equatore.

Lunghe onde si alternano portando, ora impennate termiche seguite da forti piogge, ora forti venti dai quadranti Settentrionali che, soprattutto nei mesi freddi provocano effetti favonici, con estrema siccità in Pianura Padana o anche insolite impennate termiche dovute all’effetto adiabatico.

Le piogge sono irregolari anche nei mesi invernali ed i muschi non sempre ricoprono i versanti Nord degli alberi ma, si dispongono là dove arrivano le piogge “ventate”, ovvero sospinte dal vento e c’è quindi maggior temporanea umidità.

In linea di massima però vale ancora la regola che i muschi tendano a ricoprire i lati umidi e ombrosi degli alberi.

Piuttosto, in un bosco in cui entra qualche raggio di sole, è più facile capire dove sia il Nord perché il sole illumina sempre il lato Sud dell’albero stesso, lasciando in ombra il lato Nord.

Orientarsi in un bosco dopo il tramonto

Come detto in precedenza, se non sei una giovane marmotta o uno scout, dubito fortemente tu riuscirai ad orientarti in un bosco dopo che è tramontato il sole.

Cercare la Stella Polare, L’Orsa Maggiore, Cassiopea o altre costellazioni non ti aiuterà di certo se non sei un appassionato di astrologia, anche perché, oltretutto, da dentro un bosco, dubito fortemente tu possa riuscire a vedere il cielo e le stelle, se non quelle che vedrai andando a urtare contro un ramo sporgente o un albero.

IL RIVERBERO / L’INQUINAMENTO LUMINOSO

Tra le varie forme di inquinamento prodotte dell’uomo, quella dell’inquinamento luminoso può esser considerata la forma migliore per chi dovesse trovarsi perso in un bosco di montagna.

L’inquinamento luminoso è quel riverbero provocato dalle luci notturne delle nostre città.

In montagna, dove non ci sono paesi o abitazioni, di notte il cielo è sempre scuro e privo di luci.

La luna illumina molto più rispetto a quanto farebbe in città.

Basta cercare di uscire dal bosco (se possibile) e cercare una qualunque forma di riverbero luminoso per poter capire dove si trovino i paesi o le città.

Cercare le fonti di inquinamento luminoso probabilmente non ti aiuterà a ritrovare la via di casa ma, per lo meno ti farà riacquistare un minimo di orientamento.

ORIENTARSI NEI BOSCHI
COME AFFRONTARE CORRETTAMENTE IL BOSCO

L’eccesso di sicurezza, se non si è cresciuti negli scouts, o se non si è fatto un corso di sopravvivenza, può esser rischioso per qualunque cercatore di funghi.

A volte può capitare che ci si allontani troppo dall’automobile, o comunque dal punto di partenza della nostra escursione nei boschi.

Ci si fa prendere dalla smania o dall’entusiasmo di trovar funghi, si cammina e si cammina, ma non ci si rende conto che se ci sono volute 3 ore per raggiungere un dato punto del bosco, ne occorreranno almeno altrettante per ripercorrere al contrario lo stesso tragitto.

É bene quindi ricordare che, a funghi non si va mai con scarpe da ginnastica e neppure con scarpette da trekking.

Orientarsi nei boschi

GLI ANIMALI SELVATICI E RELATIVI PERICOLI

Per girar per boschi, ci vogliono scarponcini alti che possano proteggere le nostre caviglie, anche da eventuali morsi di Bisce (vedi: I SERPENTI D’ITALIA – BISCE, COLUBRI E NATRICI @ Funghimagazine.it) o peggio ancora di Serpenti (vedi: VIPERE D’ITALIA @ Funghimagazine.it).

Ti ricordo che una delle ragioni per cui è vietato andare nei boschi tra il tramonto e l’alba è che, in tempi di Riscaldamento Globale del Pianeta, sono sempre più numerosi gli animali selvatici che affollano il bosco di notte, e che hanno cambiato le proprie abitudini alimentari.

Alcuni animali diurni, per non dover affrontare il caldo torrido delle bolle calde africane, preferiscono muoversi nei boschi per nutrirsi subito dopo il tramonto, quando l’aria si fa meno rovente.

Gli animali che affollano i nostri boschi sono animali da clima temperato e non da clima Africano.

Anche Vipere e Serpenti preferiscono muoversi di notte, grazie anche alla maggior presenza, anche in Italia, di notti tropicali con temperature minime che non scendono mai al di sotto dei 21°C al piano e spesso mai sotto i 18°C anche in media montagna.

Forse non lo sai ma, le Vipere sono cieche

Possiedono una vista agli infrarossi che rende visibili le fonti di calore, soprattutto quelle generate dagli animali, ivi compreso l’uomo.

Girar per boschi di notte, anche se con l’ausilio di torce o altri sistemi di illuminazione, è notevolmente pericoloso perché, una vipera che ci vede avvicinarci sin da lontano, ha tutto il tempo che le occorre per nascondersi tra rami, radici, pietre o erbe per poi attaccarci fulmineamente e non vista, se ci si avvicina troppo.

Nel buio della notte chi potrà venirci in soccorso se ci troviamo in grave pericolo?

Quando vai a funghi, è sempre bene che tu metta nello zaino, una torcia, una bottiglietta d’acqua, una tavoletta di cioccolato, un k-way e un ombrello portatile, in caso di improvviso acquazzone.

Una imprevista grandinata potrebbe far crollare le temperature perciò, non sarebbe una cattiva idea mettere in una tasca dello zaino anche una leggera felpa in pile.

Nei boschi è bene non andarci in bermuda o in calzoncini da calcio. Il rischio Zecche

Oggi come oggi, con il proliferare di caprioli, cinghiali o altri animali selvatici, sta diventato un vero e proprio serio problema l’attacco da parte di zecche o altri fastidiosissimi insetti quali le zanzare tigre o insidiosi ragnetti che possono provocarci dolenti bozzi.

Nell’articolo: Zecche (Zecca ixodida) e la puntura di Zecca @ funghimagazine.it, ti spiego cosa sono, e come difenderti dalle zecche.

Ricorda però che non sempre è necessario farsi prendere dall’ansia se attaccati da una o più zecche.

Basta acquistare in farmacia l’apposita pinzetta togli zecche e poi monitorare il bozzo che la zecca ci lascerà e che ci accompagnerà almeno per 15/20 o persino 30 giorni.

Monitora attentamente la zona della puntura e se non accade null’altro che un fastidioso e ripetuto prurito, che potrai lenire con una pomata a base di cortisone, non serve neppure andare dal proprio medico di base.

Se invece attorno al bozzo, compare un alone tondo e di colore arancio-rossastro allora corri subito al pronto soccorso perché la zecca avrebbe potuto essere vettrice di malattie infettive.

Nel corso del 2018 in Italia c’è stata una vera e propria invasione da parte di zecche dei boschi

Il Biellese e la vicina Valsesia sono stati tra le zone a maggior concentrazione di questi fastidiosissimi artropodi nel Nord Ovest mentre, in generale tra Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto si è avuta la maggior concentrazione in assoluto.

In quest’ultime regioni vi è anche stato un maggior numero di zecche infettive, non ne sono invece state segnalate nel Nord Ovest.

Quest’anno, a dare per prima l’allarme zecche, è stata la Usl 1 di Belluno. Qua già fino a Giugno, si sono registrati 13 casi di encefalite da morsi di zecca, triplicati rispetto a quelli dello stesso periodo del 2017.

Unico antidoto: la vaccinazione. Sono invece stati 30 i casi di malattia di Lyme o borreliosi, registrati sempre nel bellunese da aprile.

Non mi resta che augurarti una buona passeggiata e buon raccolto ma sempre con l’occhio vigile, lo sguardo attento e soprattutto il cervello pronto a memorizzare quanti più punti visivi possibili, per non rischiare di perderti senza neppure rendertene conto.

Come orientarsi nei boschi, versanti ed esposizioni

scritto da Angelo Giovinazzo @ funghimagazine.it

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