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Didattica Funghi 02. Le domande sui Funghi dei nostri lettori
La seconda curiosità dei nostri lettori a cui cerchiamo di dare una corretta risposta è: perché alcuni alberi, da sempre notoriamente micorrizzati, quindi buoni produttori di funghi Porcini, improvvisamente smettono di produrne, anche per sempre?
Didattica Funghi 02. Le domande sui Funghi dei nostri lettori
INDICE
- 1 Didattica Funghi 02. Le domande sui Funghi dei nostri lettori
- 2 PERCHE’ ALCUNI ALBERI DA PORCINI, A VOLTE SMETTONO DI PRODURNE?
- 3 QUANDO E PERCHÉ ALCUNI ALBERI DA PORCINI SMETTONO DI PRODURLI?
- 4 LE 10 RAGIONI CHE DETERMINANO LA CESSAZIONE DELLE NASCITE DI PORCINI
- 5 LE 10 CAUSE ABIOTICHE NEL DETTAGLIO
- 6 I POST DIDATTICA FUNGHI
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PERCHE’ ALCUNI ALBERI DA PORCINI, A VOLTE SMETTONO DI PRODURNE?
Didattica Funghi 02 – La posta dei lettori 2, parte 1
Dopo aver risposto al giovane Davide dalla provincia di Torino, con il post “Didattica Funghi 01. Perché in alcuni boschi si trovano molti funghi e in altri invece no?”, in questo articolo rispondiamo ad un’altra domanda che ci viene posta assai frequentemente e che riguarda non più i boschi in generale, ma alcune singole piante da funghi.
Ti ricordo che, se anche tu, nell’intento di incrementare le tue conoscenze relative al mondo dei funghi, hai alcune curiosità a cui vorresti fosse data una risposta, puoi scriverci a info@funghimagazine.it, oppure chattare con FM tramite Telegram.
Rispondiamo regolarmente, alla domanda riguardante la cessata produzione di funghi da parte di alcune piante, ormai da diversi anni a questa parte. In questo caso prendiamo a spunto la specifica domanda che ci ha posto il giovane Nicholas dalla provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
«perché alcuni alberi, da sempre notoriamente micorrizzati, quindi buoni produttori di funghi Porcini, improvvisamente smettono di produrne, anche per sempre?»
Se segui con un certo interesse il mondo dei funghi nel suo insieme, non limitandoti a pensare ai funghi Porcini come l’unica specie d’interesse, da cercare e raccogliere con avidità, ma com’è giusto che sia, ti fai coinvolgere dalla bellezza della Natura ed in particolar modo dalla bellezza dell’intero Regno dei fungi, sicuramente saprai già che i Porcini, che siano della varietà precoce primaverile detta Boletus pinophilus (Porcino rosso o Pinicola), della varietà primaverile-estiva detta Boletus reticulatus o B. aestivalis (Porcio Estatino), della varietà estivo-autunnale pregiata detta Boletus aereus (Porcino Nero o Bronzino) o della varietà autunnale detta Boletus edulis, non sarebbero in grado di vegetare, se non legassero la propria vita, il proprio destino, a quello di alcune piante dette ‘ospite’.
Stiamo parlando della simbiosi micorrizica, quel fantastico processo di inter-scambio, di altruismo, di mutuo soccorso, che si instaura tra l’albero ‘ospite’ ed i suoi graditissimi ospiti: i funghi simbionti.
Se non conosci a sufficienza l’argomento, ti consiglio di navigare attraverso la nostra ricca sezione detta ENCICLOPEDIA FM, all’interno della quale trovi già più di 300 voci inerenti il Regno dei Funghi, oltre che numerose località d’interesse fungino sparse su e giù per l’Italia.
Tra le tante voci (suddivise per genere e in ordine alfabetico) strettamente correlate alla domanda in questione, ce ne sono alcune che non devono assolutamente passare inosservate, tra queste: Ifa, Ife, Micelio, Micorriza, Nutrimento, pH (Potenziale Idrogeno), Rizosfera, Simbionte, Simbiosi, Sistema ifale, Spora, Sporulazione, tutte queste voci facenti capo alla sezione MICOLOGIA.
Ma torniamo all’argomento principe, torniamo al fatto che i funghi Porcini per poter vegetare, per poter esser da noi raccolti, hanno necessità di legarsi ad alcune piante che, generosamente gli permettono di avvinghiarsi-avvilupparsi attorno alle proprie radici, diventando essi stessi un naturale prolungamento delle radici appena micorrizate.
Se non si comprende questo concetto, è difficile riuscire a capire perché sotto alcune piante si trovano i funghi, in questo caso i funghi Porcini mentre in altre no.
Se un albero non è stato ‘micorrizato‘, ovvero se non ospita il micelio fungino di una delle quattro varietà di fungo Porcino, non potrà esser considerato un ‘albero da funghi Porcini‘.
Un albero da funghi Porcini in buona salute non ci deluderà mai, o quasi
Se non è già passato un cercatore di funghi prima di noi, centimetro in più, centimetro in meno, nel raggio di un paio di metri, ogni anno puntualmente, potremo trovare funghi Porcini al di sotto delle medesime piante.
A volte accade però anche, che nuove giovani piante vengano colonizzate del micelio fungino, perciò è sempre bene non fissarsi con l’idea che i funghi Porcini nascano sempre e soltanto sotto le medesime piante, vita-natural-durante.
I fattori che possono determinare il benessere di una colonia fungina sono tanti, così come tante possono essere le avversità che possono far si che, temporaneamente o permanentemente, i funghi smettano di nascere.
Tralasciando ora i meccanismi legati alla micorrizazione, alla simbiosi che si instaura tra la pianta ‘ospite’ ed i suoi ospiti, vogliamo sapere perché, talvolta accade che, di punto in bianco, senza una apparentemente evidente ragione, non si trovano più funghi sotto ad una pianta nota. Questa condizione avversa non è in realtà infrequente, anzi.
QUANDO E PERCHÉ ALCUNI ALBERI DA PORCINI SMETTONO DI PRODURLI?
LE 10 RAGIONI CHE DETERMINANO LA CESSAZIONE DELLE NASCITE DI PORCINI
Didattica Funghi 02 – La posta dei lettori 2, 2° parte
Non esiste una sola e precisa causa, che determina la fine delle nascite dei funghi Porcini sotto determinate piante.
Queste, per lo più definibili ‘abiotiche‘, possono essere diverse e, molto spesso concatenate tra loro.
In linea di massima le ragioni di uno stop alle nascite possono essere riepilogate come segue:
- Impoverimento del suolo, insufficiente disponibilità di sostanze nutritive,
- Inquinamento del suolo, modifica sostanziale del pH,
- Eccessivo deposito di cataboliti, frutto del metabolismo della colonia fungina,
- Siccità o eccessivo sgocciolamento-ruscellamento d’acqua,
- Mancata ossigenazione dell’apparato radicale-miceliare,
- Invecchiamento, mancato rinnovo dell’ecosistema,
- Eccessivo deposito di foglie secche non deteriorate, siccità, marcescenze, fattore abiotico, impossibilità delle spore di germinare,
- Modifica, danno alla lettiera o alla rizosfera ad opera umana o animale, pressione animale o antropica,
- Danno o danni apportati al micelio superficiale e/o profondo,
- Malattia o attacco fungino-parassita alla pianta ‘ospite’.
LE 10 CAUSE ABIOTICHE NEL DETTAGLIO
Didattica Funghi 02 – La posta dei lettori 2, 3° parte
Impoverimento del suolo, fenomeni atmosferici e lettiera fuori controllo
La prima importante causa che può determinare lo stop alle nascite dei funghi è senza dubbio l’impoverimento del suolo, quindi una insufficiente, inadeguata, carente o incompleta disponibilità di alcuni o di tutti gli elementi minerali o nutrienti, che dovrebbero esser presenti nella lettiera e nel suolo, in primo luogo Carbonio ed Azoto, nelle giuste proporzioni/quantità.
Un suolo povero di elementi minerali, o anche impoverito da un eccessivo sfruttamento da parte di svariate colonie fungine o vegetali, può determinare carestie che possono portare anche all’estinzione di quel particolare ecosistema.
L’impoverimento del suolo può essere anche conseguenza di modifiche all’ecosistema, ad opera di fenomeni atmosferici estremi come le cosiddette ‘bombe d’acqua‘ che riversano grandi quantitativi d’acqua concentrati in episodi di breve ma intensa durata, che non consentono un adeguato assorbimento e smaltimento delle acque superficiali.
Una ‘bomba d’acqua’ può dilavare una superficie priva di lettiera, erodendo e sottraendo sali minerali e più in generale sostanze organiche presenti nell’humus, quando non anche di intere porzioni dell’humus stesso.
Se invece è presente una lettiera, questa può subire danni da erosione poiché il ruscellamento di acqua piovana può provocare la formazione di dighe, là dove sono presenti pietre, radici, rami o alberi caduti e, quando queste tracimano, innescano fenomeni erosivi importanti.
Viceversa la siccità può provocare un eccessivo riscaldamento del suolo, soprattutto là dove questo risulta privo di copertura di foglie-lettiera e, ancor di più, là dove i raggi solari riescono a raggiungere il sottobosco, arroventando lo scuro humus.
Se è presente una ricca lettiera, la siccità determina il mancato deterioramento-disgregazione della sostanza organica accumulatasi nel corso del tempo.
Se le foglie cadute in autunno non vengono compresse dalla pioggia autunnale-invernale-primaverile e dalla neve, non avviene il processo biotico di disgregazione e digestione da parte di microorganismi e funghi di lettiera, della sostanza organica.
Lo strato di foglie rimane intatto, troppo alto, inospitale e l’eccesso di calore può determinare il proliferare delle sole muffe a contatto con lo strato di humus, là dove vegeta maggiormente il micelio fungino che, soggetto all’attacco di muffe, potrebbe deteriorarsi fino alla morte.
Un eccesso di lettiera impedisce al suolo di ossigenarsi correttamente poiché vengono a mancare sia l’aria che l’acqua che, di ossigeno ne apportano in quantità.
La mancanza di ossigeno non solo impedisce ai miceli di svilupparsi correttamente ma, impoverisce anche l’intero apparato radicale, oltre che l’intera flora batterica e tutti quei microrganismi che sono deputati alla ‘digestione‘/trasformazione della sostanza organica ed inorganica. Primi tra tutti vermi e lombrichi.
Didattica Funghi 02 – La posta dei lettori 2, 4° parte
Cataboliti, sostanze di scarto, deiezioni, invecchiamento dell’habitat
A indebolire una fungaia e quindi a rendere un suolo meno accogliente, meno adatto al proliferare dei funghi, c’è però anche, paradossalmente, l’eccessivo proliferare dei funghi stessi.
Quando nella colonia fungina c’è troppo benessere, quando si realizza una ‘buttata frenetica‘ con centinaia o persino migliaia di nascite, avviene un eccessivo sfruttamente del suolo da parte dei funghi stessi, ma non solo.
La iper-attività, l’esasperato metabolismo, hanno infatti come rovescio della medaglia una iper-produzione di cataboliti, un insieme di sostanze di scarto che sono il risultato del metabolismo, senza il quale i funghi non esisterebbero. In parole semplici i cataboliti dei funghi corrispondono alle nostre deiezioni.
Non è un caso che alcune specie fungine, soprattutto quelle che sono caratterizzate da nascite compulsive, in massa, ovvero in contemporanea, per ovviare al problema dei cataboliti, adottano la strategia di fruttificare disponendosi a cerchi, in modo da allontanarsi concentricamente dal punto in cui è avvenuto il deposito di queste sostanze di scarto.
I cosiddetti ‘Cerchi delle Streghe‘ non sono uno strano sfizio di alcune specie fungine o una disposizione aliena ma, una semplice strategia di sopravvivenza.
I cataboliti, così come l’inquinamento delle acque e dell’aria, possono modificare i valori di pH del suolo su, o in cui, vegeta il micelio.
Queste modifiche possono avvenire anche a seguito di eccessivi depositi di deiezioni animali (ma anche umane, quando si fanno i propri bisogni nel bosco). L’urina contiene grandi percentuali di ammoniaca che, a tutti gli effetti è una sostanza abiotica, che inquina l’humus e la sottostante rizosfera, se la quantità riversata è eccessiva.
L’ammoniaca intossica il micelio, oltre a danneggiare le radici delle piante. Certo non sarà un singolo riversamento d’urina a provocare danni irrimediabili ma, continui riversamenti ad opera di grandi animali quali mucche al pascolo nei boschi, ungulati vari, cinghiali ed altri, possono facilmente bloccare le nascite per settimane o mesi ma, anche per periodi più lunghi se l’urina non viene annacquata con frequenti piogge.
L’invecchiamento del bosco e, più in generale dell’ecosistema, può provocare un lento e progressivo indebolimento dell’habitat che può vedere, per cominciare, la migrazione delle colonie batteriche, degli insetti, dei disgregatori e digestori della sostanza organica ed inorganica, quindi un impoverimento della lettiera e del suolo, partendo proprio dall’humus per arrivare all’intera rizosfera.
A volte un bosco può sembrarci ancora apparentemente vitale, soprattutto quando lo vediamo molto fitto, ma molto spesso è proprio questo eccesso di coperture fogliari a tutti i livelli, sia arbustivo che di piante di media o alta quota a determinare un impoverimento dell’ecosistema per mancanza di aerazione, di ricambio d’aria, di luce, di sole e di acqua.
Un bosco eccessivamente vecchio, dove non vi è ricambio-rinnovo di specie arboree, può risultare inospitale per molte specie fungine, soprattutto quando l’unico rinnovo è ad opera di specie colonizzatrici invasive quali rovi, felci e/o Robinie.
Per esempio, un abete che ha perso tutti i suoi rami bassi, avrà un minor potenziale rispetto ad un abete con rami striscianti a terra che, possono trattenere umidità nei periodi più caldi e secchi.
In un bosco che possiamo definire ‘bosco scuro‘ perché eccessivamente ombroso e fitto, sarà difficile che possano penetrare raggi solari e quindi, che rami bassi trovino sufficiente luce per poter rimanere salutari e vivi.
Un bosco con molte radure, con sprazzi di luce che entrano anche al di sotto delle chiome, dove anche la sola rugiada è in grado di bagnare il sottobosco, vede le probabilità di nascite di funghi Porcini aumentare esponenzialmente rispetto ad un vecchio bosco fitto e parzialmente o totalmente buio.
Didattica Funghi 02 – La posta dei lettori 2, 5° parte
Pressione umana e animale, danni al micelio
Una colonia fungina può deteriorarsi e persino estinguersi, anche a causa di una eccessiva ‘pressione‘ esercitata dalla presenza animale o umana.
Continui camminamenti al di sopra del micelio, ed in particolar modo, al di sopra degli apparati riproduttivi, mettono in serio pericolo non soltanto le imminenti, ma anche le future nascite.
Camminare sul micelio equivale grosso modo al danno che potrebbe fare una persona che ci cammina addosso. Come minimo ci spezza qualche osso, se non l’intera ossatura stessa.
Così come ci occorrerebbero come minimo alcune settimane o mesi per riprenderci da un trauma alle ossa, allo stesso modo un micelio su cui si è camminato ripetutamente, insistentemente e malamente, può danneggiare il micelio superficiale e persino l’intera colonia fungina.
Insistere testardamente a voler scovare a tutti i costi ogni singolo Porcino presente tra le foglie, non può che provocare un danno più o meno irreversibile al sottostante micelio e, il danno sarà ancor maggiore se e quando dovessimo camminare in un bosco ancora pregno d’acqua o eccessivamente umido dopo la pioggia, perché ogni nostro passo avrebbe un effetto più deleterio, dal momento che scarponi o stivali sprofondano maggiormente nell’humus umido, spezzando-rompendo-frammentando il micelio.
Senza contare eventuali scivoloni che, farebbero asportare grandi quantità di humus-micelio-lettiera durante lo scivolamento.
Singoli eventi, singole piccole avversità possono rimarginarsi in breve tempo ma, il peso, la pressione di centinaia di cercatori assatanati, infoiati da foto e video visti sui Social, possono avere un peso enorme sulla colonia fungina che, a forza di danni ripetuti, non avrà più tempo di rimarginarsi e riprendersi, con conseguente inevitabile estinzione.
Didattica Funghi 02 – La posta dei lettori 2, 6° parte
Parassiti e malattie
Tra le cause che possono determinare l’estinzione di una colonia fungina ce n’è poi una a volte meno appariscente, meno evidente ma, assai più incisiva che corrisponde agli attacchi alla pianta ‘ospite’ da parte di funghi o insetti parassiti.
Il Cinipide Galligeno dei Castagni Dryocosmus kuriphilus ha provocato, e in alcune regioni sta tutt’ora provocando, danni inestimabili al patrimonio boschivo e, di conseguenza anche alle colonie fungine.
L’indebolimento dei castagni, ad opera di questo insetto parassita, ha fatto venir meno il nutrimento ai funghi con conseguente estinzione delle colonie fungine che, in molti casi non si sono ancora riprese, non hanno ancora superato lo shock indotto e non si sono ancora ricostituite, anche perché, nel frattempo, l’assenza di coperture fogliari, ha modificato sostanzialmente gli ecosistemi, con gran proliferare di specie invasive ai danni delle specie ‘buone’ e tipiche del sottobosco.
Erbe coriacee ed altissime, felci, brughi, Robinie-pseudoacacie, rovi, clematidi ed altre infestanti tra cui specie aliene quali la Spirea japonica, hanno di fatto alterato gli ecosistemi, ipossessandosi di nuovi territori sottratti ai funghi.
In questi casi ci vorranno decine di anni perché un ecosistema favorevole alla vegetazione dei funghi possa ricostituirsi e, ciò non avverà comunque fin tanto che, quello che è stato il sottobosco, non tornerà ad avere il giusto ombreggiamento e quindi coperture fogliari medio-alte ed alte.
Oltre al Cinipide del Castagno, i Cambiamenti Climatici Globali e la Globalizzazione, con trasporto occulto di insetti alieni-parassiti via nave ed aerei, hanno determinato una vera e propria impennata di proliferazioni di insetti parassiti d’ogni sorta, dalla Popilia japonica alle Cimici, Vespe, Calabroni per finire con il terribile e temibile Bostrico Tipografo che oggi sta di fatto annientando miglia e miglia di boschi di Abete rosso sulle nostre Alpi.
Come non bastassero gli insetti parassiti, gli stessi Cambiamenti Climatici hanno anche determinato il proliferare di funghi parassiti, non necessariamente visibili ad occhio nudo, uno tra tutti il fungo giallo che colpisce, anche lui, gli abeti.
Mi riferisco all’infezione da parte di un agente fungino, la ruggine (Chrysomyxa rhododendride Bary), che svolge il proprio ciclo vitale tra il rododendro e l’abete rosso.
Un attacco da parte di funghi o insetti parassiti alle piante ‘ospiti’, provoca immediatamente un disequilibrio interno nelle piante attaccate, in risposta al quale, come prima conseguenza, vi è la totale chiusura dei rubinetti del cibo-nutrienti verso i funghi simbionti ospitati, primi tra tutti i Porcini.
Senza le forniture di cibo provenienti dalle piante simbionti, i funghi ospitati non hanno più di che nutrirsi, giacché quest’ultimi non sono in grado di ricavare le sostanze necessarie al proprio sostentamento direttamente dal terreno o dalla lettiera.
In assenza di Carboidrati ed altri nutrienti essenziali alla propria sopravvivenza, non solo cesseranno le nascite immediate e future ma, si estingueranno anche totalmente le colonie fungine.
Per quanto non sempre ben evidenti, le malattie delle piante simbionti sono la più comune e diffusa causa di morte del micelio e delle correlate colonie fungine, naturalmente dei funghi cosiddetti ‘simbionti‘ ma, indirettamente, anche di funghi saprofiti.
Chi trovasse difficoltà a compredere a pieno questi argomenti o avesse ulteriori domande in proposito, può scriverci a info@funghimagazine o in chat Telegram per sottoporci eventuali altre domande o dubbi.
E’ gradito anche l’utilizzo dell’apposita sezione a fondo articolo denominata COMMENTI in cui è possibile lasciare il proprio commento all’articolo o sottoporci eventuali altre domande.
I POST DIDATTICA FUNGHI
- 📚 Nel primo post, Didattica Funghi 01: «Perché in alcuni boschi si trovano molti funghi e in altri invece no?»
- 📚 Nel secondo post, Didattica Funghi 02: «Perché alcuni alberi da funghi, a volte smettono improvvisamente di produrne?»
- 📚 Nel terzo post, Didattica Funghi 03: «In autunno si accorciano o si allungano i tempi di nascita dei funghi dopo le piogge?»
A seguire, risponderemo ad un’altra domanda che ci viene posta regolarmente:
-
Una pianta può esser micorrizata da più specie fungine contemporaneamente, oppure si lega ad una singola specie soltanto? Se una pianta è stata micorrizzata da Boleti minori, può esser micorrizata contemporaneamente anche dai funghi Porcini?
Puoi approfondire le tue curiosità sui funghi anche leggendo questo mio articolo: Funghi Vero o Falso – Domande e Risposte
Didattica funghi 02 ©Funghimagazine.it – Ottobre 2022
Quello che ho visto io, dalle mie parti in Appennino Emiliano/Romagnolo, rende proprio l’idea di quanti vandali/sporcaccioni vanno su per le montagne. Non hanno il minimo ritegno, educazione nel rispettare i boschi e la natura. Intere zone di bosco e sottobosco ridotte a latrine di un asilo all’aperto. Ma possibile che nessuno li controlla e comincino ad affibbiare multe salate? Una lettrice indignata…
Ciao Maria Luisa. Quel che scrivi purtroppo è la triste realtà e non riguarda solamente le zone che tu hai descritto, ma vale per tutta l’Italia. La gente oggi pensa di poter fare ciò che vuole, come e quando vuole ‘tanto qualcuno, o la Natura, provvederà. Direi che in Italia si sono proprio perse le basi dell’educazione civica. Quanto ai controlli… Scusa, mi sapresti dire che significa la parola ‘controlli’? Perché credo che in Italia l’abbiano persino tolta dai vocabolari, visto che ‘controllare’ è una pratica obsoleta che non fa più nessuno, sin dalla notte dei tempi. Vero è che in una società civile ci si dovrebbe auto-controllare, senza bisogno che qualcuno ci prenda per mano e ci mostri gli scempi che abbiamo fatto e quindi ci multi ma, se quotidianamente i boschi vengono ancora disastrati da persone senza rispetto di regole e leggi, allora vuol dire che tanto civili non lo siamo!