funghimagazine.it
Funghi Magazine - Il magazine on-line sui funghi d'Italia. Aggiornamenti funghi, articoli e notizie sui funghi, segnalazioni in tempo reale. dove nascono i funghi e la tabella sulle nascite e crescite dei funghi con il Semaforo dei Funghi

Carpino Bianco Carpinus Betulus – Gli alberi di Funghimagazine.it

Si tratta di un ottimo albero da funghi, ma molti non lo sanno perché non lo conosco a sufficienza. Scopri dunque in questo articolo il Carpino Bianco, il Carpino dei boschi tendenzialmente freschi ed umidi

Carpino Bianco (Carpinus betulus – European hornbeam)

Carpino Bianco – Articolo completamente rivisto e riscritto nel mese di Giugno 2022@funghimagazine.it

Il Carpino bianco (Carpinus betulus) è un alberello di media altezza abbastanza longevo, spontaneo e molto più comune al Nord Italia rispetto al resto della penisola. Risulta assente nelle isole.

Carpino bianco schedaHa un portamento solitamente dritto e slanciato con chioma raccolta, ben utilizzato lungo i viali o nei parchi.

Prima di descrivertelo e raccontartelo, devo fare una dovuta precisazione: il suo nome si pronuncia «Kàrpino» con la C dura e l’accento sulla a (sono in molti però a non saperlo pronunciare correttamente e dire erroneamente Carpìno, come stessero unendo le parole car + pino).

In molti ignorano anche il fatto che il Carpino è un ottimo albero da funghi.

In questo articolo ti insegno a riconoscere un Carpino, ti spiego quali sono i suoi habitat preferiti e quali sono i funghi che amano vegetare all’ombra delle sue verdi chiome.

CARATTERISTICHE DEL CARPINO

É altamente probabile che, durante i tuoi giri per boschi di pianura o collina, tu lo abbia incontrato più e più volte ma, è anche probabile che tu lo abbia ignorato, convinto di avere di fronte a te uno strano Faggio dal portamento più minuto.

In effetti il Carpino bianco (molto più rispetto al Carpino nero) ha una elevata somiglianza con il Faggio, sia per il tronco ugualmente liscio, che per le foglie quasi simili.

Si tratta di un alberello che raramente diventa molto alto, di solito non arriva a svettare oltre i 15-20 mt d’altezza, pur raggiungendo i 150-200 anni d’età.

Carpino bianco
Esemplare multi-tronco centenario di Carpino bianco

Nei boschi occupa quasi sempre il piano inferiore boschivo, compreso tra i 3 ed i 15 metri d’altezza e, per questa ragione, può essere considerato una Specie relativamente sciafila.

Sciafila/sciafilo, significa = amante dell’ombra.

Si tratta dunque di Specie ombrofila, ovvero di una Specie che non ama particolarmente gli ambienti aperti e molto soleggiati.

Se si trova isolato in una radura, forma alberi di dimensioni medio-grandi a forma vagamente triangolare o quadrata.

Molto spesso, vecchi esemplari di Carpino si presentano con strane forme contorte, in questo caso, sono il frutto di antichi tagli effettuati a ceduo, che hanno poi generato tronchi multipli che possono persino incrociarsi o fondersi tra di loro.

Il Carpino bianco può formare fitte boscaglie, soprattutto di tipo planiziale, ma più frequentemente lo si trova, associato con la Quercia farnia (Quercus robur), a formare il cosiddetto Querco-Carpineto.

Carpino bianco Carpinus betulus

Storia del Querco-Carpineto

In epoche remote, fino a tutto il Medioevo, quasi tutte le pianure d’Italia erano ricoperte da fitti boschi caratterizzati dalla presenza contemporanea del Carpino bianco, insieme con la Quercia farnia, appunto il cosiddetto Querco-Carpineto.

Polibio nel 151 a.C descrisse e decantò gli immensi boschi planiziali della Pianura Padana, di cui oggi non rimangono che pochi relitti isolati qua e là.

bosco planiziale di Carpino bianco
Bosco planiziale esclusivo di Carpino bianco nel Vercellese

A partire dalla fine del ‘700, con l’avvento della Rivoluzione Industriale, molti dei vastissimi boschi planiziali vennero abbattuti in Italia, sia per la produzione di vapore-energia, che per far posto all’espansione delle grandi industrie e di nuovi insediamenti abitativi.

A farne maggiormente le spese furono proprio le foreste di pianura, in particolar modo quelle composte prevalentemente da Carpino bianco e Farnie, mentre, specie più prettamente igrofile e prossime ai corsi d’acqua, resistettero alla furia abbattitrice di alberi.

A partire dagli inizi del ‘900 i poveri braccianti agricoli abbandonarono in massa i latifondisti agricoli a favore della più redditizia nascente industria pertanto, diversi appezzamenti agricoli vennero abbandonati e con l’abbandono iniziò una progressiva colonizzazione degli incolti da parte di Specie vegetali pioniere.

Dapprima eriche e brughi, poi al Nord Pioppi, Pioppi Tremuli, Betulle e nuove Specie aliene che, sfuggite dai Giardini Botanici, iniziarono a colonizzare bordure di strade e ferrovie, incolti vari e, successivamente anche boschi radi di pianura e collina invadendo non soltanto il Nord Italia, ma espandendosi anche nel resto della Penisola.

Oggi degli antichi boschi e foreste planiziali non rimangono che pochi relitti isolati qua e là in Pianura Padana, nella valle Tiberina e nel Parco Nazionale del Circeo.

Al Nord, nel corso dell’ultimo secolo il Querco-Carpineto è stato letteralmente invaso o persino sostituito da Specie aliene tra cui l’invadente Robinia o Pseuodoacacia ed ultimamente, tra Piemonte orientale e Lombardia anche dal Ciliegio tardivo o Pado Americano (Sinonimi: Cerasus serotina, Padus serotina, Prunus capuli, Prunus Prunus serotina var. serotina).

IL BOSCO PLANIZIALE

Nei pochi boschi planiziali puri sopravvissuti all’urbanizzazione, all’abbandono, a pessime gestioni forestali o all’invasione delle Robinie, oggi il Carpino bianco offre una copertura fogliare attorno al 40-60%.

Le Querce offrono invece una copertura fogliare fino al 70%.

La presenza contemporanea di Querce e Carpini può generare, nei boschi più fitti, una copertura fogliare fino al 100%.

Alcuni piccoli relitti di boschi planiziali della Pianura Padana centro-occidentale, accolgono boschi di tipo Querco-Carpineto molto scuri.

Qua si ha una prevalente mancanza di Specie arbustive basse, a parte il Nocciolo nei punti in cui il bosco è meno fitto, a causa dell’assenza di irraggiamento solare nel sottobosco, dovuta ad una copertura fogliare pari al 100%.

Le formazioni esclusive di solo Carpino bianco si possono trovare dove, i suoli si presentano più argillosi con frequenti ristagni d’acqua dovuti all’impermeabilità del suolo.

Qua la Quercia Rovere (Quercus petrae), non riuscirebbe a vegetare, poiché questa varietà di Quercia non sopporta ristagni d’acqua che durino più di uno o al massimo 2 giorni.

La struttura tipica di un bosco planiziale si realizza tramite disposizione lungo un ideale gradiente progressivo di abbondanza d’acqua nel suolo.

Si parte dalla formazione fondamentale e tipica dei suoli profondi ed evoluti più distanti dalle fonti d’acqua, identificabili nella Farnia e nell’associazione Farnia e Carpino bianco, nel cosiddetto Querco-Carpineto.

Si passa poi alla formazione più igrofila con Farnia ed Olmo dei cosiddetti Querco-Ulmeti, a quella decisamente igrofila (che ama l’acqua e l’umido) di Farnia e Pioppo bianco.

Nelle zone ancor più prossime all’acqua, l’umidità diventa insopportabile per la Farnia che cede il passo all’Ontano nero ed al Salice con vegetazione che diventa poi prevalentemente erbacea-eliofita (canneti, tife, carici).

Spostandosi più perifericamente, verso le zone in cui la pianura si trasforma i bassi colli, sui pianori più elevati, la progressiva diminuzione di umidità del suolo favorisce l’affermazione di forme di vegetazione arbustiva.

Gli alberi hanno taglia più ridotta, le Farnie ancora presenti si sviluppano più in larghezza che non in altezza.

Accanto alla Farnia ed al Carpino, compaiono anche il Cerro, il Pioppo tremulo, il Nocciolo ed in prossimità di corsi d’acqua, il Frassino mentre, sulle rive rocciose-sassose appare la Roverella, una pianta che disdegna decisamente i suoli umidi.

Naturalmente, tutto questo, compatibilmente con le recenti invasioni di alberi alieni già citati.

Nelle zone in cui il suolo risulta più inospitale, prevalgono le steppe erbose con formazioni di Brugo o Brughiera.

IL CARPINO BIANCO

Il Carpino, sia esso bianco che nero, come già accennato, ha foglie che ricordano molto quelle del Faggio.

Sono alterne e distiche, che significa che sono disposte su di uno stesso piano, e di tipo oblungo-ovate con margine leggermente seghettato ed inizialmente leggermente pubescenti (pelose).

Foglie autunnali di Carpino bianco
Foglie autunnali di Carpino bianco
Foglie verdi di Carpino bianco
Foglie verdi di Carpino bianco

Nel Carpino bianco queste risultano leggermente arrotondate, mentre nel Carpino nero risultano più allungate.

Carattesistica tipica di questo albero è la permanenza delle foglie, ormai secche, sull’albero per la durata dell’intero inverno. Queste spesso cadranno soltanto a Primavera con l’arrivo dei nuovi germogli.

Foglie secche di Carpino bianco
Foglie secche di Carpino bianco nel mezzo dell’inverno

Il tronco risulta essere ben liscio e molto simile a quello del Faggio, ma mentre il Faggio ha un tronco omogeneo, perfettamente tondo, il Carpino bianco può avere sui tronchi frequenti e persino profonde scanalature che fanno pensare ad un tronco formato dall’unione-fusione di 3, 4 o più tronchi assieme.

Peraltro la fusione di tronchi adiacenti e le contorsioni degli stessi, sono anche una peculiarità propria di questa Specie.

La corteccia, di colore cenere, è molto fine con striature di colori che vanno dal grigio chiaro-biancastro al grigio scuro.

Carpino bianco
Tronco liscio di Carpino bianco

I tronchi del Carpino si presentano solitamente dritti nei boschi puri, mentre in quelli misti, non è raro trovarli fortemente contorti o pollonanti. In questi casi, è sempre il Carpino ad adattarsi agli spazi vuoti lasciati dagli altri alberi.

Se tagliato a ceduo al piede, il Carpino crea numerosi polloni che generano poi altrettanti nuovi alberelli che, in condizioni particolari, possono unirsi-fondersi tra di loro formando un nuovo unico tronco.

Il Carpino infatti, oltre ad avere ottime capacità pollonifere, può anche avvinghiarsi, circondare ed inglobare altri giovani alberi.

► Può anche capitare che alcuni alberi nati da polloni generati da un taglio a ceduo, crescendo in competizione con un albero di altra Specie che nel frattempo è nato e cresciuto a fianco al tronco mozzo, possano circondare l’altro albero, inglobandolo completamente, come fosse un unico albero (vedi foto di seguito).

Carpino bianco
Curioso esemplare di Carpino bianco multi-tronco che abbraccia una Quercia

Infiorescenze e frutti

É grazie alle infiorescenze e relativi frutti che si può facilmente distinguere un Carpino bianco da uno nero.

Le prime infiorescenze del Carpino bianco compaiono poco prima dell’arrivo delle giovani foglie, la piena fioritura però avviene in contemporanea con lo sviluppo fogliare.

Dal momento che questo albero appartiene alla famiglia delle Betulacee, la sua infiorescenza è assai simile a quella della Betulla.

I fiori del Carpino bianco sono unisessuali e riuniti in infiorescenze pendule, tozze e corte quelle maschili, invece allungate corte e all’apice dei rami, quelle femminili.

Carpiono bianco infiorescenze
Infiorescenze di Carpino bianco
Carpiono bianco infruttescenze
Infruttescenze di Carpino bianco

Infruttescenza, Achenio, Frutto

Dopo i primi tepori primaverili, dall’infiorescenza nascono frutti, detti acheni, che contengono un seme non alato ma racchiuso in una brattea, che si propagherà nelle aree circostanti attraverso il vento.

Nel Carpino bianco, l’infruttescenza è l’insieme degli acheni e della brattea a tre punte, 2 corte ed una centrale assai più lunga.

Nel Carpino nero invece, l’infruttescenza ha forma rotondeggiante e molto simile al frutto del Luppolo.

DOVE SI TROVA IL CARPINO BIANCO IN ITALIA – DISTRIBUZIONE

Nel nostro paese il Carpino bianco è ben distribuito e diffuso al Nord, ma quasi assente sulle Alpi dove prevale invece il Carpino nero, anche se questo raramente forma boschi puri, un po’ meno presente al Centro, più raro al Sud, manca nelle isole.

In Puglia e provincia di Matera è assente, tranne che sul Gargano.

In Calabria è invece presente essenzialmente sul Pollino e lungo la valle del fiume Lao, in Sila, lungo la valle del Crati e saltuariamente anche sull’Aspromonte.

Il suo aerale tipico va dalle pianure fluviali alla bassa montagna con sporadica presenza anche nell’orizzonte montano fin verso i 900/1000 mt, come per il Castagno.

I boschi di Carpino bianco più importanti sono comunque sempre presenti in Pianura Padana ed a ruota, nella valle Tiberina.

Tra colline e basse montagne è un costituente tipico del bosco mesofilo.

Distribuzione Europa Carpino bianco
Mappa di distribuzione del Carpino bianco in Europa

► La vegetazione del bosco mesofilo comprende specie che hanno bisogno di un medio fabbisogno idrico, a metà tra l’ambiente igrofilo palustre, allagato o alluvionale, ed il più secco ambiente xerofilo dove domina la siccità. Il bosco mesofilo necessita oltre ad umidità anche di condizioni climatiche fresche.

Scopri i principali ambienti boschivi in questi articoli:

Il bosco di Carpino bianco è detto “Carpineto”, quello di Carpino nero è invece detto “Ostrieto” da Ostrya carpinifolia, nome scientifico di questa Specie.

Le statistiche del 2005, a cura dell’I.N.F.C. Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio a cura di sian.it, ci dicono che si ha la massima estensione di Ostrieti in Italia in Emilia Romagna, per quanto riguarda i boschi alti, mentre in Lombardia, sottoforma di Carpineto, per i boschi radi e boscaglie.

La superficie totale di Ostrieto-Carpineto in Italia è di 852.202 ettari in bosco alto e 25.320 in boschi radi.

Curioso il numero di Ornielli-Carpini censiti in Italia e che ammonta alla cifra di: 1.879.750.839 esemplari stimati.

Gli Ostrieti-Carpineti mancano in Sardegna e Valle d’Aosta. Radi in Alto Adige e Sicilia.

I più bei boschi di Carpino d’Italia –
Gli ultimi boschi veri

Una delle caratteristiche peculiari degli Ostrieti-Carpineti o dei Querco-Carpineti è la bellezza di questi polmoni verdi che, di fatto contribuiscono a ridurre l’impatto sul territorio del Riscaldamento Globale del Pianeta.

Piccole oasi di biodiversità in cui, alle verdi e fitte chiome corrisponde un sottobosco rado, fatto per lo più di tappeti di mughetti che, a fioritura ultimata, possono ospitare diverse Specie fungine.

Non sono molti i boschi sopravvissuti al taglio indiscriminato dei decenni passati ma, per fortuna, oggi si sta rivalutando questi piccoli contenitori di biodiversità, istituendo Parchi Naturali provinciali o Regionali.

Partendo dal Nord Ovest italiano ti segnalo alcuni tra i boschi più belli o più estesi:

🌳 Parco del Bosco della Partecipanza di Trino Vercellese

Fa parte dell’ente Aree Protette del Po Vercellese-Alessandrino. Qua puoi osservare il Querco-Carpineto in uno dei più rari e preziosi relitti di Foresta Planiziale di alta pianura e bassa collina. Accompagnano il Querco-Carpineto anche specie igrofile tra cui l’Ontano nero e termoxerofile tra cui la Roverella.

🌳 Parco Naturale La Mandria di Venaria (Torino)

A pochi chilometri da Torino, presso Venaria Reale, uno degli ultimi esempi di bosco planiziale della provincia di Torino.
Assai diffuso il Querco-Carpineto. Il bosco non rientra pienamente nelle formazioni planiziali in senso stretto, perché rappresenta meglio il bosco di transizione tra il planiziale e quello collinare pedemontano.

🌳 Riserva Naturale delle Baragge (Biellesi, Vercellesi, Novaresi)

Note soprattutto per esser considerate le steppe del Piemonte, le Baragge sono aree naturali protette che si snodano lungo le alte pianure a margine delle aree collinari delle province di Biella, Vercelli e Novara.
Qua i boschi regalano gli ultimi veri relitti di bosco planiziale a prevalenza di solo Carpino, di Carpino e Betulla, di sola Quercia Farnia o il più frequente Querco-Carpineto.
Attorno a Candelo-Biella non mancano i boschi a solo Cerro e Roverella o misti con anche Betulle e Carpino bianco. Rari gli esemplari di Carpino isolati.

🌳 Parco Fluviale Valle del Ticino

Uno dei più vasti e bei Parchi Fluviali d’Italia, si sviluppa lungo il fiume Ticino.
Qua domina il Querco-Ulmeto e più in generale il bosco igrofilo mentre, lontano dall’acqua, in ripiani più rialzati, dominano Cerro e Rovere come alberi naturali ma, dove necessario, sono stati realizzati rimboschimenti con Conifere.
Nel Parco non mancano anche boschi di sola Quercia Farnia o Farnia con Carpino bianco o boschi misti con Conifere di rimboschimento.
Nell’ambito del Parco Fluviale del Ticino ti segnalo: i Lagoni di Mercurago, un bellissimo bosco igrofilo in cui è ben presente il Carpino bianco, là dove non sono stati effettuati fitti rimboschimenti di Conifere, per lo più Pino Strobo e Pino Nero.
Riserva Naturale di Bosco Solivo, si trova tra alto Vergante e basso Verbano ed è una preziosa riserva a prevalenza di Querco-Carpineto.

🌳 Parco delle Groane (Milano)

In provincia di Milano, in area fortemente urbanizzata, un prezioso polmone verde, un grazioso parco dove dominano le Quercete con Farnia nelle zone meno elevate e Roveri sui pochi dolci rilievi.
In prossimità di fonti d’acqua prevale ovviamente il bosco igrofilo con diverse chiazze con prevalenza di Carpino bianco e/o Frassino. Olmo frequente in zone mediamente umide. Ontano invece prevalente in prossimità di stagni.

🌳 Parco del Fiume Mincio (Mantova)

Nella Lombardia Orientale, tra i fiumi Mincio e Po si trova questo bellissimo Parco Naturale ad inclinazione idrofila.
Tanti boschi planiziali a prevalenza di Olmo e Quercia Farnia a formare il Querco-Ulmeto, ma anche diverse chiazze con Carpino bianco e Frassino.

🌳 Riserva Naturale Statale Bosco della Fontana (Mantova)

Si trova nel comune di Marmirolo in provincia di Mantova, è una riserva biogenetica di 233 ettari dove è possibile ammirare gli antichi boschi planiziali con il Querco-Carpineto ma anche con boschetti di solo Carpino bianco.
Nonostante la forte presenza di Carpino, l’appartenenza ai Querco-Carpineti è piuttosto dubbia. Qua domina infatti la formazione Querco-Ulmeto con Farnia ed Olmo misti al Carpino.

🌳 Parco Bosco del Rugareto (Varese)

In Lombardia, tra i fiumi Lambro, Olona e Seveso, in provincia di Varese, si trova un bosco caratterizzato principalmente dal Querco-Carpineto, dove nel corso degli ultimi decenni si è ricostruito un vero e proprio bosco planiziale che, vicino ai fiumi diventa tipicamente igrofilo.
Merita senz’altro una visita, non fosse altro perché si tratta di un sufficientemente vasto polmone verde, ubicato in area fortemente urbanizzata o agricola.

🌳 Riserva Regionale Bosco di Scardavilla (Forlì)

Si trova nel comune di Meldola, oggi si limita a soli 28 ettari di bosco, un tempo ricopriva la gran parte della provincia di Forlì.
Qua è possibile osservare formazioni boschive con Quercia Rovere e Cerro, oltre che Carpino bianco.
Nella stessa Riserva Naturale anche il Bosco di Carrega nel Parmense ed il Bosco della Frattona nell’Imolese.
Miseri relitti di bosco planiziale con buona presenza di Carpino bianco sono i boschi planiziali fluviali dell’Adda e dell’Oglio, di Cusago e Vanzago in provincia di Milano, di Cessalto presso Venezia, di Basalghelle di Musinè in provincia di Treviso ed infine di Muzzana del Turgnano in provincia di Udine.

🌳 Zona Speciale di Conservazione Boschi del Bacino di Gubbio (Perugia)

Uno degli ultimi lembi di bosco planiziale acidofilo dell’Umbria e dell’Italia Centrale.
In questo S.I.C si può osservare il Querco-Carpineto così come poteva essere presente in un lontano passato, in tutta la valle del Tevere, dall’Umbria settentrionale, fino alle porte di Roma.

🌳 Parco Fluviale del Tevere

Si tratta di un’area protetta lunga più di 400 km che si estende dall’Umbria settentrionale alla foce del Tevere.
Notevole il patrimonio vegetativo presente con aree boscate miste, sia calde che fredde.
Ben presente in questi lembi di boschi il Querco-Carpineto, anche se qua il Carpino bianco è spesso associato a Leccio, Cerro e, più perifericamente alla Roverella in formazioni mesofile.

I FUNGHI DEL CARPINO BIANCO

Dovendo descriverti i funghi che di solito si possono trovare nei pressi di un Carpino bianco, non posso non farti cenno ad un fungo che, proprio da questo albero ha preso il nome.

IL LECCINO DEI CARPINI 

Subito a ridosso di una buona pioggia, dal mese di Giugno fino a tutto Agosto e talvolta anche fino a Settembre, nei boschi di Carpino, diventa immancabile, talvolta persino tappezzante il fungo Leccino del Carpino.

Quale sia il suo nome scientifico corretto lo si è finalmente stabilito nel 2003.

In Italia, nel corso degli ultimi anni lo si era assimilato-chiamato Leccinellum pseudoscabrum (ex Leccinellum carpini), nel resto d’Europa si è preferito utilizzare immediatamente la nuova nomenclatura, ovvero: Leccinum griseum o Leccino grigio.

Oggi la corretta tassonomia prevede che Leccinellum pseudoscabrum sia il Porcinello grigio che non cresce sotto i Carpini, mentre quello che vegeta nel Carpineto è, e dev’essere chiamato: Leccinellum griseum ex Leccinum griseum (sinonimo obsoleto).

Nomenclatura attuale corretta: Leccinellum griseum (Quél.) Bresinsky & Manfr. Binder, in Bresinsky & Besl, Regensb. Mykol. Schr. 11: 233 (2003)

Leccinum pseudoscabrum
Leccinellum grisdeum in bosco di Carpino bianco, con tipica martellatura del cappello
Leccinum pseudoscabrum
Leccinellum griseum con tipica martellatura del cappello
Leccinum pseudoscabrum
Cesto di Leccinellum griseum, Leccino grigio

Questo è in assoluto il fungo che meglio di ogni altro caratterizza l’ambiente boschivo di Carpino, perché sempre ben presente, spesso persino abbondante.

É un fungo che appartiene alla famiglia delle Boletaceae, genere Leccinellum, che nel Nord Italia vanta decine di nomi dialettali (Donna nera in alto Piemonte, Crava/Clava o Cravetta nera/grigia nel Nord Ovest italiano, Porcinello grigio in altre zone, giusto per citarne alcuni tra i più frequenti).

Questo fungo si riconosce facilmente per via del suo gambo leggermente clavato e snello ricoperto da fini squamule grigiastre.

Il cappello è di colore marroncino-bruno-grigiastro, subsferico poi emisferico-campanulato, parabolico, in genere appianato solo negli esemplari molto maturi.

Si distingue facilmente da tutte le altre specie di Leccinum/Leccinellum per il suo cappello non liscio, ma con superficie che sembra martellata, grinzosa e fortemente corrugata.

Gli esemplari giovani, in presenza di buona umidità hanno il cappello color nocciola-camoscio, se il clima è più secco, il colore vira al grigio o addirittura al bruno.

Una caratteristica tipica di questo fungo è che, al taglio vira rapidamente al bruno-nero. La sua carne in cottura diventa infatti nera, cosa che lo rende poco appetibile in molte zone d’Italia.

Non si creano problemi a causa del cambio di colore, Piemontesi e Lombardi che apprezzano di questo fungo l’odore ed il sapore che ricordano fortemente, ma più tenui, quello del fungo Porcino, col vantaggio che la sua carne non diventa limacciosa ma rimane ben compatta. Il gambo coriaceo va scartato. Ideale come condimento per carni in umido e polente.

PORCINO ESTATINO (Boletus reticulatus o B. aestivalis) e OVOLI BUONI (Amanita caesarea)

Al contrario di ciò che diffusamente si crede, sia il Porcino estatino (Boletus reticulatus / aestivalis) che l’Ovulo buono (Amanita caesarea) non crescono soltanto sotto Quercia, Castagno e Faggio ma, anche e soprattutto sotto il buon Carpino bianco.

Sin dai primi tepori primaverili qua ci trovi infatti, dapprima soltanto i Leccini, poi, con l’aumentare del caldo, Leccini+Russule, poi Leccini+Russule+Porcini estatini ed infine, in piena estate, appena asciuga la pioggia dell’ultimo temporale, Leccini+Russule+Porcini estatini (spesso anche Porcini Neri – Boletus aereus) ed a fine buttata dei Porcini, anche gli ambitissimi Ovuli o Cucchi (Amanita caesarea).

Porcini estatini e Leccinum carpini
Porcini estatini e Leccinum carpini-L.pseudoscabrum in bosco di Carpino bianco
Boletus reticulatus
Bellissimo tris di Porcini Estatini in bosco di Carpino bianco

Trattandosi di boschi planiziali, spesso collocati all’interno di conche o pianure che in estate si infuocano facilmente del gran caldo africano, le nascite di funghi in questo ambiete, sono sempre legate a piogge di una certa importanza.

Una leggera pioggia difficilmente potrà dar vita a buone nascite di funghi, anche e soprattutto in virtù del fatto che, il Querco-Carpineto con la sua copertura fogliare che può raggiungere il 100%, funge da impeccabile ombrello che non lascia trapassare l’acqua piovana al suolo.

L’estate risulta dunque una pessima stagione fungina in questi habitat. Molto meglio la primavera e l’autunno, quando le piogge risultano abbondanti e frequenti. Se non si realizza questo tipo di clima, meglio concentrarsi sui boschi di montagna.

RUSSULE E ALTRI FUNGHI

In Pianura Padana, ma anche nelle rimanenti grandi pianure fluviali, sin dai primi tepori primaverili, nel Querco-Carpineto puoi fare ottime raccolte di Russule.

La prima Specie di Russula a comparire sotto al Carpino è la ottima Russula cyanoxantha, una Russula di colore un po’ madreperlaceo-cangiante tra il violetto-fucsia-rosa-bluasto-verdognolo.

Quasi in contemporanea arrivano anche la Russula heterophylla e la Russula virescens o Colombina.

Russula heterophylla
Russula heterophylla in Querco-Carpineto

Più avanti non manca l’altrettanto ottima Russula vesca dal colore crema-rosato, meno comune al Nord, più diffusa nel resto d’Italia anche la Russula aurea dai colori variabili tra il giallo-oro-rosso-arancio.

Meno presenti per fortuna le Russule non commestibili o tossiche, tra cui la Russula foetens e la Russula nigricans sono le due Specie più comuni.

Subito dopo le piogge abbondano poi le Mazze di Tamburo.

Tra i Lattari è sempre ben presente il Lactatius volemus, un buon commestibile dal colore aranciato vellutato e dalle inconfondibili goccioline di latice bianchissimo.

Lacatarius volemus
Lactarius volemus

Da inizio Estate, molte varietà di Amanita

Oltre alla preziosa Amanita caesarea non mancano diverse altre Specie di Amanita.

Tra le più frequenti, Amanita rubescens, commestibili con cautela perchè richiedono lunghissima cottura e facilmente confondibili con l’Amanita pantherina, tossica e spesso ben presente in questi habitat.

In Estate non mancano le non commestibili Amanita excelsa/Amanita spissa, e Amanita gemmata, ma soprattutto le tossiche o velenose mortali Amanita virosa e Amanita verna, non tipiche di questo ambiente ma talvolta presenti.

La più temuta tra tutte le Amanite, ovvero l’Amanita phalloides, ha come suo habitat prediletto proprio il bosco di Carpino o misto Carpino+Nocciolo+Cerro+Leccio+Castagno, o i singoli alberi anche senza il Carpino.

L’Amanita falloide infatti ama particolarmente il Querco-Carpineto o più in generale il bosco mesofilo.

Il Carpino bianco – Carpinus betulus
Scritto, pubblicato e rivisitato in data Giugno 2022 da Angelo Giovinazzo@fungh imagazine.it

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

funghimagazine.it