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Amanita erythrocephala – Nuove specie fungine
Italian Red-Headed Yellow Dust Amanita (Amanita dal cappello rosso tinta di giallo italiana) è una nuova specie di Amanita scoperta per la prima volta a inizio anni 2000 nei pressi di Savona. Nel 2021 rinvenuta in più sedi da Angelo Giovinazzo, anche nel Biellese e Vercellese
Amanita erythrocephala Neville, Poumarat & Aste, 2000
Italian Red-Headed Yellow Dust Amanita (Amanita dal cappello rosso, tinta di giallo italiana)
Divisione: | Basidiomycota |
Classe: | Basidiomycetes |
Ordine: | Agaricales |
Famiglia: | Amanitaceae |
Genere: | Amanita |
Sezione: | Validae (appartengono alla stessa sezione anche: Amanita citrina, A. excelsa, A. franchetii – piuttosto somigliante – A. porphyria, A. rubescens) |
Specie: | Amanita erythrocephala |
Nome italiano: Amanita eritrocefala, già battezzata: Amanita ‘clandestina’ per essersi introdotta clandestinamente nel nostro territorio.
Nomi inglesi della specie affine Americana (A. flavoconia): Yellow patches, Yellow wart, Orange amanita, Yellow-dust amanita, American yellow dust amanita
Commestibilità: Incerta-Sospetta, da verificare, apparentemente Commestibile
Amanita erytrocephala – Una nuova specie fungina da poco scoperta in Italia
INDICE
- 1 Amanita erytrocephala – Una nuova specie fungina da poco scoperta in Italia
- 1.1 Le prime osservazioni in Italia, lontano dal luogo della sua scoperta
- 1.2 Primo consistente ritrovamento lontano dal Savonese
- 1.3 HABITAT ED ECOLOGIA
- 1.4 COME RICONOSCERLO
- 1.5 SEGNI DISTINTIVI
- 1.6 Com’è arrivata in Italia l’Amanita erythrocephala?
- 1.7 Globalizzazione e nuove specie
- 1.8 Nuove specie fungine
- 1.9 LA FOTOGALLERY DI AMANITA ERYTHROCEPHALA
- 1.10 Condividi:
- 1.11 Correlati
Del Regno dei fungi ci sono molte cose che già sappiamo, o per lo meno che presumiamo di sapere, ma ce ne sono molte di più che ancora non conosciamo.
Tra queste ultime rientrano a pieno titolo, le nuove specie ed il modo in cui queste si generano, e/o si diffondono sul nostro Pianeta.
La scoperta di una nuova specie, che appartenga al Regno dei fungi, o al Regno Vegetale, è sempre motivo di fibrillazione all’interno del mondo scientifico.
In questo articolo ti presento una nuova specie, la cui scoperta risale all’anno 2000 quando, per la prima volta venne trovata, osservata e studiata nell’entroterra di Savona.
Dal giorno della prima osservazione ad oggi, questa nuova specie di Amanita, affine ad una specie simile presente in America, Sud Africa e Sud-Est Asiatico, chiamata Amanita flavoconia, è apparsa a scadenze piuttosto regolari, nella sede della sua prima osservazione, poi anche in diverse altre sedi limitrofe, ma senza però mai diffondersi al di fuori della provincia, nel resto della della regione, almeno fino all’anno 2021, quando sono stati fatti ulteriori nuovi ritrovamenti in alto Piemonte.
Le prime osservazioni in Italia, lontano dal luogo della sua scoperta
Per chi ancora non mi conosce, o non conosce il mio sito web funghimagazine.it, mi chiamo Angelo Giovinazzo e sono studioso di funghi e dei loro habitat sin da quand’ero ragazzino.
Nel mese di Ottobre 2020 mi sono personalmente imbattuto in questa nuova specie di Amanita, all’interno di un boschetto termofilo a prevalenza di Querce con qualche Orniello, della bassa collina Biellese.
Quel giorno ero alla ricerca dei pregiati Ovoli reali (Amanita caesarea) e nell’istante in cui osservai per la prima volta questa nuova specie di Amanita, credetti di aver trovato alcuni esemplari decisamente smilzi che dovevano aver pagato le conseguenze dell’ennesima ondata di caldo-secco pregresso.
Mi aveva però colpito, oltre alla forma leggermente conica del cappello di alcuni esemplari, anche la presenza di alcune verruche, resti volvali, di colore biancastro o grigio-crema.
Pensai a strani esemplari di Amanita muscaria dall’abito insolitamente giallognolo-aranciato, ma non ci badai più di tanto, anche perché insistentemente richiamato alla ricerca, dall’amico cercatore che aveva appena trovato un piccolo spot di Ovoli.
Primo consistente ritrovamento lontano dal Savonese
Il giorno 16 Luglio 2021 mi trovavo sulla bassa collina termofila Vercellese quando, nei pressi di una grossa Quercia Rovere, a meno di 30 centimetri da un Boletus reticulatus di media taglia, notai un cappello di colore arancio intenso, che aveva tutta l’aria di essere una Amanita caesarea.
Mi precipitai a raccoglierla ma, nell’osservarla attentamente, mi ricordai delle consimili Amanite osservate l’autunno precedente nel basso Biellese.
Capii subito che non si trattava né di Amanita caesarea e neppure di Amanita muscaria. Giusto una via di mezzo.
La fotografai e ne raccolsi un campione, per poterlo poi fotografare più accuratamente in studio. Inviai le foto al Micologo di fiducia Renato Tizzoni del Gruppo Micologico Biellese il quale rapidamente mi confermò che mi trovavo di fronte ad un fungo rarissimo, da poco scoperto in Italia.
Elettrizzato dalla scoperta, mi accorsi che ero praticamente circondato da molti altri esemplari, tutti prossimi a grandi Querce, ben nascosti nella lettiera di foglie secche, all’ombra di svariate piante di Felce aquilina (Pteridium aquilinum).
Ne fotografai almeno altri 12 esemplari, tutti cresciuti nelle vicinanze. Alcuni già completamente aperti, altri ancora semi-chiusi con cappello conico.
A quel punto continuai la mia ricerca di Boleti estivi spostandomi dal Bosco Termofilo al Bosco Mesofilo quindi, da un versante assai caldo esposto a Sud, ad un più mite ed umido versante Nord, dove le grandi Querce lasciavano dapprima spazio ad un boschetto di Orniello, poi gradualmente ad un bosco esclusivo di Castagno.
La sorpresa fu grande quando mi accorsi che, sia tra gli Ornielli, che tra i Castagni, continuavano i ritrovamenti di decine di altri esemplari di questa insolita Amanita (A. erythrocephala), spesso ravvicinati o in gruppetti di 4/5, ora piccini, ora adulti e ben aperti.
Tornai sul posto tre giorni dopo per raccogliere alcuni esemplari da portare al Micologo Tizzoni presso il Gruppo Micologico Biellese, ma mi accorsi che, tutta la parte termofila della collina era stata diffusamente devastata dall’azione distruttiva di un branco di Cinghiali che grufolando, aveva non solo mangiato tutte le Amanite, dal piacevole sapore rafanoide di ravanello o rapa, ma anche l’intero micelio e l’apparato radicale delle Querce che lo ospitava. Leggi a tal proposito il mio articolo → Emergenza Cinghiali: addio funghi Porcini.
Per fortuna il Bosco Mesofilo di Castagni non era stato devastato dai Cinghiali, perciò mi fu possibile ritrovare, ormai completamente aperti, gli esemplari di Amanita lasciati sul posto precedentemente. Purtroppo il caldo-secco favonico aveva però essiccato i cappelli di tutti gli esemplari al di fuori dalla lettiera di foglie.
Dopo aver parlato del ritrovamento con alcuni amici ai quali mostrai le fotografie, scoprii che altri spot termofili ospitavano le stesse amanite in altri luoghi vicini ma non adiacenti.
Altri ritrovamenti recenti del 2021 nei dintorni
Lodovico Roberto ha osservato e fotografato alcuni esemplari di Amanita erythrocephala il giorno 24 Luglio 2021, in bosco misto termofilo-mesofilo, a circa 5/6 chilometri dal mio ritrovamento, in zona collinare interna dell’alto Vercellese.
Alessandro Panther invece, pochi giorni prima, ha osservato la stessa Amanita presso un bosco termofilo della Baraggia Novarese a circa 25 km dal mio secondo ritrovamento.
HABITAT ED ECOLOGIA
L’autore della prima scoperta in Italia di questa nuova specie di Amanita, appunto Amanita erythrocephala, si chiama Fabio Aste.
E’ uno studioso di funghi, il Micologo Savonese che si è imbattuto per la prima volta in questa nuova Amanita nell’entroterra di Savona e, in collaborazione con i Micologi francesi Neville e Poumarat, specializzati nel genere Amanita, ha registrato questo nuovo taxon.
Le prime descrizioni dell’habitat dell’Amanita erythrocephala, ovviamente, si basano su quanto osservato nella sede del primo ed unico ritrovamento in Italia (e nel mondo), ovvero nel Savonese.
L’habitat venne descritto come Bosco Misto composto da Castagni e Pini mediterranei (forse Pino Marittimo, Pinus pinaster) con diverse essenze dalla Macchia Mediterranea.
Molti tra gli esemplari di questa nuova Amanita furono trovati, in presenza sul suolo, di ricco materiale legnoso in decomposizione, ma ciò non tragga in inganno, non si tratta di fungo saprofita-lignicolo ma di simbionte-micorrizico, come del resto lo è la consimile Amanita flavoconia che nel Nord America e Messico è simbionte della Cicuta e dell’Abete Rosso.
I recenti ritrovamenti avvenuti nel Nord Piemonte dimostrano che l’habitat del primo ritrovamento non è affatto esclusivo, essendo stato trovato tra Querce, Ornielli e Castagni. In tutte le sedi erano presenti anche Felci.
Comune invece il periodo di fruttificazione, in tutti i casi estivo o tardo estivo (nel 2020), all’indomani di un periodo assai caldo, seguito da intensi temporali estivi.
Fruttifica abbondantemente con molti esemplari sparsi o anche ravvicinati e, in presenza di caldo-secco, gli esemplari maturi non marciscono immediatamente, ma seccano sul posto.
COME RICONOSCERLO
Se nel bosco incontri questo fungo, non farai fatica a capire che hai di fronte una Amanita erythrocephala.
Come ti ho detto in apertura, la prima vista ti inganna, ti fa gioire, ma ti illude di aver trovato numerose Amanita caesarea, per via del suo caratteristico colore aranciato scuro.
Ad illuderti ulteriormente è lo stipite (gambo) di colore apparentemente giallo, come negli Ovoli reali ma, vediamo ora di approfondire meglio questi aspetti.
SEGNI DISTINTIVI
cappello e lamelle
Amanita erytrocephala si presenta con un cappello di colore aranciato che può variare dall’arancio chiaro, all’arancio scuro-rossiccio, diciamo leggermente più scuro rispetto al più famoso Ovolo Reale, con colore più scuro al centro e più chiara sui bordi.
Negli esemplari giovani è conico-convesso (l’epiteto specifico flavoconia, della consimile A. flavoconia, significa infatti giallastro e conico), da ovoidale il cappello passa poi a convesso o anche appiattito, mentre negli esemplari adulti ben maturi, diventa ondulato e può persino diventare leggermente concavo sui bordi.
Gli esemplari che ho trovato fin’ora avevano un diametro variabile dai 3 ai 10 cm.
Il bordo del cappello si presenta leggermente striato, riflettendo la sottostante disposizione delle fitte lamelle. Negli esemplari adulti, la striatura periferica è praticamente identica a quella dell’Ovolo Reale, ovvero giallastra, perciò ti inganna ulteriormente.
Le lamelle di questa specie sono bianche, biancastre, crema o leggermente giallognole, libere, sottili, corte.
Se molti esemplari presenti nel luogo di ritrovamento avranno il cappello completamente liscio, magari pure leggermente viscido (se c’è residua umidità nella lettiera), e privo di verruche o residui volvari, come A. caesarea, quelli cresciuti al riparo di felci, o altri ripari che possono respingere la pioggia, avranno sul cappello diversi residui del velo volvare, giallognolo se fresco o sui bordi, bianco-grigiastro se vecchio o verso il centro.
A questo punto ti starai chiedendo se non hai di fronte una comune Amanita muscaria un po’ estrosa, che può aver subito qualche metamorfosi di colore a causa della siccità e del caldo.
Lo stipite (gambo)
Inutile dirti che il gambo di questa nuova specie di Amanita può variare da pochi centimetri fino ad una dozzina.
Quel che invece è più interessante sapere, è che questo sarà sempre smilzo. Talvolta persino sinuoso.
Quando te la trovi di fronte ti accorgi subito che stai osservando la versione smilza, quindi magrolina e seccagnola di una più robusta A. caesarea.
Le due specie hanno però in comune il gambo giallognolo. La versione Reale il gambo ce l’ha uniformemente giallo, sia all’esterno che entro la carne. La versione smilza invece il gambo ce l’ha bianco ma ricoperto da fitta puntinatura giallognola. Negli esemplari adulti poi, la puntinatura giallastra mostra i segni dell’età del fungo, sotto forma di piccole rughe bianche verticali o oblique.
Non manca poi l’anello che è tipico della specie. Questo si presenta a gonnellino più o meno evidente, più ricco se il fungo è fresco ed umido, più accennato se il clima è particolarmente secco o se l’esemplare è già assai adulto.
Fragile. Può anche risultare del tutto assente se caduto
Il bulbo / volva
Descritto come submarginato e largo fino a 2,5 cm, il bulbo basale può presentarsi con una volva ancora ben evidente, così come risultarne completamente assente perché fragile e facilmente deperibile, o si perde a seguito di vento, piogge o urti.
Sopra il bulbo lo stipite ha una specie di ulteriore anello giallo-arancio che può risultare concolore, non solo all’esterno, ma anche al suo interno.
Commestibilità
Trattandosi di nuova specie, non c’è ancora una letteratura specifica, sufficiente per capire se il suo consumo sia consentito o meno, quindi se può provocare danni alla salute per accumulo, nel caso in cui venga consumato ripetutamente, dopo un primo assaggio privo di sintomi particolari.
Ad ogni modo il problema della commestibilità al momento è di secondaria importanza poiché, così come accade con qualunque altra specie rara, è d’uopo che non venga né raccolto e tanto meno consumato.
Chi lo ha raccolto erroneamente, credendo di aver portato a casa degli Ovoli un po’ smilzi per via del caldo, li ha consumati crudi, senza accusare alcuno strano sintomo, dolori o fastidi, tranne il forte ribrezzo per aver ingerito un fungo dal sapore dolciastro ma disgustosamente simile al rafano crudo.
Ragion per cui, nella sede in cui l’ho trovato nel Vercellese collinare, è stato avidamente predato con tutto il suo micelio, dagli ingordi cinghiali, che amano invece bulbi e tuberi, incluse ovviamente rape e consimili.
Com’è arrivata in Italia l’Amanita erythrocephala?
Bella domanda.
La questione, ad oggi non ha una risposta convincente.
Trattandosi di specie quasi del tutto identica alla consimile A. flavoconia, è facile pensare che, questa nuova specie di Amanita, non sia altro che, una leggera diversificazione della stessa. Come sia giunta in Italia non lo si sa esattamente ma, con la velocità con cui oggi viaggiano le merci e le persone sul nostro Pianeta, non è difficile intuire che, questo potrebbe essere solamente il primo di tanti altri futuri nuovi ritrovamenti.
L’Amanita polvere gialla (yellow-dust Amanita) o Amanita arancione (orange Amanita), ovvero Amanita flavoconia fu descritta per la prima volta dal naturalista americano George Francic Atkinson, nel lontano 1902.
Nel Nord America, ha un’ampia distribuzione. Qua viene regolarmente raccolta nell’Ontario, Canada, Stati Uniti, Iowa e Messico ed è considerata tra le specie di Amanita più diffuse nei settori del Nord America orientale.
Al di fuori del Nord America è comunque presente anche in Centro e Sud America, in Africa e in Indocina, la vasta penisola del Sud-Est asiatico.
Globalizzazione e nuove specie
Grazie alla globalizzazione, oggi le merci viaggiano spedite in tutto il mondo e, molto spesso, insieme con le materie prime, indispensabili per le industrie di tutto il pianeta, viaggiano anche insetti e spore fungine.
Il Cinipide Galligeno del Castagno (Dryocosmus kuriphilus) per esempio, è una piccola quanto pericolosa vespa, giunta dalla Cina meridionale, che ha messo a ferro e fuoco i Castagni nostrani.
La Popilia japonica è un coleottero giapponese che infesta e distrugge tappeti erbosi, piante selvatiche, da frutto e ornamentali nel Nord America ed ora anche nell’Italia settentrionale con infestazioni che sono partite, guarda caso, proprio dall’aeroporto di Milano Malpensa.
La Vespa Killer o Calabrone Gigante Asiatico (Vespa mandarinia), è il Calabrone più grande del mondo, da poco giunto anche in Italia tra Liguria e Cuneese, rappresenta una gravissima minaccia per i nostri ecosistemi, poiché si ciba delle comuni Api autoctone, senza le quali diminuiranno drasticamente le impollinazioni dei fiori.
Il Punteruolo Rosso della Palma (Rhynchophorus ferrugineus Olivier) minaccia di distruggere l’intera popolazione di Palme italiane.
Questi sono solamente alcuni esempi, i più eclatanti, di come la globalizzazione e la progressiva caduta delle quarantene, un tempo applicate a tutte le merci in arrivo da altri Continenti, siano veicolo prioritario attraverso i quali viaggiano animali, spore e soprattutto Virus e Batteri.
E a proposito di Virus, sappiamo purtroppo assai bene, ed il Covid-19 Sars-Cov2 ce lo ricorda quotidianamente, come oggi questi viaggino alla velocità della luce, grazie ai numerosissimi voli intercontinentali, attraverso i quali la gente si muove agevolmente in tutti i Continenti.
Ma se gli insetti e Virus appena citati, sono giunti a nostra insaputa, legati alle merci, su navi o aerei, non mancano neppure i casi di infestazioni dovute ad importazioni effettuate senza criterio e giudizio.
Vegetali ed animali alieni
Come non ricordare perciò, nel campo Vegetale, gli scempi generati da scellerate importazioni di specie vegetali esotiche, che hanno finito per colonizzare i nostri incolti, prati e boschi.
La Robinia pseudoacacia, il Poligono del Giappone, la Spirea japonica, sono solo alcuni esempi di piante infestanti, importate a cuor leggero, per abbellire parchi e giardini, che oggi competono con la flora locale sostituendosi a quella autoctona e rendendo al contempo inaccessibili zone golenali o boschive.
Specie aliene nei corsi d’acqua e nei boschi, oggi infestano e minacciano quelle autoctone, vedasi il Pesce Siluro (Silurus glanis), o i Cinghiali ungheresi → leggi: Emergenza Cinghiali, addio ai funghi Porcini.
Non serve dunque andare a scomodare strampalate ipotesi, riconducibili ad eventi di un passato troppo lontano per poter aver influenzato la comparsa di una nuova specie, a distanza di 80/90 anni.
A mio modesto parere, le ipotesi fatte sui bombardamenti avvenuti su Savona durante la seconda guerra mondiale (per altro, articoli ancora presenti sul web, certificano che questi sono avvenuti solamente sul Porto e non nell’entroterra), o la diffusione di spore attraverso gli abiti dei soldati Americani, appaiono piuttosto inverosimili.
Nuove specie fungine
Decisamente più credibile invece pensare che lo sbarco delle spore dell’Amanita flavoconia, ora Amanita erythrocephala, sia avvenuto attraverso le merci scaricate nel porto di Savona e destinate alle industrie dell’immediato entroterra. Non a caso i primi ritrovamenti di questa nuova specie di Amanita, siano avvenute proprio nelle immediate vicinanze di un’area industriale.
Lo stesso è accaduto per il fungo Clathrus archeri o Fungo tentacolo, che dall’Australia è giunto, attraverso le balle di lana australiana o zelandese, dapprima nel polo laniero di Prato, poi in quelli di Biella, Vicenza, Carpi e così via. In tutte queste zone, oggi il Fungo tentacolo è così ben presente da sembrare quasi un fungo autoctono.

Anche Favolaschia calocera, specie aliena fortemente invasiva, inizialmente presente soltanto in Madagascar, si va diffondendo in buona parte del nostro Pianeta, dalla Nuova Zelanda, all’Italia, passando per Australia, Hawaii, Cina, Kenya, Svizzera e altri paesi.

In questo caso la sua diffusione potrebbe esser avvenuta attraverso importazioni di Vaniglia (Il Madagascar è il primo produttore al mondo), Spezie (soprattutto Chiodi di Garofano) o Fave di Cacao e Caffé.
Tornando alla nostra Amanita erythrocephala, è facilissimo ipotizzare che le spore del fungo abbiano viaggiato attraverso navi o aerei cargo e siano finite dritte all’interno di aree industriali.
I recenti ritrovamenti in alto Piemonte lo dimostrano.
Pur ammettendo che le spore dei funghi presenti nel Savonese abbiano viaggiato, sospinte dal vento da Sud (vento di Meridione o Ostro), non si capisce come queste possano esser giunte soltanto tra alta pianura e basse colline di una ristretta area che va’ dal Cossatese (Provincia di Biella) a Gattinara (Provincia di Vercelli) e non già sugli adiacenti colli del Novarese e Vergante, con identiche caratteristiche termofile e geologiche.
Più credibile invece pensare che, le spore siano giunte magari attraverso i sacchi di juta con i quali si trasportano ingenti quantità di caffé, destinati alla locale industria Lavazza, che ha proprio sede a Gattinara, a meno di 4 chilometri in linea d’aria dal luogo del primo ingente ritrovamento e a meno di 1 chilometro dal più recente ritrovamento avvenuto sotto alcune Querce che fanno da cornice ad un vigneto alle spalle dello stabilimento.
Caffé, Fave di Cacao, Spezie, Riso, Frutta esotica, Minerali, Fibre tessili, sono solamente alcuni tra i prodotti tipici dell’America, dell’Africa e dell’Indocina che quotidianamente, viaggiando attraverso il Pianeta, giungono anche in Italia.
Nel Savonese per esempio opera la Noberasco, importante industria di importazione, lavorazione e distribuzione di frutta esotica. Che siano partite da lì le spore dell’Amanita flavoconia, ora Amanita erythrocephala?
Ai posteri, o scienziati, l’ardua sentenza!
LA FOTOGALLERY DI AMANITA ERYTHROCEPHALA
Le immagini di questa fotogallery sono state scattate nel mese di Luglio 2021 presso i colli del Vercellese da Angelo Giovinazzo:
Grazie di queste informazioni . Sono appassionato di ricerca funghi ma non mi er mai imbattuto in questa Amanita o perlomeno non nel grande numero che mi e capitato oggi .
Dopo aver pubblicato l’articolo, questo ed altri funghi ‘esotici’ sono diventati ancor più diffusi, grazie proprio ai Cambiamenti Climatici. L’estate che stiamo per lasciarci alle spalle, ha visto numerose colonie di Amanita erythrocephala fiorire in molte più località a cavallo tra Liguria e Piemonte
Bella specie, trovata abbondante nel 2017 ovviamente nel savonese.
Potrebbe rimanere latente per anni, pressoché assente fra il 2005/2015. Estati siccitose o troppo ventose.
Anch’io lo scorso anno non ne ho trovato uno, neppure là dove avevo individuato le colonie più massicce, per la stessa ragione che hai citato tu. Clima troppo secco e troppo spesso anche caldo-ventoso, ovvero un clima scaccia-funghi